Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Pubblicato nel 1992, Alone In The Dark è la saga che ha dato vita al genere horror. Analizziamola titolo per titolo

Alone In The Dark analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Quando si parla della nascita del genere horror nel mondo dei videogiochi, la mente ci porta automaticamente a una villa nel mezzo di nulla, atrocità che si nascondono dietro ogni porta, corridoi asfissianti e due personaggi pronti ad affrontare una storia da far drizzare i capelli.

La mente non può che andare ad Alone in The Dark, no?

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Se il titolo sviluppato da Infogrames nel 1992 vi suona così simile al primo Resident Evil è perché l’avventura di Edward Carnby rappresenta il vero e proprio primo titolo del genere survival horror, dal quale poi tutte le altre saghe hanno preso ispirazione ed elementi di base.

La nascita del genere horror

Ispirato dalle opere di H.P Lovecraft e da altri titoli usciti prima di lui in 2D, Alone In The Dark è riuscito a creare un titolo capace di creare suspance nel giocatore facendo leva su degli elementi del tutto rivoluzionari per l’epoca, come ad esempio la grafica 3D, la quale rappresentava una vera e propria novità per l’epoca.

Infatti, guardare oggi il gameplay e le immagini del primo Alone In The Dark potrebbe fare comparire più di qualche sorriso sulla faccia dei giocatori più giovani, tuttavia è bene ricordare che nello stesso anno in cui il nostro Carnby si dilettava tra enigmi, zombi e altre atrocità, il mercato videoludico dava il benvenuto a titoli come Sonic e Legend Of Zelda: A Link to the past: giochi che se paragonati al primo Alone In The Dark mostrano una enorme disparità tecnica.

Nonostante si parli di Alone In The Dark come padre del genere horror, non bisogna dimenticare che già altri titoli prima del gioco pubblicato da Infrogames hanno toccato le tematiche tipiche del genere: tuttavia questi erano in 2D e si basavano più sul concetto di fuga.

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

I due titoli che più sono riusciti ad avvicinarsi al genere prima di Alone In The Dark sono Sweet Home, pubblicato su Famicom, e Project Firestart, pubblicato su Commodore 64.
Sweet Home presenta una trama horror, fatta di fantasmi, mostri e altre atrocità, tuttavia si costituisce come gioco di ruolo in 2D, presentando incontri casuali e una gestione del menù e degli oggetti più simile a un Final Fantasy che a un gioco horror.

Project Firestart trae ispirazione dal film Aliene si presenta con quasi tutte le carte in tavola per essere un degno padre del genere horror: ambientazioni asfissianti, poche munizioni, nemici mostruosi da abbattere.
Vi è una sola cosa che manca a Project Firestart: Una Trama ben presentata. 
Il titolo non presenta un video d’inizio, non ha un background definito, nessun documento che racconti la storia; tutto ciò non aiuta a creare ansia o suspance. 

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Per parlare di un vero e proprio horror dobbiamo aspettare l’uscita del titolo Alpha Waves nel 1990: Il primo gioco a fare utilizzo della grafica 3D e che ci mette nei panni di una forma geometrica e ci chiede di completare una serie di labirinti.

Benvenuti a Villa Derceto

Come si collega una forma geometrica in un labirinto al genere horror dite?

Chiedetelo a Frédérick Raynal, il quale letteralmente catturato dalla grafica 3D decide di utilizzarla per creare un gioco tutto suo con una forte attenzione alla trama.
Così dopo aver sviluppato un proprio motore grafico, Raynal butta giù i punti cardine di questo gioco: 

  • l’utilizzo di grafica 3D;
  • la presenza di zombie o mostri;
  • l’assenza di dialoghi in modo da far sentire il giocatore solo;
  • Il 1920 come ambientazione, dove l’elettricità non era ancora alla portata di tutti ma era comunque un periodo moderno;
  • Usare una vecchia villa come ambientazione, in modo da avere una serie di ambienti piccoli e angusti in cui giocare.

Nonostante le sue ambizioni fossero enormi, Raynal si trova subito a fare i conti con un altrettanto enorme ostacolo: le limitazioni tecnologiche dell’epoca.
Tuttavia, il game designer trova una rapida soluzione alla sfida: impostare i personaggi in 3D e gli ambienti con sfondi pre-renderizzati
Un’idea che in futuro verrà utilizzata anche da Shinji Mikami per la creazione di Resident Evil.

La trama ci mette nei panni dell’investigatore Edward Carnby e di Emily Hartwood, i quali si recano a Villa Derceto con motivazioni diverse: Carnby è incaricato di trovare un antico pianoforte, Hartwood vuole indagare sul suicidio di suo zio, ex proprietario della villa.

Il gioco ci mette di fronte a una serie di enigmi e creature orripilanti per avanzare nella storia.
Carnby scopre che la villa era stata costruita su antichi resti malefici e che i rituali oscuri hanno portato alla liberazione di forze demoniache.

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

L'obiettivo dei due personaggi diventa quindi sconfiggere queste forze oscure e impedire che si diffondano ulteriormente. Nel corso del gioco, si scoprono dettagli sulla storia della villa, sugli abitanti precedenti e su come siano state coinvolte nel risveglio delle creature oscure.

Nel 2023 la trama di Alone In The Dark può sembrare banale e scontata, ma c’è un’ottima spiegazione alla cosa: Alone In The Dark è stato il primo titolo a offrire una storia del genere e il resto dei videogiochi del genere survival horror ne hanno preso spunto.

Date le limitazioni tecniche, che non permettevano la presenza di molti nemici sulla scena, e un combat system lento e goffo, Raynal decide di fare di Villa Derceto il vero nemico del giocatore.
Alone In The Dark costruire una vera e propria “paura di giocare”: ogni passo, ogni stanzae ogni azione possono essere fatali e portare al game over: Che sia un pavimento che cede, un sigaro su un tavolo o un libro che leggiamo, il gioco punta a creare una forte ansia in ogni singola cosa che il giocatore pensa di fare. E la scelta funziona alla grande.

Alone In The Dark arriva sugli scaffali nel 1992 e porta con se quelli che sono poi diventati i pilastri del genere horror e che ancora oggi fanno da base a questo. La strada sembrava letteralmente in discesa per Infrogames, tuttavia qualcosa di strano è accaduto un anno dopo: Alone in The dark 2.

Tra zombie pirata e vestiti da babbo natale: Alone In The Dark 2

Prima di parlare di Alone In The Dark 2 dobbiamo fermarci un attimo.

Tra l’uscita del primo e del secondo capitolo, Infrogames pubblica uno spin-off chiamato Jack In The Dark, il quale ci mette nei panni di Grace Sanders, bambina che incontriamo nella saga principale, che resta intrappolata in un negozio di giocattoli posseduti e si ritrova a dover risolvere una serie di enigmi per scappare.

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Jack In The Dark si pone due obiettivi importanti: Pubblicizzare la serie e pre-annunciare una forte virata della serie dalle tematiche del primo capitolo.

Dopo Alone In The Dark 1, il mercato dei videogiochi vede arrivare un titolo che cambierà radicalmente le regole: Wolfenstein 3D.
Con la sua velocità e dinamicità negli scontri, Wolfenstein alza l’asticella e impone una forte sterzata agli sviluppatori di videogiochi e Infrogames non resta a guardare.

Ecco quindi che quando Alone In The Dark 2 arriva sul mercato, si presenta come un lontano parente del primo capitolo.

Alone In The Dark 2 è ambientato nel 1923 e segue il nostro Edward Carnby, mentre investiga su una serie di omicidi e scomparse misteriose nella città di Hell's Kitchen, New York.

Carnby scopre che un antico medaglione sta causando caos e oscuri poteri nell'area e si unisce alla ricercatrice Aline Cedrac con l’obiettivo di fermare la diffusione di queste forze maligne. Mentre esplorano diverse location, tra cui un'isola infestata e un'antica miniera, affrontano creature sovrannaturali e risolvono enigmi per svelare la connessione tra il medaglione, la famiglia di Aline e gli eventi soprannaturali in corso.

Nonostante la trama sembri toccare tematiche simili al primo capitolo, è nell’esecuzione che si trovano i problemi maggiori.

Nella sua voglia di diventare maggiormente “action”, Alone In The Dark 2 perde la sua identità e porta sullo schermo delle animazioni molto più cartoonesche e un ritmo di gioco molto più movimentato rispetto al primo capitolo.

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Con i suoi pirati zombie armati di tutto punto, ambientazioni meno asfissianti e i tantissimi riferimenti pop, Alone In The Dark 2 fa sì che il giocatore non sia mai al buio e mai solo, a ciò si aggiunge la quasi totale assenza di quei riferimenti lovecraftiani che tanto avevano fatto la fortuna del primo capitolo e una trama raccontata quasi alla stregua di un film di James Bond.

Insomma, Alone In The Dark 2 rappresenta un esperimento poco riuscito che segue un trend che non gli appartiene. Nonostante un’alta qualità degli enigmi (marchio di fabbrica della serie) la presenza di sezioni in cui ci ritroviamo travestiti da Babbo Natale o ad affrontare zombie armati di mitra, rompe la già poca tensione creata.

Infrogames si trova quindi davanti a un bivio: Comprendere l’errore commesso e tornare sui suoi passi o perseverare. Decide di perseverare.

Red Dead Redemption In The Dark: Alone In The Dark 3

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Reduci dall’esperimento finito a male di Alone In The Dark 2, il team di Infrogames decide di non fermarsi a pensare bensì di continuare per la sua strada portandoci nella rident cittadina mineraria di Slaughter Gulch, dove il nostro detective si trova a indagare riguardo un antico medaglione che ha legami con eventi soprannaturali.

Ad accompagnare Carnby c’è questa volta l’arechologa Aline Cedrac; I due scopropno che la cittadina è stata abbandonata a causa di strani avvenimenti e creature malvagie che hanno iniziato a infestarla. Durante il gioco, si imbattono in Emily Hartwood, un personaggio del primo capitolo della serie, membra di una troupe televisiva mandata a fare luce sui misteri della cittadina.

La trama si sviluppa attraverso esplorazioni, risoluzione di enigmi e combattimenti contro creature oscure. Durante il gioco si scopre che il medaglione ha il potere di aprire un portale tra il mondo reale e un regno oscuro. Si svelano legami con antichi culti e la lotta per evitare che le creature maligne si diffondano ulteriormente.

Ancora una volta la trama sembra in linea con l’identità del franchise, tuttavia Alone In The Dark 3 prende quanto di male fatto dal secondo capitolo e lo peggiora ancor di più.

Alla sua uscita nel 1994, Alone In The Dark 3 continua a fare uso dello stesso motore grafico del primo capitolo, il quale risulta ora datato e non paragonabile a quello degli altri giochi sul mercato, basti pensare che ora il nemico da superare è un certo DOOM.

A ciò si accompagna una soundtrack ripetitiva e una qualità delle animazioni non in grado di divertire il giocatore, che alle volte richiedono una perfezione tale nella risoluzione degli enigmi da far credere che la soluzione non sia quella trovata dal giocatore.

Il design dei nemici e delle ambientazioni è lontanissimo da quelle idee che hanno fatto la fortuna del primo capitolo: ci ritroviamo a fare i conti con dei cowboy zombie che non ci provano nemmeno a fare terrore, anzi presentano un doppiaggio grottesco che rende il gioco quasi comico.
Insomma, Alone In The Dark 3 si propone come il peggior titolo del franchise e mette una pietra sulla saga per almeno 7 anni, fin a quando Atari non acquista i diritti e decide di dare una seconda chance al padre del genere horror.

Un nuovo inizio: Alone In The Dark: The New Nightmare

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Tra Alone In The Dark 3 e il reboot Alone In The Dark: The New Nightmare passano 7 anni. Un periodo durante il quale il mondo dei videogiochi ha visto arrivare sul mercato i primi 3 Resident Evil, Code Veronica e il primo Silent Hill, tutti titoli che in un modo o nell’altro hanno preso e fatte proprie le basi poste da Alone In The Dark, riuscendo a migliorarle.

Non c’è da stupirsi quindi se The New Nightmare si ritrova a inseguire i titoli citati.
Atari dà la responsabilità di rilanciare il franchise al team Darkworks, creatori anche di Cold Fear nel 2004 e I am Alive del 2012.

The New Nightmare ci mette ancora una volta nei panni di Carnby e Alina Cedrac, tuttavia questi non sono gli stessi personaggi del terzo capitolo. 
Il gioco è infatti a metà strada tra un reboot e un sequel. Durante l’avventura è possibile trovare riferimenti ai primi due Alone In The Dark, cosa che fa pensare a un continuo della saga, tuttavia il gioco è ambientato nel 2001, quasi 80 anni dopo i fatti di Alone In The Dark 3.

Per quanto riguarda la trama,The New Nightmare segue il tipico canovaccio del franchise.
Carnby e Cedrac si trovano su un’isola per due ragioni opposte e durante le loro indagini si rendono conto che qualcosa di oscuro e sinistro è in atto. Si scontrano con creature orribili e devono risolvere enigmi per scoprire la verità dietro gli eventi.

Il gioco offre il punto di vista alternato di Carnby e Aline, con i giocatori che possono scegliere quale personaggio controllare in determinati momenti. Mentre esplorano l'isola, i protagonisti scoprono che antiche entità malvagie sono state risvegliate e cercano di uscire dal loro confinamento.

È sul piano del gameplay che The New Nightmare dà il meglio di se con ambientazioni ben fatte e diversificate tra loro, una buona caratterizzazione dei nemici, che ritornano a prendere spunto dai racconti di Lovecraft e una gestione delle risorse tale da creare ansia nel giocatore.

The New Nightmare sembra essere il punto di svolta per la rinascita della saga, tuttavia Atari decide di lasciare il progetto nel cassetto; almeno per altri 7 anni.

Alone In The Dark (Disco) Inferno

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Nel 2008 Atari decide di lanciare un nuovo reboot della saga affidando il titolo a vari sviluppatori.
Il nuovo titolo della saga è un dei più caotici e travagliati: La versione Windows, PlayStation 3 e Xbox 360 viene rilasciata da Eden Games mentre le versioni PlayStation 2 e Wii sono state affidate a Hydravision Entertainment. Il risultato sono due titoli con una trama simile ma con molte differenze tra loro.

Il nuovo Alone In The Dark viene ideato da Hervé Sliwa, il quale passeggiando per Central Park di notte, viene colpito da quell’ambientazione tanto da farne lo sfondo per il nuovo gioco del franchise Alone In The Dark.

Nonostante la trama del titolo cerchi di restare fedele con quanto visto nei primi 4 titoli precedenti, il gioco vede la quasi totale assenza di puzzle e momenti di tensione, il tutto a favore di una maggiore azione e velocità.

Se il gioco eccelle sul piano tecnico, lascia però l’amaro in bocca per un doppiaggio fatto veramente male e la presenza di tantissimi bug. A ciò si aggiunge la possibilità di poter scegliere il capitolo cui giocare sin dall’inizio: scelta che distrugge il livello di sfida nel giocatore.

La presenza di un numero abnorme di controlli ha poi creato non pochi grattacapi ai giocatori che si sono ritrovati a dover apprendere in poco tempo un numero veramente troppo alto di comandi.

Eppure, nonostante i suoi tantissimi problemi e le tantissime recensioni per il mondo che lo hanno valutato appena nella media, Alone In The Dark (2008) è stato un successo economico: cosa che ha fatto pensare ai più che il titolo potesse rappresentare quell'agognato nuovo inizio.

Tuttavia, ancora una volta Atari decide di mettere una pietra sopra al progetto Alone In The Dark… di nuovo per almeno 7 anni.

Alone In The Dark Mercenaries… ah no Illumination

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Nel 2015 Alone In The Dark ritorna con Illumination, uno shooter in terza persona con modalità co-op che ci porta nella ridente località di Lorwich, Virginia, una città fantasma nella quale, si dice, girino creature oscure.

Illumination ci mette nei panni di quattro personaggi: Ted Carnby, erede del tanto amato Edward; Sara Hartwood, una strega erede di Emily Hartwood; Gabriella Saunders, una ingegnere arrivata a Lorwich per cercare il padre; Padre Henry Giger, un prete inviato dal Vaticano per capire cosa stia succedendo (anche noi Eminenza, anche noi vorremmo capirlo).

Illumination è un vero e proprio fallimento. 
Tra una trama banale e del tutto inesistente durante il gioco, bug vari, doppiaggio fatto veramente male e assenza di idee, ha rappresentato il canto del cigno per la saga di Alone In The Dark, tant’è che dopo il titolo, il franchise è stato acquistato da THQ nel 2018 ed è rimasto nel cassetto per tantissimo tempo.

Il Testamento di Alone In The Dark

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Nato come titolo che ha dato le basi per la nascita del genere horror, Alone In The Dark non è mai riuscito a capitalizzare il potenziale a sua disposizione; nonostante l’ottima occasione presentata da The New Nightmare che avrebbe potuto dare nuova linfa alla saga.

Mentre saghe come Resident Evil e Silent Hill sono riuscite, nonostante qualche errore,  a resistere ai cambiamenti del mercato mantenendo la propria identità, Alone In The Dark si è letteralmente persa nel buio trovandosi incapace di ritrovare la propria identità.

Rilanciare una saga che ha avuto così tanti punti bassi non è semplice, anche alla luce del fatto che vi è a oggi un’abbondanza tale di saghe horror che diventa veramente complesso diversificarsi; eppure Alone In The Dark ha dalla sua un elemento che tanti franchise hanno pian piano abbandonato: l’attenzione ai puzzle.

A volte ritornano. Alone In The Dark Remake

Alone In The Dark, analisi della saga che ha dato vita al genere horror

Sull’onda dei remake iniziata da Capcom con Resident Evil 2, continuata da Electronic Arts con il remake di Dead Space e proseguita da Konami con l’annuncio di Silent Hill 2, THQ ha annunciato nell’estate del 2022 il remake del primo capitolo di Alone In The Dark.

Tuttavia sarebbe più adeguato parlare di reboot dato che THQ sembra aver messo mano alla trama originale, creando più una dichiarazione d’amore al titolo del 1992 che un vero e proprio rifacimento.

Dalle immagini, dai trailer e dalle notizie trapelate, sembra che THQ sia consapevole degli errori del passato e abbia deciso di fare le cose per bene. 
Ecco quindi che il design dei nemici è ispirato alle creazioni di Guillermo del Toro e la trama è stata messa nelle sapienti mani di Mikael Hedberg, già scrittore di SOMA e Amnesia: The Dark Descent.

Il gameplay sembra più vicino ai moderni Resident Evil che a quanto visto nel 2015 in Illumination e sembra metterci nei panni di un Edward e una Emily completamente persi dinanzi alle mostruosità che gli si parano dinanzi.

Questa potrebbe essere l’ultima chiamata per il franchise di Alone In The Dark e noi, da buoni gamer quali siamo, non possiamo che voler dare l’ennesima chance a questa saga che tanto ha segnato il mondo dei videogiochi.