Shrinking, recensione: dopo Ted Lasso, Bill Lawrence fa autogoal

Dopo aver creato Scrubs e aver messo al centro di uno show di successo come Ted Lasso la saluta mentale, Lawrence fa un passo falso: la recensione di Shrinking.

Shrinking recensione dopo Ted Lasso Bill Lawrence fa autogoal

Bill Lawrence è un uno sceneggiatore e showrunner ammirevole, per nulla spaventato dal cambiamento di mentalità e sensibilità del pubblico in ambito comico, capace di affrontare sfide importanti e di essere graffiante, facendo una comedy seriale che arriva dritta al cuore ma assesta anche qualche cazzotto. Scrubs ha fatto piangere molti fan, Ted Lasso è riuscita nel difficilissimo obiettivo di parlare di salute mentale e fragilità maschili in uno show ambientato in uno spogliatoio della premier league inglese.

Se le persone sono consapevoli che Apple ha anche un servizio di streaming, è principalmente grazie al successo di Ted Lasso. È comprensibile quindi come Apple TV+ abbia dato a Bill Lawrence e al suo storico collaboratore Brett Goldstein sostanziale carta bianca per proseguire il loro lavoro nel mondo della commedia seriale, senza la richiesta di creare uno show universale e giocato sul sicuro.

È evidente come a Lawrence la tematica della salute mentale stia a cuore: Ted Lasso l’ha esplicitata e normalizzata, ma già Scrubs era un discreto prontuario di persone (soprattutto uomini) alle prese con il dover affrontare situazioni di crescita e dolore personale che preferirebbero negare a sé stessi. Alla luce di questa consapevolezza, risulta ancora più difficile capire perché Shrinking cada in fallo proprio su questo fronte, rivelandosi superficiale e un po’ datata proprio per come parla del mondo della psichiatria.

  • La trama di Shrinking
  • Cosa funziona e cosa no in Shrinking

Shrinking, recensione: dopo Ted Lasso, Bill Lawrence fa autogoal

La trama di Shrinking

Da titolo, Shrinking segue la quotidianità lavorativa e famigliare di tre “strizzacervelli: Jimmy, Gabby e Paul. Paul (Harrison Ford) è il fondatore dello studio in cui il trio lavora, Gabby (Jessica Williams) una giovane afroamericana spigliata e diretta, che ama stuzzicare i due colleghi. Il vero protagonista della storia è però Jimmy (Jason Segel). Shrinking è narrato dal suo punto di vista di uomo vedovo che proprio non riesce ad affrontare davvero il lutto della morte della moglie, rifugiandosi in una parziale fuga dalla realtà fatta di eccessi e dipendenze a malapena sotto controllo. La prima stagione della comedy lo vede di fronte a un risveglio quasi improvviso: ha perso più di un anno a commiserarsi, trascurando la figlia adolescente che come lui deve fare i conti con la perdita di una persona importantissima (la madre).

A far realizzare il problema a Jimmy sono i colleghi Paul e Gabby, che hanno anche loro le loro gatte da pelare. Paul è un anziano terapeuta con davanti a sé una diagnosi sanitaria senza scampo con cui scendere a patti, Gabby sottovaluta le ricadute dei problemi che sta vivendo in ambito matrimoniale. Raccontato così Shrinking sembra più una serie drammatica che una commedia e infatti i momenti malinconici o tristi abbondano. A dare una teorica sferzata ironica è la bizzarra, incongruente decisione di Jimmy di provare un approcco anti-convenzionale nella cura dei propri pazienti, dando loro la scossa emotiva e fisica che non riesce a dare a sé stesso. Previdibilmente la sua scelta avrà esiti tragi-comici.

Cosa funziona e cosa no in Shrinking

Dopo un primo episodio sin troppo introduttivo, Shrinking comincia a esplorare l’interiorità di tutti i suoi personaggi, psicoanalisti e psicoanalizzati, trovandoli tutti a pezzi e alle prese con dolori difficili da contenere. A stupire, in negativo, è quanto anche agli occhi dei profani della psichiatria l’intero presupposto su cui si basa la serie sia poco credibile,assurdo e forse persino dannoso da proporre, anche in chiave comica. Davvero ci dovrebbe far ridere un analista che per dare la scossa a una paziente dipendente dal suo matrimonio fatto di controllo e abusi le ingiunge “lascia tuo marito!”? È davvero possibile vedere Jimmy portarsi a casa un paziente con disturbi post-traumatici e atteggiamenti inclini alla violenza, facendolo convincere con la figlia adolescente, come se nulla fosse?

Shrinking, recensione: dopo Ted Lasso, Bill Lawrence fa autogoal

Fortunatamente viviamo in un momento storico in cui anche chi non si è mai disteso sul lettino di uno psichiatra sa che ci sono codici deontologici e confini etici stringenti che a cui certe figure professionali si debbono attenere per essere davvero efficaci a livello clinico ed evitare di portare ulteriore danno emotivo ai pazienti. Il ribaltamento che opera Shrinking sa di falso e non fa particolarmente ridere. Inoltre il fatto che puntualmente si riveli disastroso (dando ragione alla “versione ufficiale” di come si fa psicoterapia) suona tanto di scusante per fare un qualcosa di poco etico e che, televisivamente parlando, non ha nulla da dire.

Shrinking tenta di essere troppo verosimile per poter farsi forte degli eccessi drammatici di un cult come House MD, ma al contempo si prende delle libertà che suonano quasi pericolose, facendo venire il dubbio che di psicoterapia e salute mentale, tutto sommato, non sappia poi molto. In sintesi: nessuno di noi vorrebbe essere curato da un medico antipatico e bullo come House, ma nella finzione della serie televisiva l’esagerazione del personaggio funziona ed è funzionale a raccontarne il particolare stato interiore, fatto di dolore e senso di perdita. L’esagerazione dei comportamenti di Jimmy invece è funzionale al racconto di una storia banalissima e che sa di vecchio, che non riesce mai davvero prendersi un rischio. Anzi, tenta continuamente di confortare lo spettatore dopo avergli scaricato addosso tutta la tristezza dei suoi personaggi.

Nonostante la scrittura ci sia e l’attenzione ai dettagli produttivi di Apple si dimostri sempre eccellente (ottimo per esempio il lavoro sui costumi), l’impressione che che Shrinking sia vedibile, ma senza mai funzionare davvero. Emblematico è l’utilizzo fatto di Harrison Ford, che affronta un ruolo fuori di stereotipo e più rischioso del solito. Purtroppo però la serie si avvita su sé stessa scivolando nella reverenza verso l’attore che non consente di sviluppare davvero in maniera memorabile il personaggio.

Per saperne di più puoi leggere l'intervista al cast di Shrinking.

Shrinking, recensione: dopo Ted Lasso, Bill Lawrence fa autogoal

 

Shrinking

Rating: tutti

Nazione: Stati Uniti

5.5

Voto

Redazione

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Shrinking

Un’occasione sprecata. Shrinking fallisce proprio nel suo obiettivo primario, ovvero creare una comedy che affronti lo stigma della malattia mentale, riuscendo a far ridere anche sulle e non delle sofferenze psicologiche delle persone. Crazy Ex-Girlfriend, prodotto con un decimo del budget, è avanti anni luce rispetto a Shrinking.