Troppo cattivi, recensione: scopiazzato dalla concorrenza ma adorabile

Dreamworks prende più di qualche semplice ispirazione dalle ultime hit di Disney e Illumination, però riesce a tirare fuori un davvero piacevole da vedere (anche con i bambini), per quanto poco originale.

Troppo cattivi recensione scopiazzato dalla concorrenza ma adorabile

Lo dice la storia di Dreamworks, eterna inseguitrice sul fronte degli incassi e della qualità di Disney/Pixar, forse è persino scritto nel suo DNA. Laddove la rivale apre la strada, Dreamworks segue con la sua versione riveduta e corretta, in chiave molto più accessibile ma qualitativamente più modesta. Il sospetto che più di una volta si sia scopiazzato è insomma più che lecito, anche nel 2022.

Impossibile assistere a più di un paio di scene di Troppo Cattivi senza pensare a Zootropolis, cinquantacinqueesimo lungometraggio del canone classico Disney, arrivato in sala nel 2016. I due film condividono il cast animale antropomorfo immerso in un contesto moderno e metropolitano, tra l’altro puntando entrambi sulla presenza di un’astuta volpe co-protagonista. Non solo: anche il genere dei due film e la trama stessa sono spesso sovrapponibili, puntando ai toni della commedia. Laddove Zootropolis si presentava come poliziesco con un caso da risolvere che univa una ambiziosa poliziotta alle prime armi a un criminale di piccolo taglio, Troppo cattivi racconta le sgangherate avvenute di una banda di rapinatori che s’imbatte in un colpo apparentemente impossibile da mettere a segno e in un complotto che potrebbe costare loro caro.

Troppo cattivi, recensione: scopiazzato dalla concorrenza ma adorabile

La trama di Troppo cattivi

Tratto da una fortunata serie di libri illustrati per l’infanzia, Troppo cattivi ha per protagonista l’omonima banda di rapinatori che imperversa per la città, formata dal protagonista Wolf, il suo amico Snake, Piranha, il mago dei travestimenti Shark e la hacker Tarantula. I cinque animali vivono in un mondo in cui umani e animali antropomorfi coesistono pacificamente...a eccezione dei Troppo cattivi, terrore delle banche, ladri e rapinatori inafferrabili. C’è un solo colpo che non è ancora loro riuscito, che sembra maledetto, avendo fatto fallire e arrestare tutti i colleghi che in precedenza lo hanno provato. Solo il leggendario Zampa Cremisi è riuscito a non farsi prendere, ma dopo il suo tentativo fallito è scomparso.

Punto nel vivo da una dichiarazione della nuova sindaca Diane Foxington, Wolf decide di provare il colpo impossibile: rubare il prezioso Delfino d’oro, premio di beneficenza dato a un cittadino illustre della città. Quest’anno a riceverlo sarà il professor Marmellata, porcellino d’India e geniale scienziato, che sostiene sarebbe in grado di portare sulla retta via anche i Troppo cattivi. Le cose non vanno come sperato durante il gala e i Troppo cattivi si ritrovano alle strette, con le propaggini di una cospirazione che mettono in pericolo la loro libertà e il loro cattivo nome.

Troppo cattivi, recensione: scopiazzato dalla concorrenza ma adorabile

Troppo cattivi sintetizza i migliori trend dell’animazione statunitense recente

Troppo cattivi racconta gruppo di antieroi adorabili in fase di redenzione, che pian piano scoprono quanto essere buoni e poter contare sulla fiducia degli altri possa donare felicità, consolidando la propria amicizia. Oltre a Zootropolis quindi, anche se in maniera un po’ più sottile, ricorda da vicino il franchise di Cattivissimo me, altro titolo immensamente popolare degli ultimi anni.

Se potenzialmente quasi ogni scena di Troppo cattivi ricorda da vicino qualcos’altro, bisogna dire che Dreamworks ha fatto davvero bene i suoi compiti, riuscendo a sintetizzare con grande efficacia e con un ritmo davvero sostenuto gli spunti che ha raccolto osservando il lavoro della concorrenza.

La pellicola si apre con una scena d’azione in cui il protagonista Wolf sfonda la quarta parete e parla direttamente col pubblico mentre guida a folle velocità per seminare la polizia che ha alle calcagna. Scanzonato, ritmatissimo, ricco di slang anglofono che fa “giovane”, Troppo cattivi sembra voler somigliare a un film cool dal punto di vista delle battute, dei dialoghi a ritmo altissimo e della regia adrenalinica con i suoi colpi e delle sue sgommate. L’ambizione è quella di far divertire il pubblico adulto in sala con una sorta di Ocean’s Eleven animato, quasi rivolgendosi più ai genitori che ai pargoli che dovrebbero accompagnare al cinema.

Dal punto di vista della trama e dei messaggi, il film finisce per essere la versione più semplicista e superficiale di Zootropolis, tanto che il film del 2016 potrebbe facilmente spoilerare il colpo di scena di Troppo cattivi, per mero confronto.

Sotto il punto di vista del character design invece Dreamworks prende una strada più essenziale e “cartoonesca” di Disney. I personaggi animali di Troppo cattivi sono stilizzati, formati da volumi poligonali simili a quelli dell’animazione, con un aspetto più stilizzato e uniforme del realismo voluto da Disney per pelli e piume. Dimenticate quindi le splendide texture che Disney aveva realizzato per il pelo e il mantello dei personaggi di Zootropolis. La soluzione di Dreamworks comunque non sembra essere figlia della pigrizia, anzi: il design è gradevole e ben caratterizzato, così come l’animazione vera e propria di qualità molto buona.

Nota di merito anche al doppiaggio italiano, in cui le voci dei protagonisti sono state affidate a comici e stand-up comedians. Il risultato non soffre quasi mai dell’impasse che certe pellicole doppiate da non addetti ai lavori si trovano ad affrontare.

Troppo cattivi, recensione: scopiazzato dalla concorrenza ma adorabile

Troppo cattivi, recensione: scopiazzato dalla concorrenza ma adorabile
3

Voto

Redazione

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Troppo cattivi, recensione: scopiazzato dalla concorrenza ma adorabile

Semplicemente adorabile. Ricorda tante cose animate e live action viste negli ultimi anni, rimane qualitativamente di molto inferiore al film che più omaggia (copia?) Zootropolis, ma rimane una pellicola davvero divertente e realizzata con tanta voglia di fare bene e intrigare anche il pubblico adulto in sala. Missione compiuta.