ARC Raiders: Bottino e Sangue nel Nuovo Extraction Shooter PvPvE di Embark - Anteprima
Droni letali e razziatori rivali: portare a casa il malloppo è l’unica regola.

Negli ultimi due anni la scena degli extraction shooter ha visto aggiungere alla propria lista un discreto numero di offerte: dopo capostipiti come Escape From Tarkov e Hunt: Showdown sono arrivati Marauders, Dark and Darker, la modalità DMZ di Warzone, l’imminente Marathon di Bungie e persino il futuristico Exoborne (di questo ne abbiamo parlato qui). Concorrenza agguerrita, quindi, ma ARC Raiders prova comunque a dire la sua.
Il team dietro il progetto è Embark Studios, gli stessi che con il free-to-play The Finals hanno superato i 240 mila giocatori contemporanei al lancio e conservano oggi picchi giornalieri intorno ai 20 mila solo su Steam, sostenuti da aggiornamenti stagionali e eventi limited-time che tengono viva la community. Forte di questa base tecnologica e di un know-how sul multiplayer competitivo, lo studio scommette ora su una formula PvPvE in terza persona dove il bottino conta solo se riesci a portarlo indietro vivo.
Abbiamo partecipato al Tech Test 2 di ARC Raiders su PC: server discreti, mappe verticali e un ecosistema di droni bellici che trasforma ogni sortita in una corsa a metà fra caccia grossa e furto con scasso. Ecco perché vale la pena tenerlo d’occhio.
ARC Raiders: Narrazione post-apocalittica che Richiama un po' Skynet
La premessa narrativa di ARC Raiders richiama certe icone del genere post-apocalittico senza scivolare nel déjà-vu. L’idea di un’umanità costretta a vivere sottoterra, mentre la superficie è pattugliata da macchine assassine, ricorda l’angoscia claustrofobica di Metro 2033 e il senso di oppressione visto nei bunker di Fallout, ma il tono è meno disperato e più orientato all’azione cooperativa. Il dominio delle unità ARC — droni, quadrupedi corazzati, mech su armatura — strizza l’occhio alla rivolta di Skynet in Terminator e alla fauna meccanica di Horizon Zero Dawn, con la differenza che qui l’intelligenza artificiale non è un mistero archeologico: è una minaccia viva, organizzata e ovunque presente sulla mappa.
A livello di struttura, la città sotterranea di Speranza funziona come hub sociale e base operativa, una scelta che avvicina ARC Raiders alla colonia di Fortuna III in The Cycle: Frontier o alla Stazione Aurora di Marauders: luoghi dove si ritorna per potenziare l’equipaggiamento, accettare incarichi e decidere la prossima sortita. L’intreccio di missioni date dai vendor — recuperare componenti rari, sabotare torrette, scassinare casseforti — segue la filosofia di progressione vista in Escape From Tarkov, ma con un ritmo meno punitivo grazie ai Safe Slot che preservano parte del bottino.
Il vero collante è il conflitto etico fra cooperazione e tradimento. Come in Hunt: Showdown o nel recente Helldivers 2, l’istinto di aiutare un altro giocatore dura solo finché il profitto non entra in gioco; un attimo dopo scatta la caccia al bottino. ARC Raiders amplifica questo dilemma con la visuale in terza persona: puoi spiare dietro un angolo, valutare se l’alleanza temporanea vale il rischio, poi decidere di rompere la tregua in un lampo di plasma. È una narrazione “emergente” più che cinematografica, in cui le storie nascono dalle scelte del gruppo e dal terrore di perdere tutto a pochi metri dall’estrazione.
In sintesi, Embark prende spunti riconoscibili — dai film di Cameron ai raid radioattivi di 4A Games — e li rimescola in chiave PvPvE: un mondo brulicante di robot ostili, Raider egoisti e microracconti di sopravvivenza che si scrivono partita dopo partita.
Tattiche di Saccheggio: Gameplay PvPvE spiegato bene!
Il ritmo di ARC Raiders si gioca tutto in superficie: la tua spedizione comincia nei corridoi di Speranza, dove decidi se rischiare il nuovo fucile artigianale o scendere armato solo del pick-axe di default (omaggio dichiarato alla tradizione battle-royale), e si chiude invariabilmente con lo scatto finale verso il montacarichi d’estrazione, mentre i droni ARC e i Raider rivali ti soffiano sul collo. In mezzo scorre un loop familiare ma ben oliato: apri container rumorosi che attirano l’IA, scandagli ogni cassetto in cerca di componenti a rarità cromatica, gestisci munizioni separate per armi leggere, medie, pesanti e shotgun, e frulli i nervi sapendo che basta un passo falso per regalare a qualcun altro la tua mezz’ora di bottino.
Le macchine ARC — dalle fastidiose “scurriers” ragnoidi ai crawler corazzati che si comportano come elicotteri terrestri — pattugliano la mappa ascoltando ogni colpo di pistola o porta scassinata; abbatterle costa proiettili, ma frutta pezzi d’arma preziosi. I Raider umani, invece, incarnano la minaccia più spietata: è spesso più redditizio colpire un giocatore già carico che rischiare mezz’ora di razzie solitarie. In terza persona puoi sfruttare gli angoli per spiare, tendere agguati o far saltare un gruppo con una Lure Grenade che attira i robot sul posto. Il gunplay è solido: SMG nervosi, fucili d’assalto stabili, fucili da cecchino che colpiscono come obici, e colpi corpo-a-corpo capaci di finire un avversario a terra con un solo swing.
La verticalità delle mappe — tetti collegati da zip-line, interni su più piani, tunnel metropolitani che tagliano il terreno — incoraggia aggiramenti creativi e squadre da tre che si coprono a vicenda. I Safe Slot salvano un singolo oggetto raro anche in caso di morte, mentre il triplice skill tree (Mobility, Conditioning, Survival) assicura progressione partita dopo partita, a prescindere dall’esito. L’unico vero tallone d’Achille, almeno in questa build, è l’opzione loadout random: troppe poche munizioni per trasformare davvero uno “zero to hero” in una storia epica. Difetti che non cancellano la sostanza: saccheggia, sopravvivi, migliora l’equipaggiamento e torna su ancora più armato. Finché il loop resta così affilato, è difficile non voler premere “Play again”.
ARC Raiders ha davvero una bella grafica!
Su PC ARC Raiders mette subito in mostra la potenza di Unreal Engine 5: texture nitide, illuminazione globale dinamica e particellari volumetrici che trasformano i droni ARC in lampi di luce danzanti nel buio. Con una RTX 4060 Ti in 21:9 a 2560 × 1080, il playtest scorre fluido con preset High, Lumen e Nanite attivi: la media supera agevolmente i 90 fps, con cali intorno agli 80 fps solo quando un Bastion esplode in una pioggia di detriti.
Resta un leggero micro-stuttering dovuto allo streaming delle texture, percepibile nei cambi di bioma o durante rotazioni di camera molto rapide: Embark l’ha già inserito nel changelog pubblico e promette una patch dedicata. Al netto di questo, il frametime rimane stabile e non emergono problemi macroscopici di rete: niente rubber banding (quel fastidioso “effetto elastico” in cui il personaggio viene corretto all’indietro perché il server non conferma la posizione prevista) e un’ottima hit registration, cioè la coerenza fra colpo sparato dal giocatore e danno registrato dal server. Solo negli scontri corpo-a-corpo capita sporadicamente di vedere un colpo andare a vuoto a causa di hitbox ancora da rifinire — un classico di una build in fase di test.
Di notte, con Lumen RT attivato, riflessi e pozzanghere d’olio esibiscono qualche piccolo artefatto, ma nulla che infranga l’immersione. Attenzione però al preset Ultra: con tutti gli effetti al massimo il gioco richiede oltre 10 GB di VRAM, per cui chi dispone di GPU da 8 GB dovrà ridurre la qualità dei riflessi dinamici.
Nel complesso, su RTX 4060 Ti ARC Raiders offre già un mix convincente di fedeltà visiva e frame-rate elevato; le principali aree di miglioramento (texture streaming e rifinitura delle hitbox) sono note allo studio e dovrebbero essere al centro dei prossimi update.
Adrenalico ed Entusiasmante: punti di forza e debolezze di ARC Raiders
ARC Raiders centra subito il bersaglio quando si tratta di tensione: la visuale in terza persona, la verticalità delle mappe collegate da zip-line e tetti da scalare, e un gunplay fisico — rinculo marcato, colpi corpo-a-corpo letali — creano scontri che raramente finiscono in un istante. Il loop PvPvE, supportato dai Safe Slot che salvano almeno un oggetto di pregio, spinge i neofiti a rischiare senza paura di restare a secco, mentre i veterani trovano profondità negli skill tree a tre rami e in una gestione delle munizioni che costringe a pesare ogni raffica. Le mappe, illuminate dal Unreal Engine 5, regalano panorami post-apocalittici di grande impatto e, con una RTX 4060 Ti, mantengono oltre 90 fps quasi costanti. Sul fronte rete, l’assenza di rubber banding e la solida hit registration consolidano la sensazione di uno sparatutto già ben sincronizzato.
Non tutto, però, è all’altezza della sua ambizione. La struttura di missioni — recupera, distruggi, scassina — tende a ripetersi, e l’opzione di loadout random fornisce troppa poca dotazione per trasformare un vero “zero to hero” in una storia memorabile. Il design meccanico dei robot, pur funzionale, resta minimalista, mentre le hitbox corpo-a-corpo mostrano ancora incertezze tipiche di una build in test. A livello tecnico persiste un leggero micro-stuttering dovuto allo streaming delle texture, e l’uso intensivo di VRAM in preset Ultra costringerà le GPU da 8 GB a qualche compromesso grafico. Inoltre, chi cerca una rivoluzione del genere troverà più citazioni che innovazioni: ARC Raiders assembla con perizia idee già viste, ma per ora non osa davvero oltrepassarle. Resta un equilibrio sottile: tensione e spettacolo funzionano, ma il guizzo d’originalità è rimandato alla release definitiva.
Versione Testata: PC

ARC Raiders
Con ARC Raiders Embark confeziona un extraction shooter solido, visivamente scintillante e capace di far salire il battito a ogni estrazione. L’alchimia di gunplay fisico, mappe verticali e PvPvE funziona, ma la ripetitività delle missioni, qualche incertezza tecnica e un’estetica robotica poco carismatica impediscono il salto di qualità. Se gli aggiornamenti scioglieranno questi nodi, potremmo ritrovarci tra le mani un ottimo titolo sul generis.