La voce di Mickey: intervista a Stefano Crescentini, doppiatore di Robert Pattinson e narratore dell’audiolibro Mickey7
Stefano Crescentini è la voce italiana di tutti i Mickey: dalle versioni cinematografiche di Robert Pattinson alle voci narranti del romanzo di Edward Ashton in versione audiolibro. Lo abbiamo intervistato in merito.
È la storica voce italiana, tra gli altri, di attori di grande calibro come Robert Pattinson e Jake Gyllenhaal. Con una lunghissima carriera alle spalle e tantissimi impegni nel panorama italiano del doppiaggio nostrano, Stefano Crescentini ha affrontato inizio 2025 una nuova sfida: quella di prestare la voce a tutte le versioni di Mickey, il sacrificabile interpretato da Robert Pattinson nell’omonimo film, anche fuori dal perimetro cinematografico. Crescentini ha prestato il suo talento vocale al mondo degli audiolibri, diventando la voce narrante dell’edizione italiana di Mickey7 di Edward Ashton, romanzo di fantascienza pubblicato in Italia da Fanucci Editore da cui è tratto l’ultimo film di Bong Joon-ho ora in sala.
Audible ha affidato a lui il compito di dar vita ai personaggi dell'audiolibro, in un'esperienza che lo ha visto per la prima volta nel ruolo di narratore principale, protagonista assoluto della storia. In questa intervista, Crescentini mi ha raccontato il suo approccio a Mickey7, le sfide incontrate e il legame speciale che lo lega all'attore Robert Pattinson.
Quello di Mickey7 il primo audiolibro di cui ti occupi, ma è il primo in cui fai da voce narrante principale, protagonista e assoluta. Come è nato questo progetto?
Stefano Crescentini - Conosco molto bene la realtà di Audible perché per loro ho fatto un audio dramma, nella parte che originariamente era affidata a James McAvoy, che è un attore che io doppio sempre, quindi mi chiamarono per quello.
In questo caso, in realtà, per me era la prima volta che facevo un audiolibro ed è stata un'esperienza del tutto nuova. Mi hanno contattato e mi hanno detto: "Guarda, ci sarebbe l'audiolibro di Mickey7 e visto che noi sappiamo che hai già doppiato il film..."
Infatti io il film l'ho doppiato intorno a novembre dello scorso anno. Mi hanno detto che visto che sono la voce di Robert Pattinson avrebbe fatto loro molto piacere che interpretassi anche il libro. Per me è stato un grande piacere accettare questa lavorazione, anche se era veramente del tutto nuova come esperienza. Infatti ho scoperto un mondo completamente diverso da quello che io avevo vissuto con precedenti esperienze di audio narrazioni più recitate, per così dire.
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Quindi è arrivato prima il film dell'audiolibro? Volevo proprio chiedertelo.
Assolutamente prima il film, che è stato doppiato a novembre. L'audiolibro, invece, l'abbiamo realizzato tra fine gennaio e la prima metà di febbraio, anche in base alle mie esigenze lavorative e private.
In qualche modo le due esperienze si sono influenzate? Essere già stato Mickey nel film ti ha in qualche modo preparato per l'audiolibro, o sono state esperienze separate?
Assolutamente sì, l'aver fatto prima il film mi ha aiutato a dare una certa interpretazione all'audiolibro. Spero che questo si traduca in un'esperienza più utile e piacevole per chi ascolta. Le due cose sono strettamente collegate.
In questa narrazione ci sono due Mickey: Mickey 7 e Mickey 8. Tu li interpreti in modo che sia facile distinguerli per l'ascoltatore, anche quando il libro non dà indicazioni in merito. Come hai lavorato per differenziare queste due voci?
Nel libro, in realtà, non emerge una marcata distinzione caratteriale tra Mickey 7 e Mickey 8 come invece avviene nel film con Mickey 17 e Mickey 18. La differenza sostanziale risiede nel numero delle iterazioni: nel libro si arriva fino a 8, mentre nel film hanno esteso fino a 18. La differenziazione caratteriale, a dire il vero, l'abbiamo introdotta grazie al film, ispirandoci all'interpretazione di Robert Pattinson. Abbiamo lavorato distintamente sui due personaggi proprio perché Sette è, diciamo, il più "sfigatello" – mi si passi il termine – il più debole di carattere. Il contrasto più evidente si manifesta con la contemporanea rinascita di Otto, che incarna il Mickey Burns più risoluto, più determinato, quello che, consentitemi l'eufemismo, "ha le palle" e lo aiuta a superare le difficoltà.
Vocalmente, abbiamo seguito l'esempio di Robert Pattinson, adottando una voce leggermente più acuta, più di testa per Sette. Mi ha divertito molto leggere commenti online, nei trailer del film. Me li sono andati a cerare per leggere qualche impressione, anche se io di solito non frequento i social, tranne WhatsApp (ride). In alcuni commenti si chiedevano se avessero cambiato il doppiatore, se non fosse più la voce storica di Pattinson. In realtà, nessuno mi aveva riconosciuto, proprio perché ho utilizzato una voce più impostata, più di testa, ma soprattutto un diverso modo di recitare, per rendere al meglio il personaggio spaesato, ingenuo, un po' "sfigatello" come dicevo.
Invece, per Otto, come per il Mickey18 nel film, ho optato per una recitazione e una vocalità più bassa, più profonda – non certo da Batman, ma sicuramente più simile alla sua – e un'interpretazione più decisa, più forte. Credo che nell'audiolibro questo aiuterà molto l'ascoltatore a distinguere chiaramente i due personaggi. Senza dimenticare che ci sono molti altri personaggi che parlano e persino altri Mickey che compaiono brevemente, come nel film, ma sono sempre dei Mickey. Nell'audiolibro, come nel film, ci siamo concentrati sulla differenziazione caratteriale, recitativa e vocale principalmente tra Sette e Otto.
Nell'audiolibro, ha trovato difficile interpretare le parti descrittive rispetto ai dialoghi, visto che è diverso dal suo lavoro abituale di doppiatore?
Bellissima domanda, perché è proprio da lì che è scaturita la principale difficoltà che ho incontrato nella realizzazione di questo audiolibro, una difficoltà che lo distingue nettamente dall'audio-dramma. L'audio-dramma è molto più simile al mio lavoro, poiché mi limito a interpretare le battute del mio personaggio, recitando esclusivamente le parti dialogate. In questo caso, invece, si alternano parti recitate, ovvero quelle delimitate dalle virgolette, a lunghi e corposi passaggi di lettura. E qui ho compreso – per la prima volta con tale chiarezza – la differenza fondamentale tra la lettura di un libro per uso personale e la lettura ad alta voce per un audiolibro. Quando si legge individualmente, si può leggere a bassa voce, mentalmente, ognuno adotta il metodo che preferisce. Spesso ci si accorge solo in questo contesto di quanto frequentemente si tenda a tornare indietro, a rileggere un paragrafo o un capitolo, perché magari, pur avendo letto, si è interpretato erroneamente una virgola, un'intenzione, e quindi si torna indietro per correggere.
Quando invece si legge per un audiolibro, è necessario procedere in modo lineare, comprendere immediatamente il significato. La difficoltà risiedeva proprio in questo: ci sono passaggi molto lunghi, parti introspettive, incisi che, magari, non si comprendono immediatamente, ma che rileggendo diventano più chiari. La punteggiatura assume un'importanza cruciale: è fondamentale seguirla e rispettarla scrupolosamente. Pertanto, la sfida principale di un audiolibro, rispetto al lavoro di doppiaggio a cui siamo abituati, risiede proprio in questo.
Come si svolge una tipica giornata di lavoro nella lettura di audiolibri rispetto al doppiaggio? Quali sono le differenze in termini di ambiente, strumenti e difficoltà?
Da un punto di vista tecnico, l'esperienza è piuttosto simile al doppiaggio. Abbiamo lavorato in uno splendido studio di doppiaggio, lo stesso dove, da anni, presto la mia voce a una famosissima soap-opera. Si tratta di uno studio di doppiaggio a tutti gli effetti. La sala in cui abbiamo lavorato era leggermente più piccola rispetto alle classiche sale di doppiaggio, ma la strumentazione – il fonico, il microfono – era la stessa.
La differenza principale risiede nella posizione: sono rimasto seduto, proprio come ora, dietro a una scrivania, con il microfono posizionato alla mia altezza. Nel doppiaggio, invece, ci muoviamo molto, anche per favorire la vocalità. La postura eretta, infatti, permette una vocalità più aperta e una maggiore espressività. Nella lettura, questa necessità non c'è. Tuttavia, la sala di registrazione era identica a quelle che utilizziamo per il doppiaggio tradizionale. È una sala di doppiaggio assolutamente standard, con un fonico specializzato che si occupa di tutti gli aspetti tecnici e della microfonazione, esattamente come nel doppiaggio.
La differenza sostanziale, come dicevo, è che nella realizzazione di un audiolibro si rimane seduti. La durata dei turni, però, è la stessa del doppiaggio: i nostri turni durano al massimo tre ore, generalmente con orari dalle 9:30 alle 12:30, dalle 13:30 alle 16:30, oppure dalle 16:30 alle 19:30. Per l'audiolibro vale lo stesso principio: se si conclude il lavoro in meno tempo, si termina prima; altrimenti, si rispettano le tre ore canoniche. In sostanza, i turni hanno la stessa durata di quelli impiegati nel doppiaggio
Al di là del suo ruolo professionale nel mondo degli audiolibri, sei anche un ascoltatore abituale? E se sì, quale formato preferisci: l'audio-dramma o l'audiolibro classico con voce narrante?
A dire il vero, non sono un ascoltatore così assiduo, capita raramente. Tuttavia, devo ammettere che propendo più per l'audiolibro classico. Indosso le cuffie, mi immergo nell'ascolto e mi rilasso, magari durante un viaggio in treno: chiudo gli occhi e mi lascio trasportare. In particolare, mi appassiona il genere fantasy, sia negli audiolibri che nelle serie TV o nei film. Adoro il fantasy classico, sullo stile de Il Signore degli Anelli, Harry Potter e simili. Quindi, quando ascolto un audiolibro, mi lascio trasportare dalle emozioni di queste storie.
Vorrei concludere con una domanda sul film, dato il tuo ruolo di doppiatore storico di Robert Pattinson. Volevo chiederti, da osservatore attento e voce italiana dell'attore da molti anni, qual è stata la tua impressione sulla sua interpretazione in questo ruolo.
Guarda, ho notato un'evoluzione significativa in Robert Pattinson già prima di questo film. L'ho doppiato agli esordi e, ovviamente, durante il boom della saga di Twilight. Già allora, in film come Remember Me, cercava di cambiare stile. In Cosmopolis di Cronenberg si intravedeva un cambiamento, ma non era ancora del tutto espresso. Secondo me, il grande salto di qualità l'ha compiuto dopo Tenet, grazie alla collaborazione con Nolan. In questo film, diretto da un altro grandissimo regista, ha differenziato i due personaggi in modo magistrale, con una regia superba. È diventato davvero bravo! Anche in Batman, al di là delle scene in cui è Batman, nelle sequenze in cui interpreta Bruce Wayne, dimostra una notevole maturità.
Agli esordi, con Twilight, lo trovavo un po' spigoloso e non era sempre facile stargli dietro. Dicevamo spesso che non è semplice doppiare un attore con quelle caratteristiche. Invece, ora ha fatto un enorme salto di qualità ed è diventato davvero bravo, il che rende il mio lavoro più semplice. Quando un attore fa delle caratterizzazioni e differenziazioni così efficaci, il nostro compito è riprodurre il loro lavoro nella nostra lingua, né più né meno, apportando il nostro tocco personale, ma rifacendo ciò che hanno creato loro. Se l'attore è bravo, è tutto più facile.
Mi sembra di capire che tu senta un legame particolare con lui, un po' come con una persona con cui hai condiviso un lungo percorso professionale.
Sì, decisamente. Ci sono quei due o tre attori con cui ho sviluppato un rapporto speciale, e lui è tra questi. L'altro è ovviamente Jake Gyllenhaal, che seguo da circa 25-30 anni, avendolo doppiato in più di 30 film. Con loro ti senti davvero parte del loro percorso. Pattinson è uno di quelli: ormai lo conosco bene, conosco la sua vocalità, so quando utilizza la voce o le espressioni facciali in un certo modo per trasmettere determinate emozioni. Lo conosco piuttosto bene, sì.