Gen V, recensione: gli X-Men made in The Boys sono meglio degli originali

Siamo tutti un po’ stanchi dei supereroi, ma Gen V prova che, con le storie e le persone giuste, possono ancora funziona in TV e al cinema.

Gen V recensione gli XMen made in The Boys sono meglio degli originali

Non invidio davvero quanti, in casa Marvel, stanno lavorando da mesi, se non da anni, a un rilancio degli X-Men, i cui diritti sono tornati nelle mani di Disney dopo la storica acquisizione della rivale FOX qualche tempo fa. Non dopo che i ragazzacci di The Boys hanno messo in campo Gen V, la loro versione adolescenziale, irriverente, irrispettosa ma a modo suo tenera dei super adolescenti con tanti poteri quanti problemi.

Primo spin-off ufficiale di The Boys, quarta stagione ambientata nel mondo della mega corporazione malvagia Vought, nessun segno di stanca: è questa l’impressione che si ricava vedendo i primi due episodi degli otto che compongono la stagione di Gen V. Prime Video sembra proprio avere per le mani una nuova hit capace di entusiasmare gli spettatori.

Già al suo avvio, dalle primissime scene del pilota, Gen V raggiunge un invidiabile equilibrio tra i topoi e gli stereotipi del coming of age adolescenziale e l’irriverenza, la spudoratezza che da sempre contraddistingue The Boys. Gen V continua a essere la parodia, il lato oscuro e sboccato del mondo dei super ufficiali, ma lo fa sul fronte adolescenziale, prendendo di mira ovviamente gli X-Men, ma anche tutta una serie di prodotti teen, da Riverdale (citato nel pilota) a Gossip Girl.

L’aspetto sorprendente è che, pur lanciando bordate a destra e a manca e frecciate non da poco (vedi quella a Bryan Singer, “papà” dei primi X-Men cinematografici), Gen V riesce in maniera molto efficace e netta a differenziarsi dalla sua versione adulta, conservando una certa dose d’ingenuità e puerilità che ben si adatta all'indole dei suoi ormonali, incasinatissimi protagonisti. Spogliati dei loro poteri, si rivelano giovani insicuri e insidiati, in maniera ancora più subdola di quanto avviene in The Boys, da una potente corporazione industriale che li tratta come pedine e marionette, giocando con le loro vite per soldi e potere.

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La trama di Gen V

Ambientato dopo gli eventi della terza stagione di The Boys, Gen V ci porta tra i corridoi e i dormitori della Godolkin University School, un’accademia finanziata dalla Vought per reclutare e formare i supereroi di domani. Tra di essi ogni anno vengono selezionati 10 studenti esemplari per capacità e condotta, che potranno ambire a entrare nei Sette una volta terminati gli studi.

Marie Moreau (Jaz Sinclair) coltiva proprio questo sogno ambiziosissimo: essere la numero uno del suo corso di lotta al crimine, entrare nei Sette e convincere la sorellina Annabeth che non è un mostro. Quando i suoi poteri si sono scatenati, durante la pubertà, Marie ha perso il controllo e la sua vita ha preso una piega drammatica. Cresciuta in un riformatorio, le viene consigliato di affrontare la Godolkin a testa bassa e uscirne pulita, in modo da ripartire da zero, con la fedina penale pulita. Non facile, quando il tuo potere prevede di poter controllare il sangue tuo e altrui, potendolo anche trasformare in un'arma letale. 

Senza una presenza sui social, senza cellulare, sconnessa dal mondo virtuale e reale, Marie si ritrova a frequentare per una sera il gruppo di amici di Jake "Golden Boy”, l’attuale numero uno del campus, già superstar a livello nazionale e informalmente contattato per entrare nei Sette. Le cose però non vanno per il verso giusto e Marie rischia prima l’espulsione, salvo poi viene catapultata tra i primi 10 del campus dopo un evento drammatico che sconvolge il campus.

L’ambizione di diventare una super però si scontra con una crescente consapevolezza: che qualcuno sta conducendo esperimenti illeciti da qualche parte nel campus, coinvolgendo giovani super di cui si sono perse le tracce. Qualcuno di molto vicino alla Godolkin University.

Gen V è promosso a pieni voti

Quando vedi un’adolescente in grado di rimpicciolirsi che cavalca il pene di un altro studente insicuro delle dimensioni dei propri genitali, capisci di stare guardando una costola di The Boys. Nonostante nei primi due episodi il sangue scorra a fiumi (non sempre per colpa di Marie) e le morti truci e spettacolari abbondino, Gen V riesce nell’incredibilmente impresa di essere comunque un coming of age per certi versi tenero, specie se visto con occhi adulti.

Uno che mette al centro un personaggio potenzialmente dirompente: Marie infatti è al contempo terribilmente inconsapevole delle dinamiche del mondo contemporaneo rispetto ai suoi scafatissimi compagni di scuola già campioni di brand awareness, ma ha già intravisto le storture, il lato oscuro e vessatorio del sistema sociale. 

The Boys non fa solo parodia o irriverenza: ci porta nel mondo degli adolescenti mettendosi nei loro panni, mostrandoci esplicitamente quanto un menarca possa fare paura, quanto le aspettative di un genitore possano essere soverchianti, quanto la tua vita possa finire nello scarico già prima della pubertà, prima di scoprire quanto coetanei spaventati quanto te sono pronti e venderti per un like in più. 

Non c’è solo Marie. il gruppo di super adolescenti protagonisti è un miscuglio di consapevolezze e insicurezze, con personaggi che promettono sviluppi da subito stuzzicanti e, sul lungo periodo, più che interessanti.

Jordan, per esempio, interpretato da due attori, è in grado di cambiare sesso: assennato, affidabile, acuto, sa che la sua stessa natura gli mette contro il pubblico, l’elettorato conservatore e, per estensione, la Vought. È una metafora potentissima di chi, senza essere super, vive un certo grado di fluidità o dismorfia in giovane età.

André e Cate sono l’equivalente supereroistico dei nepobaby: scafati, ricchi, consapevoli e sempre un po’ fatti e arrapati, navigano benissimo il mondo accademico, ma al contempo si rivelano incapaci di leggere la realtà al di fuori della loro bolla, il privilegio che finora li ha protetti.

Gen V mostra da subito un ottimo cast di personaggi che mescolano poteri, innocenza e ondate ormonali devastanti, un complotto vecchia scuola con scienziati malvagi che fanno esperimenti su ragazzini e la promessa che la trama di Gen V si ricollegerà a quella di The Boys, con alcuni importanti cameo già confermati.

Gen V è molto più di un extra di lusso per i fan di The Boys. Volendo infatti si può entrare nel mondo dei super fuori di testa da qui, senza sapere nulla di Homelander e Compound V. Difficile trovargli un difetto nel suo filotto di episodi d'avvio. È un prodotto davvero ben fatto, uno spin-off da manuale: è capace di mantenere l’approccio della serie madre ma declinandola in modo abbastanza differente da avere una voce sua e da apparire come la versione tenn di The Boys, perfetta per appassionare anche il pubblico che non è adolescente da un pezzo. 

Gen V

Nazione: Stati Uniti

8

Voto

Redazione

TISCALItestatapng

Gen V

Non era una missione da poco, ma da quanto si può desumere dalle prime puntante, Gen V è la degna costola di The Boys e tra le serie migliori iniziate questo autunno: promosso a pieni voti, alla luce dei primi due episodi.
 Sa divertire e appassionare, fotografando come l'ossessione per la celebrità e i meccanismi tossici di social media e politica contemporanea plasmino la vita dei giovanissimi in maniera dirompente e probabilmente irreversibile.