Speciale Il Nome della Rosa

Il romanzo di Umberto Eco diventa una serie TV

Negli ultimi tempi una grossa fetta di palinsesto dedicato al piccolo, o grande schermo che sia, viene occupato da opere apertamente ispirate da qualche popolare romanzo. Alcune volte il tentativo ha successo perché riesce a tradurre l’opera scritta su un diverso supporto mantenendo l’anima del racconto primario intatta -basti pensare a Game of Thrones per farsene un’idea- mentre in altri casi il prodotto purtroppo finisce per dissociarsi così tanto dalla sua fonte da venir poi maldigerito dall’utenza finale.


Ultima ma non ultima, sicuramente tenendo conto della mole di best seller che vengono pubblicati ogni anno, è la serie TV sul Nome della Rosa, capolavoro letterario di Umberto Eco pubblicato nel 1980 che ha visto una prima incredibile trasposizione cinematografica nell’86, grazie al lavoro eccellente alla regia di Jean-Jacques Annaud, che vantava nel cast nomi importanti come quello di Sean Connery, F. Murray Abraham e Christian Slater e un secondo recentissimo rifacimento per il piccolo schermo, con la serie TV omonima diretta da Giacomo Battiato sulla sceneggiatura di Andrea Porporati e Nigel Williams.

La storia dovrebbe essere nota a molti, soprattutto per la fama del romanzo: una inspiegabile catena di omicidi scuote la monotona vita degli occupanti di una sperduta abbazia benedettina nel nord Italia. Il frate francescano Guglielmo da Baskerville (John Turturro), che si era recato in loco per una disputa importante tra i francescani e i delegati della curia papale, viene coinvolto dall’abate Abbone per indagare sugli omicidi, visto il suo passato da inquisitore e la sua nomea di personaggio intelligente e perspicace. Tutti gli omicidi sembrano ruotare intorno ai manoscritti custoditi all’interno della biblioteca dell’abbazia, costruita come un labirinto a cui hanno accesso soltanto il bibliotecario e il suo aiutante.


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Senza darvi ulteriori indicazioni sulla trama e sul suo svolgimento, ogni evento cardine della storia girerà proprio intorno alla biblioteca e ai testi che cela al suo interno, in un intricato complotto che sarà teatro di altri avvenimenti importanti, come l’arrivo all’abbazia dell’inquisitore Bernardo Gui (Rupert Everett).

Dagli episodi messi in onda nella serata del 4 marzo si evince che la fiction targata RAI, diretta da Giacomo Battiato, comincia a lavorare bene su questo nuovo adattamento del romanzo di Umberto Eco, lasciando trasparire una buona fedeltà iniziale al testo resa possibile dalla struttura espositiva della serie TV. La pubblicazione degli episodi avviene in prima serata con una trance di due episodi per volta, per un totale di quattro giornate (otto episodi totali) che vantano un minutaggio che si attesta su un totale di 400 minuti.

A tal proposito, sembra delinearsi anche una linea di approfondimento nei confronti dei Dolciniani, un movimento ispirato all’ideale francescano che nacque grazie a Dolcino (Alessio Boni), il frate che diede il nome a questo movimento. Insieme a Margherita Boninsegna (Greta Scarano) combatterono difendendo i propri ideali ma cercando soprattutto di eradicare il concetto di gerarchia ecclesiastica esercitata dalla Chiesa del periodo, facendola quindi tornare agli ideali originali di povertà e umiltà. Queste parentesi espositive permettono di approfondire anche il background di Remigio da Varagine (Fabrizio Bentivoglio) e del deforme Salvatore (Stefano Fresi), illustrando allo spettatore una parte di background storico/politico che si respirava nell’Italia del 1300.

La visione dei primi episodi scorre piacevolmente, senza tediare lo spettatore, complice sicuramente la bravura attoriale di Turturro, che riesce a coinvolgere senza troppe pretese grazie al suo modo di interagire con il suo apprendista Adso mentre gli spiega parte della risoluzione degli enigmi che gli si parano di fronte. Battiato ha saputo ricreare l’ambientazione utilizzando scenografie ricostruite nella nostrana Cinecittà e non deve stupire che la nuova fiction Rai sia stata già acquistata da molti paesi per la messa in onda (BBC in Inghilterra e Sundance TV negli USA).

In questo momento non è certo possibile esprimersi sulla fattura completa dell’opera, ma gli episodi messi in onda e visionabili anche gratuitamente dal sito di RAI Play sembrano promettere bene, lasciandoci un senso di sano ottimismo in attesa delle uscite delle prossime settimane.


Speciale Il Nome della Rosa

Speciale Il Nome della Rosa

Il Nome della Rosa è sicuramente un’opera complessa con cui avere a che fare. Il romanzo di Umberto Eco viene ricordato da molti come incredibilmente articolato e maniacale nella cura dei particolari, motivo per cui qualsiasi produzione ispirata al medesimo finisce per soffrire un distacco inevitabile a livello di grandezza e fedeltà. Il minutaggio della serie TV potrebbe aiutare a inserire su schermo gran parte degli eventi presenti nel libro, come questo avverrà lo sapremo solo alla sua conclusione.