The Night Agent 2 tradisce Netflix, i nuovi episodi nettamente inferiori alla prima stagione
Squadra che vince non si cambia. O, almeno, non si dovrebbe. Ma The Night Agent 2 lo fa
Spiace, e parecchio, perché è di Shawn Ryan (sì, lui, il creatore di quel capolavoro poliziesco che è The Shield). Ma la seconda stagione di The Night Agent, su Netflix dal 23 gennaio non è all’altezza delle aspettative, dopo la prima. Neanche lontanamente. Ma se non avete visto 24, forse…
La trama di The Night Agent 2
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Sono passati diversi mesi dalla missione che ha coinvolto Peter Sutherland (Gabriel Basso, Super 8) e Rose Larkin (Luciane Buchanan, The New Legends of Monkey). Ora Peter è diventato ufficialmente un Night Agent: non risponde più al telefono, semmai lo chiama. E durante la sua prima missione a Bangkok, si troverà costretto a farlo, ma anche a cavarsela da solo dopo essersi trovato in una trappola. Qualcuno, nell’organizzazione che fa capo direttamente al Presidente Michelle Travers (Kari Matchett, Fortunate Son), a cui Peter aveva salvato la vita. Peter non può più fidarsi di nessuno, tranne che di Rose - che è in California a fare carriera quando viene chiamata da un uomo misterioso che cerca Peter - pronta ad affiancarlo in una nuova missione: sventare un pericoloso attentato organizzato sul territorio statunitense da forze straniere e legato a un progetto segreto chiamato Fox Glove.
Jack Bauer, discount edition
Il problema qua è soltanto uno: abbiamo colto l’omaggio a 24 fin dall’episodio pilota, nella scorsa stagione. Il protagonista si chiama Sutherland come l’interprete di Jack Bauer (Kiefer Sutherland), l’agente anti-terrorismo per definizione.
Ma fra il rendere omaggio a una delle migliori spy-story mai viste in TV e arrivare a riciclarsi come sua copia - ma senza il marchio originale - ce ne passa.
Quindi, dicevo, il problema qua è soltanto uno: se avete visto 24, troverete The Night Agent 2 una sua (pallida) copia scadente, in tutto e per tutto. Se non avete visto 24, allora potreste anche apprezzarla. Ma dovreste comunque correre a recuperare la serie che ha scritto la storia della TV.
Tralasciamo un attimo la questione “Jack Bauer, discount edition”, anche perché per provarvi come sia tutto copiato dalla serie con Jack Bauer dovrei ricoprirvi di spoiler, e me ne guardo bene. Sappiate solo che tutte le tematiche affrontate sono le stesse, e spesso anche nello stesso modo.
Concentriamoci, quindi, sulla sostanza. Senza fare paragoni. Anche qui, purtroppo, ci sono svariati problemi.
I problemi di The Night Agent 2
Tanto per cominciare, Rose: come sapete se avete visto la prima stagione di The Night Agent - nettamente superiore a questa - lei non è un’agente. Lo erano i suoi zii, cosa che la coinvolge nell’avventura vissuta insieme a Peter. Rose è una persona normale, una “civile”, come si dice in questi casi. Ebbene: per far sì che resti al fianco di Peter per tutti i 10, lunghissimi, eccessivamente numerosi episodi, si trovano continuamente espedienti di basso profilo. Se aveste un euro per ogni volta che la ragazza ha annunciato “ora me ne torno in California”, alla fine della stagione sareste ricchi.
In sceneggiatura, dover continuamente trovare “scuse” per far restare insieme i due protagonisti significa affidarsi troppo al caso e fare affidamento sulla bontà d’animo dello spettatore. Ma a un certo punto anche lo spettatore più paziente se ne accorge, che qualcosa non torna.
Poi c’è la questione relativa a Peter. In una spy-story o in un action “puri”, non contaminati con altri generi come nel caso di The Night Agent, il protagonista guida la narrazione. Le sue azioni, le sue scelte, le sue reazioni a ogni nuovo evento o informazione trainano la storia. Ne determinano il corso. Qui, invece, Peter sembra sembra capitare lì per caso. A parte l’inizio, che lo vede intelligentemente attivarsi per indagare sui fatti di Bangkok, ce lo ritroviamo costantemente un po’ in balia degli eventi e un po’ in balia degli altri personaggi: sono loro a condurre Peter dove deve stare, non il contrario.
Peter risulta quindi un protagonista debole dal punto di vista squisitamente narrativo. Che poi il personaggio sia il classico bravo ragazzo che vuole differenziarsi dai suoi colleghi più spietati è un altro paio di maniche, ed è coerente con il protagonista incontrato nella stagione 1.
Squadra che vince non si cambia
Conoscete il vecchio adagio: squadra che vince non si cambia? Ecco, in una serie TV la “squadra” non è il cast, è la formula. Pensate alle serie antologiche: interpreti e personaggi cambiano ogni volta, ma l’atmosfera e le regole di base restano le stesse. Se decidi di cambiare la formula narrativa, non otterrai mai lo stesso risultato della stagione precedente, che se ha avuto successo si definisce “vincente”. Otterrai una squadra destinata a perdere.
The Night Agent 2 cambia la formula, diventando una spy-story qualsiasi (salvo scopiazzare da 24, ma male: mai visto correre una spia con la pistola in mano in quel modo, in migliaia fra film ed episodi).
Noor (Arienne Mandi), Catherine (Amanda Warren), Javad (Keon Alexander), Solomon (Berto Colon), il Dottor Cole (interpretato da Jay Karnes, l’ex Dutch di The Shield)… Sono tutti personaggi che funzionano, ma che si muovono all’interno di una formula narrativa sbagliata per The Night Agent. Un conto è mettere un federale in una stanza per rispondere a un telefono che non dovrebbe mai suonare e che suona stravolgendogli la vita. Ben altro conto è metterlo sul campo e dimenticare quella stanza, se non per un paio di brevissime scene.
È cambiata la formula, ovvero la natura stessa di The Night Agent, e ciò che è diventato questa serie tradisce le aspettative del suo pubblico… Che a giudicare dal finale dovrà prepararsi a una terza stagione.
Rating: TBA
Nazione: USA
Voto
Redazione

The Night Agent
Su Netflix dal 23 gennaio arrivano i 10 (molti, troppi) episodi di The Night Agent 2. Dopo un’ottima prima stagione, a due anni di distanza l’agente Peter Sutherland (Gabriel Basso) torna in azione, di nuovo (e quasi sempre ingiustificatamente) accompagnato da Rose Larkin (Luciane Buchanan). Non ci sono telefoni a cui rispondere, stavolta: Peter è diventato un agente operativo, si trova sul campo e la sua prima missione va male, costringendolo a non fidarsi di nessuno e coinvolgendolo in un complotto con agenti stranieri.
Shawn Ryan stravolge la formula che aveva reso vincente la sua nuova serie, trasformandola in una spy-story comune che cerca di imitare (scopiazzando alla grande) 24, senza però andarci nemmeno vicino. Se non avete visto la serie con Kiefer Sutherland e non sapete chi sia Jack Bauer, verrete intrattenuti nonostante gli evidenti problemi di sceneggiatura. Diversamente, preparatevi ad annoiarvi… In attesa della terza stagione (che il finale lascia presagire).