Prime impressioni su Ahsoka, la serie Star Wars “al femminile”

Rosario Dawson ha conquistato una serie tutta per sé nell’universo Star Wars: le prime impressioni su Ahsoka.

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Recensioni vere e proprie non se ne possono (ancora) fare dato che Disney ha messo a disposizione solo 2 episodi degli 8 episodi che compongono l’ennesima miniserie dell’universo Star Wars: quelli disponibili in anteprima su Disney+ a partire dal 23 agosto 2023. Qualche idea però è possibile farsela e l’interrogativo rimane sempre quello: Ahsoka riuscirà a convincere dove le ultime serie di Star Wars hanno parzialmente o totalmente fallito?

Dopo i fasti della prima stagione di The Mandalorian, le produzioni televisive targate Star Wars infatti sembrano aver perso di mordente. Sicuramente ha concorso a questa sensazione di stanchezza generalizzata la nascita di una consuetudine, lo stabilirsi di una routine: ciò che prima era eccezionale o speciale (una serie con interpreti in carne e ossa di Star Wars) è divenuto la norma e parte dell’eccitazione iniziale è svanita.

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C’è anche però un punto qualitativo difficilmente negabile, con tutta una serie di titoli che non sono riusciti a trovare la quadra giusta. Andor rimane una grande serie azzoppata da un ritmo lentissimo e dilatato, Obi-Wan Kenobi e The Book of Boba Fett hanno presto mostrato la corda, evidenziando una scrittura non all’altezza, laddove invece serie animate come Star Wars Rebels e Star Wars: The Clone Wars dal 2014 a oggi hanno regalato emozioni vere.

La speranza è che Ahsoka si ispiri proprio a questi archi narrativi animati, data l’importanza che ricopre il personaggio titolare negli stessi. I rimandi, sin dal primo episodio, sono innumerevoli. Ahsoka si svolge in contemporanea con gli eventi della terza stagione di The Mandalorian, in cui Dawson era apparsa per un breve cameo, ma le sue connessioni principali rimangono quelle con Rebels, come capiamo chiaramente dal primo episodio di stagione.

Di cosa parla Ahsoka e i legami con Star Wars: Rebels

Ahsoka si apre con l’apparizione di due figuri che riescono a manipolare la Forza e hanno con sé spade laser: Baylan Skoll (il cui interprete Ray Stevenson è scomparso lo scorso maggio) e la sua allieva Shin Hati (Ivanna Sakhno). I due riescono a far evadere lady Morgan Elsbeth (Diana Lee Inosanto), catturata in precedenza da Ahsoka e consegnata alla Repubblica.

All’interno della vasta cronologia di Star Wars ci troviamo all’indomani della caduta dell’Impero. I buoni, si potrebbe dire, hanno vinto, ma il costo da pagare è stato alto. I Jedi in senso classico sono quasi del tutto scomparsi. Chi è rimasto, come Baylan e Ahsoka, assomiglia a una scheggia impazzita, sempre pronta a deviare dalla retta via del bene o del male. L’equilibrio è una chimera e nuove ombre sembrano già agitarsi nella Galassia.

Ahsoka potrebbe essere una di queste ombre. D’altronde non ha nemmeno terminato il suo addestramento con il proprio maestro, che era proprio Anakin Skywalker. Nelle immortali parole di Sherlock della serie BBC “Oh, I may be on the side of the angels, but don't for one second think that I am one of them” (”Oh, posso anche essere dalla parte degli angeli, ma non pensare nemmeno per un secondo che sia uno di loro”).

Un**’apparizione di Hayden Christensen** è già confermata, ma non sarà probabilmente lui il super cattivo della serie. Ahsoka dovrebbe pavimentare la via per l’ascesa di Thrawn, o per meglio dire il suo ritorno. Scomodare un attore di razza come Lars Mikkelsen suggerisce che il Grand'ammiraglio ricoprirà un ruolo più che marginale. D’altronde far cadere l’Impero e ucciderlo (o esiliarlo, dato che il suo destino rimane ignoto) è costato la vita di molti protagonisti della serie Rebels, tra cui figura anche Ezra Bridger (Eman Esfandi), anche lui creduto morto, anche lui pronto a qualche colpo di scena.

Prime impressioni su Ahsoka, la serie Star Wars “al femminile”

Ahsoka ha un buon avvio, ma qualche dubbio resta

Ahsoka Tano quindi apre la sua serie tra i frammenti di ciò che è stato Rebels, ma con la necessità di tenere a bordo non solo chi non ha visto quella serie, ma anche chi non ha seguito le vicende di The Mandalorian e The Book of Boba Fett. Un compito non semplice che assolve egregiamente. Già nel primo episodio infatti l’azione non manca: assistiamo a due duelli con spade laser, un ferimento grave, un’esplosione degna di questo nome e qualche complesso rompicapo tra ex ribelli repubblichini e nuovi ribelli imperiali.

L’impressione è che, come sempre, la morte sia una faccenda transitoria: sia Thrawn sia Ezra saranno probabilmente vivi e vegeti, da qualche parte nella Galassia lontana lontana, in attesa di variare un po’ il cast quasi completamente femminile. Verrebbe da definirla una mossa audace, se non sembrasse un po’ infantile compartizzare così le “serie femminili”.

Negli anni i personaggi femminili si sono guadagnati una bella fetta di spazio nell’ex universo di Lucas, perdendo una certa funzione originaria ornamentale. È disperante però immaginare già certi commenti di una certa parte di fandom alle prese con questo avvio in cui si concentrano un numero sospetto di personaggi femminili “bad ass” (traducibile più o meno come “tipe toste”, per essere fini). Pilote, guerriere, jedi, ribelli, persino una strega: un parterre stuzzicante (e che con una sottile aria allusiva che delizierà chi è alla ricerca di fanservice) ma che sembra tutto concentrato nella sua serie dedicata. Un contentino? Il timore è sempre quello: di trovarsi di fronte all’equivalente seriale della scena di Avengers: Endgame in cui “le ragazze del gruppo” hanno la loro epica camminata al rallenti per poi essere messe in panchina.

Prime impressioni su Ahsoka, la serie Star Wars “al femminile”

Non è chiarissimo neppure se Rosario Dawson riuscirà a essere incisiva nei panni di uno dei personaggi più iconici della fase moderna dell’universo di Star Wars. Ahsoka è una carta pesantissima da giocarsi: la Jedi non-Jedi, la ribelle in passato sospettata e accusata di atti terribili, la Padawan di Anakin il cui addestramento non è mai finito e la cui aderenza alle regole scritte e non del codice Jedi non è mai certa.

La serie sembra focalizzarsi sul suo rapporto con Natasha Liu Bordizzo, che interpreta la giovane Sabine Wren, altro personaggio centrale di Rebels. Legatissima a Ezra, ex allieva Padawan di Ahsoka, che a un certo punto se l’è lasciata alle spalle così come ha lasciato all’ultimo Anakin, ma ora si ritrova a fare i conti con entrambe le sue scelte, le sue fughe.

Ahsoka per ora sembra aver ingranato il ritmo che era mancato all’avvio di Andor, che dalla sua però aveva tutta quell’oscurità, quel cinismo e quel dubbio che attanaglia lo spettatore che qui per ora mancano e di cui ci sarebbe un gran bisogno. Vedere gli ex imperialisti nella parte dei fuggitivi ribelli è una sorta di novità gradita e la coppia Baylan-Shin promette tanto intrattenimento quanto quella formata dalla protagonista e da Sabine, che ha in sé tutti i tratti della ribellione adolescenziale che ogni giovane Padawan protagonista dovrebbe avere.

La speranza è che tanto potenziale - presente e futuro, dati i camei e gli attori già citati coinvolti - sia messo a frutto per raccontare una storia complessa e importante e non per impastare l’ennesimo soufflé narrativo che si ammoscerà poco dopo l’avvio, come accaduto purtroppo di frequente di recente nelle avventure televisive di Star Wars.

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