Metal Gear Solid e Hideo Kojima. Storia di una leggenda

Tutta la storia della saga di Metal Gear Solid, tra curiosità e sorprese

Metal Gear Solid e Hideo Kojima Storia di una leggenda

La saga di Metal Gear Solid è stata in grado di rivoluzionare più volte il mondo videoludico, riuscendo a riscrivere completamente le regole del medium.
In un periodo in cui i videogiochi si basavano ancora sull’azione nuda e cruda, Metal Gear Solid  ha introdotto un approccio innovativo ai giochi d'azione, incentrando la narrazione e la trama sulla profondità dei personaggi e sulle loro relazioni, piuttosto che sulla sola azione.

Enorme merito va dato sicuramente al creatore e game designer Hideo Kojima, il quale è riuscito a trovare sin dal primo capitolo un’armonia perfetta tra la sua passione per il cinema e il medium videoludico, donando quindi alla saga di Metal Gear Solid un’identità senza eguali per gli standard dell’epoca.

Metal Gear Solid e Hideo Kojima. Storia di una leggenda

La mente dietro tutto: Hideo kojima

Ecco perché per parlare della nascita della saga di Metal Gear Solid dobbiamo tornare al 1963, 24 anni prima dell’uscita di Metal Gear, quando a Setagaya in Giappone nasce Hideo Kojima.

L’infanzia di Hideo Kojima non è affatto semplice, per via del lavoro dei suoi genitori, il piccolo Hideo si è trovato nel bel mezzo di numerosi trasferimenti, cosa che gli ha impedito di costruire amicizie forti e durature.

Di conseguenza, Hideo Kojima passava tantissimo tempo davanti alla televisione. Tra un film e l’altro è nata la passione per il cinema; passione che lo ha portato, durante l’adolescenza, a girare una serie di piccoli documentari e corti amatoriali; una serie di esperienze che hanno poi giocato un ruolo fondamentale nella sua vita.

Durante il periodo universitario, Hideo Kojima si avvicina a quella che è la sua seconda grande passione: i videogiochi. Giocando col Famicom di Nintendo, Kojima comincia a guardare ai videogiochi come una forma di espressione moderna e con un enorme potenziale di innovare il modo di raccontare una storia per via della loro possibilità di unire l’esperienza narrativa del cinema e l’interazione con lo spettatore/giocatore.

Finita l’università, nel 1986, Kojima riesce a coronare uno dei suoi sogni; trovare un lavoro in un’azienda che produce videogiochi.
Viene assunto in Konami come designer.

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Rispetto ai suoi colleghi, Hideo Kojima aveva una enorme lacuna: non sapeva programmare.

Tale lacuna lo portò ad essere snobbato dai suoi colleghi che lo relegarono a lavorare su progetti minori come Penguin Adventure.

Tuttavia, Kojima ha talento e riesce a proporre ai dirigenti di Konami il suo primo gioco Lost Warld, fortemente incentrato sulla narrazione, il quale viene però scartato poiché risultava troppo complicato da creare per la console MSX.

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Tutto sembra perso, tuttavia i dirigenti di Konami intravedono del potenziale nella proposta di Lost Warld e decidono di richiedere a Hideo Kojima di realizzare un gioco di guerra.

La nascita di Metal Gear

L’opportunità di una vita era finalmente arrivata. Kojima aveva tantissime idee e proposte, tuttavia metterle in atto non era affatto semplice poiché le limitazioni tecniche dell’epoca erano enormi.
Creare un videogioco con sparatorie e azione era un’impresa ardua dato che all’epoca bastavano 3 personaggi sullo schermo per mandare in panico le console.

Nel momento di maggiore difficoltà, la passione per il cinema aiuta Kojima a trovare la chiave di svolta. 

Ispirandosi al film di John Sturges del 1963, La Grande Fuga, Hideo Kojima comincia a buttare giù una storia dove l’eroe di turno deve farsi strada in una base nemica in maniera furtiva, senza farsi scoprire ed evitando il più possibile gli scontri. Per rendere ancor più forte l’identità stealth del gioco, Kojima decide che il giocatore avrebbe iniziato il gioco senza alcuna arma; cosa che lo avrebbe spinto ancor di più ad evitare gli scontri coi nemici.
Per equilibrare il livello di difficoltà, il giocatore avrebbe potuto fare affidamento su una radio con la quale comunicare con numerosi aiutanti che consigliavano il modo per affrontare le varie situazioni.

Per la prima volta il mondo dei videogiochi vede un titolo che mette in secondo piano l’azione e propone un approccio totalmente diverso.

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L’amore per la cinematografia non aiuta Hideo Kojima solo a ideare la trama, ma anche a costruire i vari personaggi. Per definire il protagonista Solid Snake, Kojima si ispira al personaggio di Snake Plissken del film di John Carpenter Fuga da New York: scelta che lo ha portato poi ad un’accusa di plagio da parte dell’emittente Canal+, che detiene parte dei diritti del film. La situazione è stata poi risolta dallo stesso Carpenter che ha raccontato di aver conosciuto Kojima e di essere contento che il suo film lo abbia ispirato.

Anche la copertina del gioco si rifà al mondo di Hollywood con una citazione al film di fantascienza Terminator.

La trama ideata da Kojima era invece figlia di quel tempo e tratta la tematica della minaccia nucleare, che sarebbe stato poi il leit motiv dell’intera saga. Snake avrebbe dovuto affrontare e distruggere il Metal Gear, un carro armato bipede capace di lanciare una testata atomica da qualsiasi terreno.

Nel 1987 Metal gear viene pubblicato in Giappone e nonostante il gioco non raggiunse il milione di copie vendute, Konami approvò un porting su NES e la pubblicazione in Europa e Stati Uniti, dove il gioco venne particolarmente apprezzato.
Il mondo di gioco era credibile e i personaggi ben scritti; Metal Gear era qualcosa di completamente diverso rispetto a cosa i videogiocatori erano abituati.

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Secondo Hideo Kojima, il primo Metal Gear doveva essere autoconclusivo, esattamente come un film di Hollywood, tuttavia in Konami un altro team lavorava su un sequel: Metal Gear Snake Revenge.
Secondo i piani di Konami, Snake Revenge avrebbe dovuto cavalcare l’onda del successo del primo Metal Gear, tuttavia il titolo risultò blando e poco apprezzato dai giocatori che incolpavano il gioco di non essere per nulla in linea con il titolo ideato da Kojima. 

Snake Revenge è però un punto importantissimo nella storia di Metal Gear Solid; il suo creatore era un fan di Metal Gear e alla luce del fallimento di Snake Revenge, motivò Hideo Kojima a scrivere un seguito del titolo originale: Metal Gear 2.

Metal Gear 2: Solid Snake e oltre

Metal Gear 2 Solid Snake segue le stesse linee del primo capitolo correggendo gli errori e aggiungendo tutto ciò che mancava.
La trama risulta molto più matura e coinvolgente, i personaggi sono totalmente ispirati ai film di Hollywood e i dialoghi non sembrano più forzati e costruiti, ma sono reali.

Kojima si ritrova a dover dare un viso a Solid Snake e per l’occasione sceglie di rifarsi a Mel Gibson in Arma Letale, mentre per Big Boss si ispira a Sean Connery.

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Tuttavia, nonostante Metal Gear 2 migliorasse quanto visto nel primo capitolo e apportasse numerose innovazioni come attirare i nemici facendo rumore sulle pareti, strisciare sul pavimento e disarmare mine, non riesce a raggiungere lo stesso successo del primo capitolo.

Lo sviluppo di Metal Gear 2 lascia Kojima con una forte sofferenza interna: quella di staccarsi da controllo dei programmatori.
Comincia così a studiare e provare metodi vari per fare il più possibile a meno dei programmatori. In questo periodo Kojima comincia ad esplorare una serie di concept per Policenauts.
Il suo intento era quello di restare nel genere dei giochi di avventura, i quali gli permettevano di coniugare al meglio i videogiochi e il suo amore per il cinema.
Grazie all’esperienza fatta con Metal Gear 2. Hideo Kojima riesce a sviluppare uno “scripting engine” grazie al quale riesce a gestire da solo determinate animazioni e musiche, staccandosi così un pochino dai programmatori e dando maggiore libertà alle sue idee.

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Forte di questo nuovo aiuto, Kojima si mette a lavoro su Policenauts. Un lavoro che durerà 4 anni e porta Policenauts a essere elogiato unanimemente dalla critica, che rimase particolarmente colpita dalla qualità delle animazioni, dalla trama e dalle capacità attoriali dei doppiatori.

L’arrivo di PlayStation e Metal Gear Solid

L’arrivo di console più potenti e, soprattutto, della grafica 3D, danno a Kojima l'opportunità di lavorare realmente su qualcosa che somigliasse a un film.
Così, dopo la pubblicazione di policenauts, Hideo Kojima decide di mettersi al lavoro su un sequel di Metal Gear 2; il quale sarebbe stato in grafica 3D.

Il titolo sarebbe dovuto essere sviluppato inizialmente per la console 3DO, tuttavia il poco supporto della console e l’arrivo di Sony con la sua PlayStation convincono Konami e Kojima a spostare il progetto sull’ammiraglia Sony.

La console di destinazione non è l’unica cosa a cambiare, Kojima cambia anche il nome del titolo che non è più Metal Gear, ma Metal Gear Solid, sia per rimarcare il passaggio alla grafica 3D che per creare una maggiore connessione tra il giocatore e il protagonista Solid Snake.

Nonostante il gameplay di Metal Gear Solid non apportasse nulla di rivoluzionario rispetto a Metal gear 2, il titolo di Kojima rappresentava un vero e punto di svolta nel mondo dei videogiochi.

Metal Gear Solid e Hideo Kojima. Storia di una leggenda
La trama era degna di un film hollywoodiano, i dialoghi erano magistrali e le sequenze animate erano curate nei minimi particolari.
Nella creazione di Metal Gear Solid Kojima ha curato ogni singolo piccolo dettaglio con la massima attenzione. Per la costruzione della base di Shadow Moses, il game designer utilizzò dei modelli fatti coi Lego.

Mentre per rendere l’inflitrazione nella base e gli scontri a fuoco più credibili, fu invitato più volte presso la sede di Konami, l’esperto di armi da fuoco e guerriglia urbana Motosada Mori che istruì il team di sviluppo sulle varie armi presenti nel gioco, sulle regole d’ingaggio e sulle varie strategie belliche.

Nonostante si tendi ad elogiare il solo Hideo Kojima come mente dietro Metal Gear Solid, vi è stata un’altra persona che ha contribuito tantissimo a rendere il gioco quel capolavoro che è: Yogi Shinkawa.
Shinkawa era il character designer del titolo e diede volto e corpo ai vari personaggi, inoltre era solito condividere con Hideo Kojima le sue idee riguardanti la trama del gioco.

Per la campagna pubblicitaria di Metal Gear Solid, Konami fece le cose in grande. Il budget stanziato per pubblicizzare il gioco ammontava a 8 milioni di dollari.
Quando Metal Gear Solid arrivò sugli scaffali, i giocatori e la critica si trovarono di fronte a qualcosa di letteralmente nuovo. 

Metal Gear Solid e Hideo Kojima. Storia di una leggenda

Vi erano diversi finali, un’interazione tra giocatore, console e videogioco che non aveva rivali (e forse ancora oggi non ne ha), il giocatore poteva decidere quale approccio usare per superare determinate aree, i personaggi erano carismatici e sono entrati nei cuori dei giocatori.

Hideo Kojima era entrato nella leggenda.

Sull’onda del successo di Metal Gear Solid, Konami pubblica un anno dopo Metal Gear Solid VR Mission. Un gioco basato sui supercomputer presenti nell’ufficio di Hal Emmerich e che vengono usati dalla FoxHound per addestrare i soldati genetici.

Nei panni di Solid Snake ci troviamo a superare una serie di livelli che vanno dal superare un’area con dei nemici al distruggere una serie di obiettivi usando solo una tipologia di arma. 

Pezzo forte del gioco è la possibilità di poter utilizzare, dopo aver raggiunto un determinato punteggio nei vari livelli, Gray Fox.

Nello stesso anno, Konami pubblica Metal Gear Ghost Babel per GameBoy Color; un progetto a metà tra un nuovo titolo e uno spin off in 2D che si rivelerà essere un fallimento.

La collaborazione con Nintendo porta però ad un altro progetto che, nonostante poco più di 70mila vendite, è diventato un vero e proprio cult: Metal Gear Solid: The Twin Snakes.
Un vero e proprio remake che nonostante avesse dalla propria la potenza di GameCube, non è riuscito a cogliere l’essenza del titolo ideato da Kojima, ma deve la sua popolarità a scene iconiche quali: Snake che salta su di un missile lanciato dall’Hind D pilotato da Liquid Snake dandosi una spinta di svariati metri facendo una capriola all’indietro, il tutto mentre ha tra le mani un lanciamissili Stinger, che per la cronaca pesa 15 kg, per poi sparare - mentre è in aria - un missile stinger verso l’abitacolo dell’elicottero.

Capolavoro.

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Il Metal Gear Solid più sottovalutato: Sons of Liberty

Il successo di Metal Gear Solid porta Kojima sulla bocca di tutti, tuttavia, il titolo per PSX lascia anche molti rimpianti al game designer per via delle tantissime idee che non ha potuto implementare nel titolo.
Così quando Sony annuncia la PlayStation 2, Kojima decide di lavorare da subito a un seguito: Metal Gear Solid 2.

Il nuovo titolo ha il ruolo di continuare la saga, senza tradire quella identità che l’ha resa grande, ma anche di innovare un gioco che, in fin dei conti, si basava su meccaniche 2D.
Konami decide di fare le cose in grande e stanzia un budget monstre per l’epoca di 10 milioni di dollari. Kojima ha a disposizione tutte le risorse, la potenza e il tempo di lavorare ad un degno seguito.

La potenza di PlayStation 2 non si ferma solo al miglioramento grafico, che permette a Hideo di dare vita a sequenze cinematiche da brividi - come l’intro del gioco sul fiume Hudson - ma porta con sé anche una potenza di calcolo e un’intelligenza artificiale che hanno permesso a Konami e Hideo Kojima di dare libertà alla loro creatività.

Se come detto, PlayStation 2 offriva una nuova potenza in fatto di grafica, cui il MGS Engine ha sfruttato al massimo dando vita a dettagli più realistici, animazioni fluide e ambienti più ricchi,

Il titolo offriva anche nuove dinamiche stealth come la possibilità di nascondersi nei vari nascondigli oppure di trascinare e nascondere i corpi dei nemici, con l’obiettivo di non farli scoprire.

Sul piano della narrazione, Sons Of Liberty prende tutt’altra strada rispetto alla visione “action” di Metal Gear Solid e presenta una trama complessa e intricata che affrontava temi come la manipolazione dei media, la natura della realtà e il concetto di libertà. La storia ha sfidato le aspettative dei giocatori e ha offerto una riflessione filosofica sul ruolo dei videogiochi stessi.

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Tuttavia, ciò che ha sconvolto e sorpreso maggiormente critica e giocatori è stata la sorpresa fatta da Kojima riguardo il protagonista della storia.
Dopo la sequenza iniziale che metteva i giocatori nei panni di Solid Snake in una missione d’infiltrazione a bordo di una petroliera che trasporta un nuovo modello di Metal Gear. I giocatori si sono trovati a giocare poi con Raiden, un personaggio androgino che presentava movenze e abilità totalmente diverse rispetto a Solid Snake.

Nonostante lo scherzone di Kojima, Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty divenne una pietra miliare del mondo videoludico e uno dei giochi più venduti su PlayStation 2 con quasi 8 milioni di copie; risultando anche il titolo del franchise di maggiore successo.

Il successo di Sons of Liberty non si fermò alla sola PlayStation 2. Come già fatto con i precedenti titoli, Konami ha fatto seguire al titolo un fumetto e un romanzo, per poi pubblicare una nuova edizione del gioco, chiamata “substance”, che includeva il gioco originale e altre 350 missioni secondarie, più vari miglioramenti tecnici; inoltre la versione substance portava il titolo di Kojima su Xbox e PC.

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Il successo di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty fù tale che la rivista Newsweek inserì Hideo Kojima tra le 7 persone che più avevano influenzato gli Stati Uniti nel 2007.

Kojima e Metal Gear Solid erano nell’olimpo della cultura pop; la strada per il terzo capitolo era scontata.

LA LI LU LE LO 

Nel 2004 Konami e Hideo Kojima pubblicano il terzo capitolo della serie e ancora una Kojima sorprende tutti.

Il terzo capitolo della saga non continua la storia di Solid Snake ma è ambientato nel dopoguerra e ci mette nei panni di Big Boss.

Altra differenza rispetto ai primi quattro capitoli è che questa volta il giocatore non si trova a doversi infiltrare in una struttura militare ma nella giungla.

La scelta di trattare la storia di Big Boss è figlia dell’idea di Hideo Kojima di voler fare innamorare i fan del personaggio che avevano già sconfitto due volte.

Metal Gear Solid 3: Snake Eater spreme al massimo la potenza di PlayStation 2 e il risultato è una vera e propria lettera d’amore alla cinematografia.

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Il gioco inizia con un intro degno da film hollywoodiano, la trama potrebbe rientrare tranquillamente nella serie di 007 e la colonna sonora è da urlo. A ciò vanno aggiunte inquadrature, personaggi scritti perfettamente, dialoghi al di sopra di ogni immaginazione e un finale da lacrimoni.

Sul piano tecnico, Snake Eater mostra un motore grafico nuovo, un gameplay molto più dinamico e spettacolare, un sistema di mimetizzazione che non va ad appesantire il gioco ma, al contrario, lo rende molto più divertente, la necessità di badare alla stamina e alla cura di Big Boss, dandogli da mangiare e sistemandogli le ferite, e alcune tra le battaglie più articolate e impegnative della storia dei videogiochi - The End e The Sorrow ne sanno qualcosa.

Come per Metal Gear Solid 2: Sons Of Liberty, anche Snake Eater riceve una versione migliorata: “Substance”.

La nuova versione porta migliorie tecniche al gioco, un miglior sistema di gestione della videocamera e la possibilità di giocare online fino ad 8 persone.
Nonostante Snake Eater sia stato elogiato dalla critica come il capolavoro di Kojima, le vendite furono al di sotto di Sons Of Liberty. 

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Con Metal Gear Solid 3 Kojima aveva deciso di porre fine alla saga, tuttavia Konami aveva un altro punto di vista: la saga di Metal Gear Solid era più viva che mai e bisognava, quindi, monetizzare il più possibile.

Nel 2004 esce su PSP Metal Gear Acid; un gioco a metà tra uno strategico e un gioco di carte che non incontrò per nulla il favore della critica. La cosa non ferma però Konami che decide di fare addirittura un secondo capitolo di Metal Gear Acid.

 La Kojima Productions e Guns Of The Patriots

Con l’arrivo di PlayStation 3 Konami annuncia il nuovo titolo della saga: Metal Gear Solid 4 Guns Of The Patriots.

I dirigenti Konami non avevano fatto i conti però con un problema enorme: Kojima aveva annunciato il suo addio alla saga passando il timone a Shuyo Murata provocando una reazione isterica da parte dei fan, con alcuni di loro che arrivarono anche a minacciare di morte lo stesso Hideo Kojima.

Per placare gli animi, Kojima decide di riprendere la guida della saga e Konami decise di pubblicizzare il titolo a livello globale senza badare a spese; organizzando eventi in giro per il mondo - toccando anche Milano con un maxischermo a Piazza del Duomo e la famosissima scena dei fan che hanno composto il nome del designer con i propri corpi sdraiandosi in piazza.

Metal Gear Solid 4 viene pubblicato il 12 Giugno del 2008 e raggiunge il milione di copie vendute in sole 24 ore; risultando ancora oggi uno dei videogiochi che meglio ha performato al lancio.

Una volta avviato il gioco i fan si trovano dinanzi all’ennesima sorpresa di Kojima. Se Metal Gear Solid 3 si era concluso con un Big Boss nel pieno della sua forza fisica e maturazione mentale, Guns of the Patriots metteva i giocatori di nuovo nei panni di Solid Snake, il quale però era ben lontano dall’uomo lasciato a rincorrere il Metal Gear Ray in Sons of Liberty.

Lo Snake di Metal Gear Solid 4 è un uomo anziano, a causa dell’invecchiamento precoce dei suoi geni, trascinato a forza sul campo di battaglia

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Anche l’ambientazione cambia del tutto. Se Snake Eater ci ha fatto apprezzare la giunga sovietica, il quarto titolo della saga ci porta in giro per il mondo, tra Medio Oriente, Europa, Sud America, New York e Shadow Moses.

Il gameplay di Metal Gear Solid 4 si discosta da quello dei precedenti capitoli, nei quali si spingeva il giocatore alla furtività.
Ora Snake poteva decidere di adottare un approccio più diretto oppure utilizzare i vari gadget creati da Otacon.

Chicca del gioco è il ritorno di quel Raiden che tanto aveva diviso i fan. 

Anch’egli tornato fisicamente diverso rispetto a Sons of the Liberty, Raiden si presenta a metà tra un essere umano e un cyborg, a causa degli esperimenti che i patriots hanno condotto su di lui, e in Guns of the Patriots conquista il cuore di tutti i fan una volta per tutte.

Metal Gear Solid 4 Guns of the Patriots vende 6 milioni di copie ed è acclamato dalla critica. I fan, invece, pur apprezzando il gioco criticano aspramente le varie sequenze d’intermezzo del titolo.

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Che Kojima sia un amante del cinema è risaputo, che riversi questo suo amore sulle scene d’intermezzo pure; tuttavia in Guns of the Patriots, Hideo si lascia prendere un po’ troppo la mano dando vita a un video finale del gioco della durata di 71 minuti: cosa che gli varrà il Guiness dei Primati come sequenza animata più lunga della storia dei videogiochi.

Dopo Metal Gear Solid 4, Hideo Kojima dà di nuovo il suo addio alla saga di Metal Gear Solid.

Orfana di Kojima, Konami, rea degli errori del passato, continua a sfornare titoli relativi al franchise cercando di mantenere lo stile di Kojima, come accaduto con Metal Gear Solid Peace Walker, oppure cambiando del tutto stile come con Metal Gear Rising.

Tuttavia Kojima ha ancora qualche asso da giocare, forte anche della crescita di Kojima Productions - la divisione interna a Konami gestita da Hideo.

Moby Dick Studio, Ground Zero e The Phantom Pain

Alla Game Developer Conference del 2012, Konami presenta il suo Fox Engine e sorprende i fan con una serie di poster sui quali c’è il caro Big Boss che indica il passante di turno dicendogli “Big Boss ti vuole per il prossimo MGS”.
Delirio.

Dopo pochi mesi, Konami pubblica Metal Gear Solid Ground Zeroes. Un gioco che mette i giocatori di nuovo nei panni di Big Boss intento ad infiltrarsi in una base militare statunitense a  Cuba per salvare Chico e Paz.
Ground Zeroes si rivela essere un capolavoro a livello grafico e sul piano della giocabilità, tuttavia viene criticato per la sua durata, che raggiunge a malapena le 5 ore contando tutte le missioni secondarie.

Qualche mese dopo, un team di sviluppo svedese chiamato Moby Dick Studio annuncia un gioco chiamato “The Phantom Pain” con un trailer a dir poco sospetto.
I fan più accaniti, infatti, notano da subito che le immagini del gioco sono fin troppo simili a quelle create dal Fox Engine,inoltre il trailer presenta fin troppi riferimenti alla saga di Metal Gear Solid.
A ciò c’è da aggiungere che il nome del fondatore del team Joakim Mogren è l’esatto anagramma di Kojima.

Metal Gear Solid e Hideo Kojima. Storia di una leggenda

Alla Game Developer Conference del 2013, Hideo Kojima si presenta sul palco con una maschera uguale a quella indossata da Big Boss nel trailer di The Phantom Pain e annuncia Metal Gear Solid 5 The Phantom Pain.

Metal Gear Solid 5 è ancora oggi uno dei progetti più ambiziosi di Konami; costato 80 milioni di dollari, il gioco rompe qualsiasi aspettativa dei giocatori e si presenta come un open world che da totale libertà d’azione al giocatore e ancora detiene ancora oggi una delle giocabilità migliori del mercato.

Tuttavia, il gioco arriva sul mercato incompleto a causa del conflitto tra Konami e Hideo Kojima, con la famosissima missione 51 non inserita nel gioco.

Il conflitto tra le due parti porta Kojima a lasciare Konami e la casa di sviluppo ad eliminare il nome del designer dalle confezioni e dai contenuti del gioco.

Nonostante tutto, a distanza di 10 anni Metal Gear Solid è ancora un franchise sulla bocca di tutti e a cadenza annuale si ripetono le voci di un eventuale remake. Voci ancor più forti quest’anno alla luce dei tantissimi remake approdati sul mercato e dal tweet di Andy Robinson.

Metal Gear Solid e Hideo Kojima. Storia di una leggenda

La parola finale spetterà però a Konami e alla sua capacità di riuscire a lavorare al titolo senza perdere la magia e il tocco apportato da Hideo Kojima.