Recensione Resident Evil 4: Capcom guarda al passato ma senza voltare le spalle al futuro

Capcom dice ancora una volta la sua su come realizzare un remake (quasi) perfetto. Ecco perchè

Recensione Resident Evil 4 Capcom guarda al passato ma senza voltare le spalle al futuro

A pochi giorni dalla sua uscita italiana, prevista per il 24 Marzo, Resident Evil 4 Remake ha mostrato che, ancora una volta, Capcom sembra aver trovato la giusta formula per sfornare remake di successo. Contrariamente a quanto fatto per Resident Evil 3, dove forse si è più pensato a capitalizzare lo sforzo fatto per il secondo capitolo, qui Capcom si mette di buzzo buono per ridare vita a quello che, a conti fatti, è uno dei momenti di svolta più importanti e significativi per la saga horror più famosa del mondo (non ho detto “la migliore” , occhio).

Resident Evil 4, quando Capcom perse l’innocenza.

Dopo 4 capitoli integerrimi, dove la software house nipponica aveva creato ed esplorato i meandri del survival horror, nel 2005 Capcom rinnova completamente la saga, riscrivendone le regole di base. Setting molto più aperto, meccaniche più action e nuovi orizzonti di gameplay tutti da esplorare. Il prezzo da pagare era legato però da alcune scelte completamente fuori contesto: enigmi praticamente azzerati, anche gli animali presenti nel gioco droppavano oggetti utili, e Leon si era trasformato nel rigattiere più figo mai visto, dal momento che tutti gli oggetti di valori trovati sul campo potevano essere trasformati in moneta sonante grazie alla presenza forse più stonata di tutta la produzione: il mercante.

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Nascosto in bella vista all’interno della mappa si poteva infatti incontrare questo losco figuro pronto ad upgradare le nostre armi, venderci nuovi e più potenti strumenti di morte e comprare le cianfrusaglie raccolte in giro. Un pugno in faccia per i puristi del genere, abituati a dover sempre fare affidamento sulle poche risorse raccolte in giro e a centellinare ogni singola cartuccia, che ne quattro capitoli precedenti (i tre canonici + Veronica), non spuntavano esattamente come funghi.

Quindi una nuova vita per il genere, meno survival, ma anche meno horror. Gli zombi erano stati sostituiti dagli abitanti di un villaggio spagnolo infettati con “La piaga”, che effettivamente si comportavano come i più classici non morti, ma le cui movenze erano certamente più rapide e in grado di mettere a dura prova anche le rinnovate capacità regalate al giocatore, che rispetto a quanto visto fino a quel momento era in grado di compiere azioni più rapide ed efficaci e a cui, finalmente, era stato tolto il famoso “palo tra le chiappe” che ne ha caratterizzato i movimenti delle prime uscite.

Malgrado tutto questo, però, Resident Evil 4 riscosse un successo incredibile sotto tutti i punti di vista, conquistando anche i più puristi dei survival, coinvolti in nuove e frenetiche sparatorie con nemici meno stupidi (ma nemmeno dei premi Nobel, intendiamoci) e mettendo i soffitta l’utilizzo della materia grigia per la soluzione dei puzzle. Più in generale era proprio cambiato il tono con cui Capcom parlava ai suoi fans. Un tono che ha proseguito per altri tre capitoli dalle alterne fortune, prima di tornare parzialmente sui suoi passi e riprendere almeno in parte le atmosfere degli esordi.

Questo Remake vuole riprendere tutta la gloriosa potenza visiva dell’episodio del 2005, amplificando la soddisfazione per gli scontri a fuoco e ponendo anche parzialmente rimedio alla decisa virata del gioco verso l’action horror dal tracciato cerebrale piatto. Perché se è vero che in Resident Evil 4 Remake troviamo tutti questi elementi, è altrettanto vero che avremo anche modo di spremere (leggermente) le meningi per risolvere qualche puzzle originariamente assente, vivere qualche momento di assoluta novità e, più in generale, rifarci gli occhi con una estetica curata in quasi tutti i dettagli.

Recensione Resident Evil 4: Capcom guarda al passato ma senza voltare le spalle al futuro

Il risultato finale è davvero molto appagante, perché ad affiancare momenti già conosciuti e scolpiti nella memoria dei giocatori, ci saranno anche passaggi del tutto nuovi che rappresentano una piacevole novità. Certo, il gioco è sempre quello e se non siete riusciti a scendere a patti con un mood molto distante dal survival “denso” dei primi capitoli difficilmente potrete farlo qui. Anche in questo Remake sparare ad una gallina potrebbe regalarvi un prezioso zaffiro da rivendere al mercante, grazie a cui comprare un lanciarazzi per abbattere un boss di fine livello.

Manca proprio quel senso di pesantezza, di urgenza e di instabilità che permeavano i primi Resident Evil, a favore di un gunplay più soddisfacente e di un approccio più variegato. Grazie alla visuale in seconda persona potrete infatti mirare a specifiche parti degli avversari e scegliere, per esempio, di azzopparli prima di finirli con il vostro coltello (che può rompersi), oppure fare incetta di munizioni e riversare le vostre frustrazioni abbattendo i nemici con ferocia.

E’ proprio questa varietà, questa richiesta di alternare l’approccio per far fronte a qualche momento di magra in termini di approvvigionamento, che sicuramente fa la differenza nella 20 ore di Resident Evil 4. Pur nel suo essere imperfetto nelle sue fondamenta riesce comunque a divertire e, in questo caso, a far provare qualche emozione in più al giocatore. Emozioni provate quasi 18 anni fa, intendiamoci, ma che forse ora sono più legate alla sua sostanza e meno all’apparenza.

Restano ancora dei problemi che esattamente come in origine ti fanno odiare alcuni passaggi dell’avventura, specialmente quando si giocherà in compagnia dell’obbiettivo della missione di Leon. Ancora una volta Ashley si comporterà più come un peso che non come una risorsa, ve la ritroverete spesso ad impallare la visuale di tiro, si rivelerà incapace di sfuggire in maniera coerente ai tentativi avversari di rapirla, o rimarrà ferma a farsi bersagliare dal cecchino di turno, aspettando che voi andiate a recuperarla e a tirarla fuori dai guai. Ma è solo una piccola ombra in un gioco che ha dimostrato la volontà di Capcom di metterci del suo per continuare a rendere più attuali i suoi grandi classici. E con il Remake di Resident Evil 4 il risultato è stato ampiamente raggiunto.

Recensione Resident Evil 4: Capcom guarda al passato ma senza voltare le spalle al futuro

Resident Evil 4 Remake

Versione Testata: Xbox Series X

9

Voto

Redazione

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Resident Evil 4 Remake

Dopo lo scivolone di Resident Evil 3, dove Capcom si era limitata a fare il compitino per capitalizzare lo sforzo del 2, Resident Evil 4 dimostra a tutti come fare un remake di livello. Rimangono le peculiarità classiche di questo capitolo così particolare nella saga di Resident Evil, che se non avete amato in origine vi lasceranno ancora una volta con l'amaro in bocca, ma è scontato il fatto che quanto messo in campo sia davvero un ottimo esempio di come dovrebbe essere tratto un remake di questo livello.