Un giorno da ARC Raiders in anteprima

Il racconto della nostra prova dell'extration shooter di Embark

Un giorno da ARC Raiders in anteprima

Vi è capitato di assistere inermi alle notizie sull’imminente fine del mondo che paiono giungere da ogni fronte e chiedervi che aspetto avrebbe il posto dove vivete se le minacce che incombono si concretizzassero e l’Italia si trasformasse in una landa post-apocalittica? Se anche voi coltivate da tempo questa curiosità, la risposta potrebbe essere più vicina di quanto pensiate: no, non perché qualcosa di molto brutto sia alle porte, Fortunatamente. Anzi, per un motivo decisamente più piacevole: mancano poche ore infatti al lancio di ARC Raiders, ambizioso extraction shooter di Embark ambientato proprio in un Sud Italia post disastro. E noi abbiamo avuto modo di provarlo in anteprima qualche giorno fa.

Il mondo ARC Raiders

Calabretta Sud, Cintura di Ruggine, Italia: in un futuro non meglio precisato, qualcosa è andato storto nell’evoluzione umana. Una delle tante follie accumulate fino a oggi è arrivata alla sua fatale e inevitabile conclusione, oppure qualcuno ha premuto un pulsante sbagliato, e ora tutto ciò che resta del pianeta sono lande desolate da cui spuntano vestigia di un’antica civiltà i cui sparuti sopravviventi si sono rintanati sotto terra. È proprio uno di questi rifugi scavati ben al di sotto della superficie ad accoglierci al nostro arrivo: Speranza. Un cittadina che prova a ricreare l’atmosfera di un tempo, e ci riuscirebbe anche se non fosse che l’architettura ricercata degli edifici riesce a far dimenticare solo per qualche istante il fatto che ci troviamo in un dannatissimo silos nella profondità della terra. E non saranno pessimi bar e letti scomodi a cullarci nell’illusione. 

Un giorno da ARC Raiders in anteprima

La superficie è un altro paio di maniche. Lì sopra vita e morte abbondano. Soprattutto quest’ultima. Ma anche un sacco di altra roba a cui le anime di Speranza affidano le loro ambizioni di sopravvivenza: cibo, armi, medicinali e residui tecnologici di vario tipo giacciono immobili e impolverati nelle case e nei luoghi di chi un tempo viveva alla luce del sole. Ora le distese desertiche che prima ospitavano case, ospedali e strutture sono terra di conquista delle ARC Machine: sintetiche, spietate e letali creature robotiche che paiono avere come unico obiettivo l'estinzione dell’umanità. Pochi sono quelli che osano sfidare il loro controllo per rimediare qualcosa da portare a casa, con cui imbottirsi le tasche o sfamare un vicino. Questi moderni cowboy, avventuri dell’ignoto dal colpo facile, sono noti come ARC Raiders

Le vite degli ARC Raiders

Ogni avventura in superficie è uguale alle altre, eppure ognuna è a suo modo unica. Non solo perché le aree esplorabili sono diverse, dai resti della Città Sepolta tra le dune di sabbia all’ambizione dello Spazioporto, dall’abbacinante maestosità della diga alla sconfinata valle del Blue Gate, coi suoi villaggi e gli inquietanti complessi sotterranei. Quelli sono i pochi punti fermi, il problema è non sapere mai cosa aspettarsi. Per questo è meglio arrivare là fuori preparati. Per prima cosa è il caso di ragionare qualche minuto sull’equipaggiamento: gli scudi sono indispensabili, armi e munizioni compatibili pure, poi delle bende per curarsi, e buona parte dello spazio se n’è già andato: meglio ragionare se azzardare un potenziamento o tenersi spazio libero per il saccheggio. Ma visto che tutte queste belle cose non sono poi così comuni, nel caso siate a secco di equipaggiamento e risorse potreste sempre fare affidamento su una dotazione gratuita, ma in questo caso state attenti, soprattutto se vi aggirate da soli: in pratica in quelle condizioni siete un bersaglio su due gambette. 

Un giorno da ARC Raiders in anteprima

Il piano, in teoria, è uguale ogni volta: si esce, si cerca di mettere le mani su qualcosa di utile o rivendibile, poi si corre fino a una delle uscite cercando di sopravvivere e di arrivare in tempo prima della chiusura. Ciò che succede nel mezzo, però, è un lancio di dadi ogni dannatissima volta. E se qualcosa va storto, ciao ciao bottino. Le zone in cui si avventurano gli ARC Raider sono ampie, abbastanza ampie da lasciare spazio e modo a tutti di godersi una caccia tranquilla, ma questa pare essere una lezione che l’umanità non ha ancora imparato: quando le risorse scarseggiano, i proiettili fischiano. Meglio tenere gli occhi aperti, dunque, senza farsi troppo distrarre dalla bellezza di ciò che ci circonda, ma soprattutto mantenere le orecchie spalancate: intuire da dove arrivano i passi che sentite in lontananza può fare la differenza tra la vita e la morte. E se volete portare a casa ciò che avete faticosamente raccolto, meglio arrivare vivi al punto di estrazione. E possibilmente rimanerci. Perché in questo caso, l’attesa della fuga non è essa stessa il piacere della fuga, bensì il momento più pericoloso di ogni avventura, un’estenuante difesa di quei pochi metri che conducono alla salvezza, da proteggere a ogni costo dalle ARC Machine, spesso corazzate, e da altri ARC Raider pronti a soffiarci bottino e corridoio d’uscita. 

ARC Raiders: it's dangerous to go alone!

Ed è proprio così che si è conclusa la nostra ultima sortita: atterrati da un malefico bot volante armato come un carro, mentre un gruppetto di scaltri ARC Raider appostati nell’ombra approfittava della nostra disfatta sgattaiolando oltre le porte della nostra ultima via di fuga. un'altra lezione da imparare: un gruppo ben organizzato fa la differenza. Eppure, nonostante la cocente sconfitta e la perdita di quanto faticosamente racimolato, nonostante tutto non vediamo l’ora di tornare su ARC: Raiders il 30 ottobre, quando verrà lanciato ufficialmente per rituffarci in quelle ambientazione soleggiate e vibranti, in quel mosaico di suoni che tiene le orecchie sempre sull’allerta, ma soprattutto in un altro adrenalinico scontro a fuoco con gli ARC Raider. Ci risentiamo a breve per la recensione (in cui vi racconteremo anche come sono andati i nostri propositi di riscatto!). 

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