The Pitt, recensione: un turno in ospedale infinito, tra la vita e la morte

Quindici episodi per raccondere l'odissea quotidiana affrontata da medici e infermieri di un ospedale di Pittsburgh. Premiata con 3 Emmy, ora su Sky.

Ambientata in una città che è simbolo della classe lavoratrice americana, ovvero Pittsburgh, The Pitt arriva finalmente in Italia dopo essersi aggiudicata tre premi di spicco alla recentissima edizione degli Emmy: migliore serie drammatica, migliore attore e migliore attrice protagonista. La serie in quindici episodi è nata col presupposto di mostrare le sfide quotidiane e le difficoltà quasi insormontabili che medici, infermieri e staff affrontano ogni giorno.

Per chiunque intenda approcciarsi ora alla visione con il suo arrivo su Sky, urge un avvertimento importante: se vi considerate spettatori facilmente impressionabili, il nostro consiglio è quello di andare molto cauti con la visione. Perché puntata dopo puntata, al fine di aumentare il realismo a livelli mai visti prima, non mancheranno operazioni chirurgiche sempre più complesse, con sangue e organi in bella vista su schermo.

The Pitt, recensione: un turno in ospedale infinito, tra la vita e la morte

The Pitt: nel cuore del dramma

La particolarità di The Pitt, creata da una delle menti dietro al cult seriale E.R. - Medici in prima linea, risiede nel fatto che è ambientata interamente nel corso di un turno di lavoro tra le corsie dell'ospedale, una scelta che la distingue dai vari medical drama realizzati nel corso degli ultimi anni. Qui infatti ogni episodio non si concentra su un singolo caso, ma va a formare un quadro generale che unisce le vicende, più o meno private, di una miriade di personaggi, siano questi dottori, infermieri o pazienti stessi, che arriviamo a scoprire e conoscere meglio con lo scorrere della vicenda, tra nuovi dettagli che emergono e inaspettati colpi di scena.

The Pitt, recensione: un turno in ospedale infinito, tra la vita e la morte

Non troverete situazioni estreme risolte eroicamente, ma un abisso sempre più profondo di disperazione dove sarà però proprio il coraggio di questi individui, pronti a mettersi in gioco per salvare le vite di perfetti sconosciuti, a offrire un briciolo di speranza in una società americana sempre più al collasso. E non è un caso che la parte finale della serie si "accenda" ulteriormente con l'arrivo di persone rimaste ferite in un mass-shooting, in un Paese dove l'uso delle armi e la violenza ad esse collegata è quanto mai tema di discussione.

Senza un attimo di tregua

La carenza di personale, la mancanza di risorse, il burnout psicofisico degli operatori e le complesse decisioni che sono costretti a prendere in condizioni di pressione estrema. Non manca niente in un racconto a più voci che ci racconta una realtà quasi insostenibile, dove anche coloro più preparati si ritrovano ad affrontare i propri demoni quando sotto i loro occhi assistono a così tanto orrore in un crescendo di caos. L'opera non si limita a rinnovare il genere: lo sviscera, ne espone i nervi - letteralmente - e mostra il sistema sanitario statunitense come un organismo prossimo al collasso, un paziente terminale tenuto in vita solo dalla stoica abnegazione dei suoi medici. Basti pensare che soldati armati di mitra si muovano in mezzo alle barelle con la più totale tranquillità o che i topi si nascondano tra i corridoi, mentre chi attende di essere visitato rischia di attendere ore e ore nell'apposita sala.

The Pitt, recensione: un turno in ospedale infinito, tra la vita e la morte

La scelta narrativa si rivela un formidabile strumento di tensione, trasformando la progressione temporale in una morsa che cattura lo sguardo e l'anima, in un climax di apprensione nella stoica, nobile missione da parte dei protagonisti, con la fine di quel turno che sembra non arrivare mai, sfaldando certezze e rischiando di incrinare amicizie e rapporti, ma al contempo di rinsaldarne altri. La regia, lontana da ogni estetismo patinato, abbraccia un approccio quasi documentaristico ed è proprio lì che "fa male", svelando tutto senza filtri tra budella, ossa ed emoglobina. Tutto questo contribuisce a delineare un'atmosfera sempre più claustrofobica e opprimente, dove i vari personaggi si muovono come fantasmi in attesa del giudizio universale.

Tra luce e tenebre

Ma The Pitt è anche molto altro, perché tramite chi si ritrova suo malgrado, come accompagnatore o nelle ancor più pericolose vesti di diretto interessato, offre modo di analizzare uno spaccato di umanità a 360°. Dalle discussioni sull'aborto a quelle sull'eutanasia, dal discorso relativo alla donazione degli organi alla depressione, fino naturalmente alla già citata diffusione delle armi da fuoco. Non manca nulla, da parti last-minute - anch'essi mostrati in camera - a genitori che devono decidere se acconsentire alla donazione fino a figli che vedono spirare sul letto d'ospedale genitori anziani: situazioni nelle quali una parte di pubblico potrà amaramente ritrovarsi e che sono state realizzate con una amara e dolorosa verosimiglianza, capace di lasciare il segno. 

The Pitt, recensione: un turno in ospedale infinito, tra la vita e la morte

È in questo scenario da trincea che si muove il Dott. Michael Robinavitch di Noah Wyle, che torna idealmente "sul luogo del delitto" - era una regular star proprio della succitata E.R. - qui nei panni di un veterano disilluso ma sempre pronto al sacrificio. La sua interpretazione, misurata e dolente, funge da epicentro emotivo di un racconto a più voci, che indaga il fattore umano sotto una pressione inimmaginabile. Tutto è esasperato in un tour de force che metterebbe a dura prova chiunque, tra la fatica, la frustrazione, la lotta contro la burocrazia e la disperata ricerca di un barlume di empatia in un meccanismo che sembra non concedere momenti per pensare e per amare. Per raccontare l'inferno, The Pitt sceglie di trascinarci al suo interno senza filtri: siete stati avvisati, ma qualora abbiate lo stomaco adatto la serie merita ampiamente la visione.

 

 

Gallery

The Pitt

Rating: V.M. 14

Nazione: Stati Uniti d'America

9

Voto

Redazione

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The Pitt

Ci troviamo di fronte ad una serie che non edulcora e non ha paura di (dis)togliere lo sguardo, eventualità che lascia caso mai allo spettatore maggiormente impressionabile. Le procedure mediche sono infatti mostrate con una verosimiglianza chirurgica, di nome e di fatto, con la sofferenza dei pazienti che viene mostrata in tutta la relativa crudezza. Ferite, sangue, il suono di ossa che si spezzano e la fragilità dei corpi esposti sono elementi di un realismo che intende porsi come una vera e propria dichiarazione d'intenti. Sui mali di un Paese e di una società certamente schiava delle armi e di politiche mediche controverse, ma anche in grado di mettere il pubblico di fronte ai propri preconcetti e pregiudizi, di lasciarlo lì di sasso. The Pitt affronta tematiche etiche, spirituali e psicologiche con una nuda durezza, che è catarsi tanto dolorosa quanto necessaria.

 

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