Per sempre: il teen drama di Netflix fra superficialità e immagini patinate
Un teen drama che interesserà davvero, forse, solo una parte degli adolescenti

La serie più vista in Italia su Netflix è Per sempre, un teen drama in 8 episodi rinnovato per una seconda stagione.
La trama di Per sempre
La vita della diciassettenne Keisha (Lovie Simone, Manhunt) viene sconvolta quando un video privato di lei e del suo ragazzo Christian (Xavier Mills, Intervista col vampiro), futura star del basket, viene diffuso da quest'ultimo. Esposta al giudizio e al pettegolezzo incessante dei suoi compagni di scuola, Keisha cambia scuola senza dire nulla alla giovane madre single. Quando incontra Justin (Michael Cooper Jr., La maledizione di Fall River), suo ex compagno di scuola alle elementari, fra i due scocca una scintilla. Ma la situazione è complicata. Dopo un lungo tira e molla, i due s’innamorano ma il loro futuro, in due college molto distanti e molto diversi, li mette a dura prova…
Produzione ricca, contenuti poveri
A colpirmi sono state due cose: l’incoerenza fra l’infantilismo delle situazioni e dei comportamenti dei due giovani protagonisti e l'improvvisa accelerazione verso un mondo adulto, con problematiche adulte che li riguardano e con una maturazione che avviene da un episodio all’altro, lontano dai nostri occhi.
Il finale, che è effettivamente la cosa migliore di tutta la serie perché ci ricorda come quel “per sempre” che ci giuriamo da adolescenti non possa di fatto esistere, viene “rovinato” dall’annuncio di una seconda stagione. E viene da chiedersi se diventerà una serie antologica, perché rimettere mano alla storia di Keisha e Justin, che si conclude come avrebbe dovuto, sarebbe un peccato.
Ma visto il budget decisamente ricco della produzione, non mi stupirebbe se ci fosse un passaggio all’età adulta dei protagonisti con il racconto delle loro vicende future. Racconto che, va sottolineato, in questa prima stagione è tanto ricco nelle immagini quanto povero nei contenuti.
Justin soffre di un disturbo dell’apprendimento, l’ADHD, che viene appena accennato anziché diventare occasione per trattare un tema importante. Stessa cosa per il revenge porn, per lo sport (lei corre, lui gioca a basket ma lo sport improvvisamente sembra sparire dalle loro vite), per le difficoltà economiche della madre di Keisha (che a un certo punto cambia drasticamente look e si veste con vestiti “ricchi”). Insomma: viene tutto buttato lì tanto per passare il tempo. E vi spiego meglio perché.
Montagne russe di ritmo
Un’accelerazione improvvisa, dicevo. Da 6 episodi di poco o niente, in termini di sviluppi narrativi, con un’attenzione mancata alle tematiche che contavano davvero, poi si passa al lusso, alle immagini patinate, al cambio improvviso della vita e del look dei due giovani protagonisti. O meglio, di Keisha. Perché siamo sempre alle solite, il divario sociale e l’amore impossibile, solo che stavolta quello ricco è lui e lei è quella in difficoltà. Fino a un certo punto, perché poi pare appunto che la madre guadagni un sacco di soldi tutti insieme, all’improvviso.
Ma è solo un esempio: mancano tutti i passaggi logici, manca l’attenzione a ciò che conterebbe davvero.
I già citati ADHD e la corsa, ragione di vita (e di borsa di studio) di Keisha poi accantonata come se non praticasse più.
Lei diventa improvvisamente una 35enne soffocante che vuole garanzie per il futuro. Fingendo di preoccuparsi della felicità di lui, cerca di garantire la propria. Lui da ragazzino timido si atteggia improvvisamente a grand’uomo maturo, lasciando spesso che siano gli eventi e la sua famiglia a stabilire il suo futuro.
Manca l’unica cosa che conta in una produzione, per quanto ricca e ben realizzata tecnicamente: la coerenza narrativa.
8 episodi tirati per le lunghe, quando ne bastavano 4 per raccontare una storia eccessivamente dilatata nei tempi, con un cambio di protagonisti (da lui a lei) che non corrisponde a un cambio di prospettiva.
Sembra di trovarsi più di fronte a un’operazione di marketing che a una vera storia che andava raccontata. Nonostante la bravura di Karen Pittman (The Morning Show) nei panni della soffocante e rigida madre di Justin (salvo poi bere e fumare come un’adolescente) e quella di Wood Harris (Ant Man) nei panni del padre, il problema non si risolve: si resta sempre troppo in superficie. Si lancia un tema e lo si fa sparire senza trattarlo. Peccato, perché tutti gli aspetti tecnici sono evidentemente curati.
Voto
Redazione

Per sempre: il teen drama di Netflix fra superficialità e immagini patinate
Per sempre, teen drama Netflix di 8 episodi e già rinnovato per una seconda stagione, racconta la storia di Keisha e Justin fra amori adolescenziali, traumi digitali e (passeggeri) ostacoli sociali. Nonostante una produzione visivamente curata, la serie pecca in coerenza narrativa e approfondimento tematico. L’alternanza fra superficialità e accelerazioni forzate mina il coinvolgimento emotivo, lasciando temi cruciali come l’ADHD e il revenge porn, lo sport come riscatto sociale e gli sforzi dei genitori per il bene dei figli come temi in realtà solo accennati. Il finale, efficace e malinconico, risulta svilito dall’annuncio di un seguito che rischia di rovinare una chiusura già compiuta. Non ci resta che sperare in un deciso miglioramento delle capacità di scrittura della creatrice Mara Brock Akil (Girlfriends).