FIRMATO ORSON WELLES La tipica casetta americana teatro di innumerevoli commedie brillanti degli anni cinquanta con Gary Grant, Doris Day e gli altri divi della Hollywood delle copertine patinate di Life – graffiti dalla preistoria cinematografica. Il quadretto profumato con i bambini dalle guance rosse, il padre benestante che sorride a trentadue denti e la madre casalinga, viene stracciato dalla brutale invasione di trucidi alieni sbarcati per impossessarsi della Terra e sterminare la razza umana. Come nei migliori film americani il finale, nonostante la sfiga tenga la lingua in bocca al protagonista, é sempre dannatamente allegro, anche qui spunta fuori il sorriso. La vita é meravigliosa, come scopre James Stewart. Se pure per Rossella O'Hara domani é un altro giorno, allora anche un'invasione galattica di stormi di alieni dalla tecnologia superiore a quella dell'Iphone può essere ribaltata in un trionfo dell'uomo. Almeno Hollywood non dovrà trasferirsi in un'altra galassia. Dopo tutto la trincea é scavata tra i gangli del gioco online, il comandante é una software house con un luccicante medagliere di trionfi e ... no problem per il passato: facciamo tabula rasa.
UNA STORIA (QUASI) NUOVA A contatto con le papille gustative, il telaio narrativo di TR ha il sapore del solito chewing-gum masticato tante volte. Un giorno qualunque in un luogo qualunque. La solita vita. Fine – o quasi. Un'orda di spietati alieni a bordo di futuristiche astronavi squarcia i cieli terrestri. Scatta l'operazione sterminio del genere umano. Il cielo non promette mai niente di buono per la razza dominante sulla Terra: prima il meteorite che ha spedito nel congelatore i dinosauri. Adesso tocca agli uomini finire in vasetti sottovuoto per rifocillare famelici alieni. Ma la storia é una nemesi ciclica che si abbatterà anche sui nemici dell'uomo. Ecco la svolta: quando l'uomo sembra già un ricordo, ecco emergere dall'oscurità un'élite di superuomini capaci di esorcizzare lo spettro dell'annientamento. Sono i gloriosi militi dell'AFS, Allied Free Sentients, la falange più armata e agguerrita, unica e ultima speranza di salvezza. E' un sodalizio di differenti razze che condividono la lotta contro l'offensiva Bane. Quando le armi convenzionali hanno fatto cilecca, scendono in campo i guerrieri AFS rafforzati dal potere del Logos, un sapere primordiale custodito da un'antica razza che fuse scienza e magia per forgiare il potere supremo di manipolare la materia. Il Logos fu disseminato nei molteplici pianeti del cosmo e come fu la scintilla dell'evoluzione, così sarà l'arbitro per assegnare vittoria e sconfitta ma la sua conquista é un lungo cammino. Supereroi e una superpoteri sono il Prozac che risolleva una trama in crisi depressiva. TR riesce a dischiudere il segmento di una storia lineare per tracciare infinite rette. Elementare, Watson. Però un gioco online di massa guarda alla narrazione come un aviatore guarda ai semafori. Ora é tempo di riporre nell'astuccio penna e calamaio. Il gioco é azione e quando l'azione é online diventa azione sociale – vedi alla voce complessità, che solo nel fantastico mondo dei videogiochi é sinonimo di divertimento.
LO ZIO SAM TI VUOLE (ONLINE) Il sipario di TR si alza con l'arruolamento del giocatore nei ranghi dell'AFS, creando e personalizzando l'avatar. Sesso, caratteristiche somatiche, uniforme: poche variabili con numerosi parametri permettono di sviluppare un alter ego digitale in grado di gratificare degnamente anche il senso estetico. Compilare il modulo di reclutamento con nome e cognome e poi direttamente sul campo inizia il corso di formazione per il mestiere delle armi. Come combattere contro gli alieni – “for dummies”. La lezione inizia leggera ma offre subito alla recluta l'assaggio della battaglia, scivolando rapidamente nell'arena di gioco. Il battesimo del fuoco arriva con un assalto per riprendere il controllo di un avamposto. Quello sarà il punto decisamente banale per cimentarsi in un'avventura che condurrà in pianeti remoti, a contatto con civiltà sconosciute e luoghi, personaggi, storie e intrecci narrativi dosati senza fretta. L'evoluzione dell'avatar corre lungo due binari. La vita quotidiana é scandita da una catena di missioni volontarie o obbligatorie il cui adempimento é strutturata intorno a stadi successivi. L'impressione che dilaga con lo scorrere del tempo é di avere tra le mani un libretto di'istruzioni dell'Ikea per montare un armadio a quattro ante. Tanta fatica per un arredamento low-cost. Il divertimento vuole anche il sale e pepe dell'improvvisazione, della varietà, del coinvolgimento. Bisogna aggrapparsi ad un server e sperare di essere tirati su da vivaci compagni di gioco. L'avanzamento professionale sale su quattro gradini della carriera militare, trainato dall'accumulo di esperienza sul campo. Più punti abilità, più possibilità di fare shopping in armeria. Naturalmente, più Logos vuol dire più poteri. Tutto ben oliato e facile da usare, tutto già visto.
LA CASERMA E' LA TUA CASA Combattere nell'AFS incardina la biografia intorno alla vita militare. Ma questa volta niente disciplina ferrea. Ogni soldato é anche il generale di se stesso. La divisa dell'AFS é un passe-par-tout per entrare in una variegata socialità basata essenzialmente sul mercato, per vendere, comprare, fabbricare militaria, medicinali e materiali da costruzione; parlare, conoscere, studiare, raccogliere materie prime, esplorare luoghi nascosti, interrogare i commilitoni e conoscere razze diverse. TR pulisce la dura crosta di sangue e fango sui volti dei soldati per aprire le porte di un piccolo mondo di socializzazione militare. Una carrellata di occasioni di gioco per dimostrare che TR non é soltanto spara-e-scappa. Se i cilindri che muovono il motore di TR sono quelli di un gioco d'azione, c'é anche spazio per un sistema di vita virtuale basato sulla guerra ma aperto a situazioni ed esperienze oltre la guerra. Purtroppo la coscienza di abbattere i muri del gioco di guerra si scontra contro una limitata immaginazione delle alternative al di là dei muri. I guerrieri comunicano, scambiano, costruiscono, incrementano le loro tecniche, formano clan intagliando la personalità dell'avatar nella plastica della socialità. Sono opportunità tecniche che TR garantisce ma che, forse, potrebbe intensificare con contenuti all'avanguardia per coinvolgere più sfaccettature la psicologia del giocatore – sia sul versante del “cosa faccio”, incrementando la vita fuori dall'uniforme, sia su quello del “chi sono”, offrendo percorsi di vita che non tengono conto soltanto del valore in battaglia, ma anche delle diverse propensioni psicologiche (bene/male, bello/brutto/ amico/nemico, giusto/ingiusto).
DIETRO LE QUINTE GRAFICA: LA FINESTRA SUL CORTILE La fiera della natura fa luccicare sui suoi banchi montagne, fiumi, grotte, pianure e deserti. Ma l'occhio smaliziato sa distinguere la merce pregiata. Il design delle ambientazioni traccia linee raffinate e suggestive, capaci di esprimere la sensazione di trovarsi proiettati in un altro mondo, in un altro tempo. Niente effetti psichedelici, la lotta contro la sofisticazione video ludica inforca un uso accorto delle masse poligonali condite con fonti luminose dinamiche. Mai lo stesso scenario – variare la dieta ottica fa bene al piacere del gioco. Però invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia. Scendendo nel vano motori, TR propone numerosi rapporti di marcia, adatti alle configurazioni più modeste fino a quelle più rombanti. Ma quando la potenza grafica é comunque incassata dentro ai limiti tipici della city-car con qualche guizzo, la calibrazione dell'hardware é un tuning confinato alla cosmetica. Via le ciglia aggrottate! Come nei film sui super agenti FBI che sfoderano il loro tesserino anche per farsi riconoscere nella toilet della metropolitana, dichiarare la propria identità di “gioco online di massa” dà l'assoluzione ad una grafica che sa narrare tanto ma coinvolgere meno. Vade retro banalità! Giocare online aiuta a scacciare il peccato della delusione – o quasi.
AUDIO: (IN)SONORIZZAZIONE Musica maestro! A furia di fare tabula rasa delle mostruose civiltà aliene, non é che si é sparato anche sul pianista? Impallinare il suono con la lupara dell'azione concitata non fa piacere ai timpani. TR é come un lettore mp3: crea un piacevole sottofondo come le noccioline con l'aperitivo dell'happy hour. Ogni ambiente si differenzia per la sua musica, anche se lo stile non conta. Invece no. Anche se impersonare un'élite di superuomini che combatte una guerra interplanetaria per la salvezza della Terra é diventato usuale come controllare l'email, non per questo un pizzico di coinvolgimento avrebbe rovinato il sapore. Chiudendo gli spartiti per aprire il repertorio dei suoni, sembra di trovarsi un campionario di suoni che scattano con elvetica puntualità ogni volta che servono. Precisi, chiari, funzionali. Sterili, inespressivi, meccanici. Le virtù cammino a braccetto dei vizi. E' il gioco online, bellezza! Ancora una volta. Ma questa volta l'alibi scricchiola come in giallo dell'ispettore Derrick.
CONCLUSIONI E RIPARTENZE Creare un gioco online di massa non vuol dire, nonostante i palesi limiti tecnici, dotarsi di una manleva per giustificare una relativa modestia dei contenuti e delle situazioni di gioco. Il mondo online non é un motore su cui montare una carrozzeria senza fascino perché l'unica cosa che conta é permettere ai giocatori di formare un clan e tenere occupati i server. Poteva valere nell'era giurassica dei MMORPG. Ora siamo in età moderna e sarebbe possibile, anzi auspicabile, svegliarsi con una nuova alba del gioco online. Senza bruciare la gloriosa tradizione, siamo pronti a muovere le gambe senza paure di cadere. TR può essere uno dei primi muscoli a muoversi perché preme con forza per arrivare alla “next-gen” dei MMORPG. Ora che s'é fatta “tabula rasa”, bisogna costruire, secondo la strada indicata proprio da TR.
Si scrive MMORPG; si legge gioco-online-tutto-il-resto-non-conta. Sbagliato. La nuova grammatica videoludica non tollera più questa castroneria. TR é un gioco dall’ossatura solida, con una giocabilità sana e un tessuto audiovisivo di media qualità. Traduzione: TR non ha diritto ad un posto nell’olimpo videoludico. Non é apartheid: é constatazione amichevole di un limite oggettivo. In questo stesso limite pulsa la vena del cambiamento, che rivendica molto più contenuto e coinvolgimento. Alla prossima.
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