La recensione di Beauty in Black: la serie si conferma terribile

Beauty in Black si conclude come ci aspettavamo: è da dimenticare

La recensione di Beauty in Black la serie si conferma terribile

Tyler Perry, noto per il suo stile narrativo melodrammatico e le sue storie di famiglie travagliate, torna su Netflix con la seconda parte di Beauty in Black, una serie che millantava colpi di scena e un’intenso dramma famigliare… E che come per la disastrosa prima parte della stagione non mantiene le promesse.

Con l’arrivo degli episodi dal 9 al 16, la stagione conclude lasciando più domande che risposte.

La trama di Beauty in Black

La recensione di Beauty in Black: la serie si conferma terribile

Kimmie (Taylor Polidore Williams, Snowfall) continua a essere al centro della storia. Stavolta, dopo il finale di mezza stagione - coi nuovi episodi che ripartono esattamente da dove ci avevano lasciati - si mette sulle tracce della sorella minore, rapita dalle stesse persone che avevano costretto lei a fare delle cose terribili. Mentre Kimmie fa di tutto - letteralmente - per salvare la sedicenne Sylvie (Bailey Tippen, Underground), anche dalle grinfie del compagno della madre, la famiglia Bellarie tocca il fondo. I fratelli Norman (Richard Lawson, The Black Hamptons) e Horace (Ricco Ross, General Hospital) continuano a farsi la guerra, senza esclusione di colpi. Angel (Xavier Smalls) aiuta Kimmie insieme all’immancabile Rain (Amber Reign Smith, Outlaws Posse), mentre Olivia (Debbi Morgan, La valle dei pini) giura vendetta a Norman e cerca di star dietro ai figli avuti da Horace, il terribile Roy (Julian Horton, Tough Love: Atlanta) sposato giustamente con la terribile Mallory (Crystle Stewart, For Better or Worse), e Charles (Steven G. Norfleet, Genius).

Una sceneggiatura debole e ripetitiva

La recensione di Beauty in Black: la serie si conferma terribile

Uno dei moltissimi problemi della serie è la qualità dei dialoghi. Le conversazioni tra i personaggi sono così prevedibili che è impossibile non indovinare le esatte parole con cui si concludono almeno la metà delle frasi. Il linguaggio, inoltre, è decisamente superato: fermo agli anni ’90, con un misto di volgarità gratuite e frasi costruite male, che contrasta con la pretesa di rappresentare un mondo di ricchi e potenti. I personaggi parlano come scaricatori di porto, rendendo difficile prendere sul serio il loro status sociale e la loro presunta raffinatezza (solo esteriore, ma non tengono neanche alla forma a quanto pare)

Persino le figure femminili, che dovrebbero aggiungere profondità emotiva alla storia, risultano caricaturali e appiattite.

Violenza gratuita e senza impatto

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Un altro grande difetto della serie è l’uso sconsiderato della violenza, che avrebbe senso se qualcuno si fermasse anche solo un secondo a riflettere sulle sue conseguenze. Invece si uccide con una facilità disarmante. Kimmie compie azioni estreme senza mai mostrare nemmeno un accenno di turbamento.

La violenza, in questa serie, non ha un significato, non trasmette un messaggio né genera un reale impatto emotivo: è semplicemente un espediente per portare avanti la trama. Questo porta lo spettatore quasi ad abituarsi a un livello di brutalità che, invece di sconvolgere, diventa quasi irrilevante. Esattamente come accade ai personaggi. Un problema simile riguarda le scene di lotta (o meglio di aggressioni): uomini e donne si picchiano indiscriminatamente, senza che il tutto abbia un peso narrativo o morale. E spesso anche senza alcun senso.

Una famiglia disfunzionale? Peggio

La recensione di Beauty in Black: la serie si conferma terribile

Le famiglie problematiche sono spesso al centro delle storie di Tyler Perry, ma qui si supera ogni limite. I personaggi con forti legami di sangue non solo si tradiscono e si mentono a vicenda, ma arrivano persino ad assoldare sicari per uccidersi tra loro. La serie propone una spirale di odio e vendetta che si ripete all'infinito, senza mai offrire uno sviluppo narrativo significativo. I conflitti tra fratelli e parenti sono così esasperati da risultare quasi parodistici. Inoltre, il continuo alternarsi di alleanze e tradimenti rende difficile investire emotivamente nei personaggi: oggi sono nemici, domani si parlano come se nulla fosse, per poi tornare a pugnalarsi (letteralmente e metaforicamente) alle spalle.

Ma la peggiore debolezza della serie è la totale mancanza di personaggi a cui affezionarsi. Nessuno di loro risulta veramente simpatico o meritevole di empatia. Forse l’unico che si salva è Angel, ma forse.

Kimmie passa tutta questa seconda parte della stagione ossessionata dalla ricerca della sorella, ma quando finalmente ha l’opportunità di aiutarla, mostra la stessa superficialità esibita in passato nei suoi confronti. Anche le finte morti, che dovrebbero generare suspense, sono trattate con una leggerezza tale da far perdere qualsiasi impatto narrativo.

Dopo otto episodi di escalation drammatica, il finale di stagione non offre alcuna vera conclusione. Tutti gli intrecci rimangono in sospeso, esattamente come un episodio prima del finale. Se l’intenzione era quella di creare un cliffhanger per invogliare il pubblico a guardare una seconda stagione, il risultato è stato disastroso. Anziché lasciare lo spettatore con il fiato sospeso, la serie dà l'impressione di essersi semplicemente “freezata” troppo a lungo.

3

Voto

Redazione

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La recensione di Beauty in Black: la serie si conferma terribile

Beauty in Black con la seconda parte della prima stagione, disponibile su Netflix, conferma le impressioni sui precedenti 8 episodi: questa serie è un vero disastro. Dialoghi deboli, trama ripetitiva e dilatata all’infinito, per non parlare di una rappresentazione della violenza fine a se stessa, sterile e priva di impatto. La serie si perde nel tentativo di essere scioccante a tutti i costi. Tyler Perry ha sicuramente i mezzi per produrre i suoi progetti in autonomia, quindi probabilmente ci sarà una seconda stagione di Beauty in Black. Anche se, forse, Perry, farebbe meglio a investire in una scrittura più solida e in personaggi più sfaccettati: in qualsiasi altro prodotto, insomma. Se la seconda stagione seguirà la stessa formula, difficilmente riuscirà a trattenere il pubblico. Beauty in Black finisce per essere più un esercizio di frustrazione che un’esperienza televisiva realmente appassionante.

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