Oscar Noms 2024, chi ha vinto davvero? L'analisi delle nomination, tra sorprese e conferme

Barbie non ha davvero perso, Nolan deve guardarsi le spalle, le donne e gli stranieri mettono il piede nella porta: chi ha vinto davvero, secondo le nomination agli Oscar 2024.

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Con le nomination agli Oscar 2024, annunciate qualche ora fa, è davvero arrivata l’ora di tirare le prime somme sulla scorsa annata di cinema hollywoodiano e internazionale, in attesa di vedere tra un mese e poco più, chi porterà a casa le statuette.

Le nomination però sono già in sé un affare serio, serissimo. Possono fare la differenza in una carriera, fotografando amicizie, simpatie e rivalità interne dell’industria cinematografica statunitense. Gli Oscar infatti sono l’unico premio attribuito da un vastissimo parco di votanti pescati all’interno delle professionalità cinematografiche, per larga parte statunitense. A differenza dei premi attribuiti dalle accademie tradizionali (come gli Emmy) o dalla stampa/critica (come i Golden Globes), o dal pubblico (People’s Choice Awards), sono un termometro molto, molto importante per interpretare l’Hollywood pensiero.

Spesso però l’espressione di questo pensiero viene approcciata con una certa superficialità, fermandosi all’apparenza delle cose, laddove le indicazioni ricevute sono più sottili, talvolta ambigue. Riguardiamo dunque, categoria per categoria, i nominati agli Oscar 2024, tentando di fare qualche considerazione non banale a riguardo.

Scopri tutte le nomination agli Oscar 2024.

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Come è andato a finire lo scontro tra Barbie e Oppenheimer?

Ha vinto Christopher Nolan, per ora. Oppenheimer infatti è il film con più nomination (tredici), che centra tutte le categorie più pesanti: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, tre candidature attoriali.

Barbie invece manca alcune nomination importanti: la regia per Greta Gerwig, la candidatura per la protagonista Margot Robbie. Qui la considerazione è abbstanza surreale: Ken va a candidatura, Barbie no. Ancora più sconcertante notare come certe dichiarazioni un po’ piccate di America Ferrera sembrino averla aiutata ad agguantare la candidatura all’ultimo come non protagonista, pur non essendo favorita. Invece la compagna di set Margot Robbie, centrale e fondamentale per la riuscita e la realizzazione del film di cui è anche produttrice, rimane a bocca asciutta. Un piccolo cortocircuito, che penalizza la narrazione vincente di Barbie.

Chi è Margot Robbie e come è diventata Barbie

Barbie però non è assolutamente uno sconfitto, anzi. Giocarsela a questo livello pur essendo un film commerciale, estivo, pensato per il botteghino e l’intrattenimento è un grande risultato così come l’incasso di Oppenheimer (più autoriale, serio, difficile e lungo) lo è in senso opposto. Negli ultimi anni l’Academy si è un po’ aperta all’apprezzamento di opere più pop, ma continua a dare grande priorità all’autorialità. Essendo un premio di cinema, non è un approccio criticabile. Dieci anni fa questo risultato per Barbie sarebbe stato impensabile: lo stesso Nolan ha dovuto lasciare le rotte più commerciali per smettere di essere snobbato. Ricordate quanto andò male a Il cavaliere oscuro? Ecco.

Oppenheimer ha la strada spianata, ma…

Christopher Nolan è l’uomo da battere, Oppenheimer è il grande favorito: questo ci raccontano questo nomination. D’altronde il regista insegue la sua consacrazione agli Oscar ormai da due decenni. Non sarà una passeggiata però, anzi: chi entra in conclave come papa spesso ne esce vescovo.

Quest’annata poi ha espresso film particolarmente riusciti e forti in ambito di award season, la lunga stagione di premiazioni che porta agli Oscar. Povere creature! per esempio sta cominciando ad entrare nel suo momento magico:il film di Lanthimos è riuscito a imporre Mark Ruffalo ai danni di Dominic Sessa nella categoria di Miglior attore non protagonista, una delle nomination per cui si ci era spesi di più da parte del team di The Holdovers - Lezioni di vita, dimostrando che c’è molto consenso e una popolarità crescente in questo senso. Con Emma Stone pronta a scornarsi con Lily Gladstone per la statuetta di miglior attrice protagonista in una delle sfide più combattute dell’anno, con Lanthimos che entra tra i registi, gli sceneggiatori e in miglior film, c’è un valido avversario per Nolan.

La recensione di Oppenheimer

Difficile poi trascurare il vecchio leone Martin Scorsese, che con l’oceanico Killers of the Flower Moon porta a casa 10 nomination. Scorsese negli ultimi anni raccoglie sempre tanto in termini di candidature, ma pochissimi in quelli di vittorie. Tuttavia il fatto che abbia avuto la meglio su Greta Gerwig in regia e che il film abbia dalla sua il lavoro di rappresentazione fatto per i nativi americani non deve farlo sottovalutare.

La recensione di Killers of the Flower Moon

Attenzione anche a The Holdovers, un crowd pleaser vero, che si è imposto in tutte le categorie principali. In anni recenti spesso film più rassicuranti e “facili” hanno avuto la meglio su pellicole più impegnate e complesse. I votanti ci sono, dato il numero e il peso specifico delle nomination, Giamatti sembra guidare la sfida per miglior attore protagonista, Da’Vine Joy Randolph ha quasi l’Oscar in mano. Certo l’esclusione di Sessa tra gli attori e di Payne tra i registi lo fanno apparire più indebolito, ma è presto per cantar vittoria.

La recensione di The Holdovers - Lezioni di vita

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Passa lo straniero: Glazer e Triet sorprendono

Una delle notizie più importanti e rilevanti è il fatto che quest’anno tra i film forti ci siano ben due film “stranieri”: il francese Anatomia di una caduta e l’inglese La zona d’interesse. Sono due pellicole fortissime provenienti dal Festival di Cannes, vinto dalla prima, tallonata dalla seconda.

Impressionante la performance del film francese: butta fuori la Gerwig dalla cinquina della regia imponendo Justine Triet (forse premiata in quanto regista di una pellicola più autoriale?), s’impone in miglior film e miglior sceneggiatura, miglior montaggio e porta alla nomination la tedesca Sandra Hüller avendo la meglio su Margot Robbie, in una categoria combattuta.

Il film inglese di Jonathan Glazer raccoglie le stesse nomination di peso: la Hüller è centrale anche in questa pellicola e ha rischiato una seconda nomination, come non protagonista. La zona d’interesse è un film inglese di produzione, ma girato in Polonia, con un cast teutonico, interamente parlato in tedesco. È forse il film più sperimentale e più duro tra i nominati, un tour de force visivo nella gelida realtà di chi viveva a ridosso dei campi di concentramento come niente fosse. Imporsi così con un racconto tanto estremo racconta della capacità dei distributori americani come A24 di rendere importanti, chiacchierate e nominate pellicole anche difficili da digerire per il pubblico dell’Academy.

Glazer e Triet sono anche i portabandiera di un cinema ibrido, europeo di bandiera, multiculturale, parlato in tante lingue, che mette insieme nazionalità e sensibilità differenti. Un cinema come quello di Io capitano di Matteo Garrone, diretto da un italiano, girato lungo le rotte migratorie dell'Africa, parlato in wolof. Triet sembra avere una marcia in più e, se ci sarà voglia di premiare una donna, attenzione davvero a dove potrà arrivare.

Netflix sorniona se la ride

Il film di Netflix più spinto, il bellissimo May December di Todd Haynes, conquista una sola candidatura. Eppure Netflix guida la classifica dei distributori con più nomination, 18, a 5 lunghezze da Apple, forte del successo di Scorsese e nelle nomination tecniche di Napoleon.

Impressionante la pervasività del servizio streaming, che riesce nell’impresa oggigiorno difficilissima di imporre un titolo in una sola categoria, senza il traino delle principali. Basti vedere El Conde nella fotografia, May December nella sceneggiatura appunto, per non parlare dell’incredibile tripletta autoriale. Con un lavorio dietro le quinte stellare e passato quasi in sordina, Netflix piazza la nomination di Colman Domingo per Rustin e di Annette Bening e Jodie Foster per Nyad, titoli che sorprendono il pubblico generalista perché pochissimo chiacchierati, ma che al momento giusto hanno fatto la differenza.

La recensione di May December

Ci sarebbe veramente da imparare, perché sarebbe anche più avvincente che i distributori portassero avanti le singole candidature meritorie invece di rischiare poco, puntare tutto su massimo un paio di titoli, farli imporre a discabito di altri. Gli altri studios hanno usato questa strategia - Universal, Searchlight, Warner - così come A24, rimanendo indietro. A24 però c’entra un risultato che quest’anno riesce solo a lei: piazzare due film candidati nella categoria principale. Qualcosa di titanico, considerate le dimensioni di questo distributore.

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L’Italia ringrazia la Francia, di nuovo

Matteo Garrone si porta a casa una nomination molto importante con il suo Io capitano, nominato come miglior film internazionale. Chance di vittoria quasi nulle, dovendosela giocare con due film strepitosi come Perfect Days di Wim Wenders (altro film in cui la nazionalità del regista e quella dei protagonisti non coincidono) e La zona d’interesse di Jonathan Glazer, quasi sicuro vincitore.

Garrone, come fu a suo tempo per Sorrentino con La grande bellezza, deve ringraziare la cecità francese. Per beghe politiche interne tutte da interpretare, i francesi infatti hanno compiuto la scelta suicida di non candidare Anatomia di una caduta in questa categoria, percorso che avrebbe portato a nomination e vittoria quasi certe.

Il candidato francese che ha mancato la nomination è un film stupendo: The Taste of Things di Tran Anh Hung, ancora una volta film in cui la nazionalità del regista e quella dei protagonisti non coincidono. In un’annata normale Garrone non l’avrebbe spuntata contro un film così apprezzato e con una protagonista nota come Juliette Binoche, ma è probabile che il titolo sia stato punito per la hyubris francese. L’Academy non prende mai bene la decisione di una nazione estera di non inviare il proprio candidato forte in questa categoria.

Il paradosso è che Triet potrebbe non vincere nemmeno un Oscar nonostante questo cursus stellare, proprio perché le è stata nominata la possibilità di concorrere in questa categoria, mentre Glazer ha ottime probabilità di portare a casa almeno una statuetta.