Beverly Hills Cop II – Gioiello pop anni '80 in 4K
Balzo tecnico in UHD, anche se l'audio resta al palo e l'OPPO ha rifiutato il disco

Violenti crimini sconvolgono la capitale del lusso di Beverly Hills, mentre i detective Rosewood e Taggart si ritrovano degradati per comportamento inappropriato. Quando il capitano Bogomil è ridotto in fin di vita in seguito a un agguato, il poliziotto Axel Foley torna in California per indagare informalmente con i due colleghi e amici. Insieme scopriranno una pericolosa cospirazione che coinvolge personaggi insospettabili dell’alta società.
Massacrato dalla critica e grande successo commerciale (quasi 300 milioni worldwide), il secondo capitolo del franchise di Beverly Hills Cop fu capace di superare il predecessore a partire dall'aspetto visuale. Già il prologo fino al termine dei titoli di testa è una sorta di frizzante e coloratissimo tassello pop anni '80, quando bastava sintonizzare il tubo catodico su MTV per sognare: l'inconfondibile firma del compianto Tony Scott e il bruciante rock di Bob Seger e il suo “Shakedown”, scritto da quel geniaccio di Harold Faltermeyer.
Il più divertente Beverly Hills Cop è quello del 1987!
Opera sofferta per le continue reinvenzioni (si pensava a un'ambientazione londinese) e revisioni in corsa dello script, le perplessità del regista di Top Gun nell'affrontare una commedia action, i ritardi sul set e gli atteggiamenti da prima donna di Murphy, attori considerati sprecati come il villain di turno Jürgen Prochnow (U-Boot 96, Dune di Lynch) e il controcanto dell'affascinante Brigitte Nielsen.
Eventi casuali come la limitata presenza dell'attore Ronnie cox, malamente condiviso con il set del primo Robocop, e la transizione verso toni meno morbidi e più ricchi di cupa violenza contribuirono al risultato finale. Al di là di una sceneggiatura certo non scevra da lacune, la premiata ditta Don Simpson & Jerry Bruckheimer ebbe fiuto con le maestranze e l'idea di un approccio narrativo diverso dal film di Martin Brest, galvanizzando le platee.
Girato analogico (125 e 400 ASA), formato immagine 2.35:1 prossimo all'originale 2.39:1 (3840 x 2160/23.97p), codifica HEVC su BD-66 doppio strato da master nativo 4K. Produzione diversamente centralizzata rispetto a quella statunitense, le immagini sono ottime al netto di transizioni in cui l'inevitabile grana risulta meno uniforme e lascia la sensazione di mescolarsi con l'encoding. Un esempio può essere il capitolo 6, quando il terzetto imbocca le scale in uscita dalla centrale di polizia.
Dolby Vision e dinamica delle luci che immaginiamo più fedele alla cinematografia del maestro Jeffrey L. Kimball (Mission: Impossible 2, Top Gun, Allucinazione perversa tra i tanti), con neri profondi e colori brillanti. Impossibile caricare il disco (intonso e privo di graffi) sull'Oppo UDP-203, incapace di trovare la traccia di boot, nessun problema con il player Samsung UHD K8500. Notevole comunque la visione anche solo HDR-10.
Un'opera così musicalmente trascinante meritava tutta un'altra traccia per l'italiano, riproposta in Dolby Digital 2.0 (224 kbps), compresso e con una resa tecnica limitata. Meglio passare all'originale DTS-HD Master Audio 5.1 canali (24 bit), pressoché identica a quella del Blu-ray 2K. Sotto il riferimento, lascia comunque “respirare” musiche, effetti e parlato innalzando l'esperienza narrativa.
Nessun extra e sovracoperta cartonato non embossed.