1986. Ore 1 e 23 del mattino del 26 aprile, secondo il fuso orario di Kiev, capitale dell'Ucraina allora sovietica. In seguito ad un tragico concatenarsi di leggerezze umane e coincidenze negative, nella centrale nucleare V.I Lenin di Chernobyl, Ucraina, scoppia l'inferno sulla terra. Il surriscaldamento del nocciolo del Reattore 4 verificatosi durante un test causa l'ebollizione dell'acqua di raffreddamento ad un ritmo talmente elevato da causare la scissione dell'idrogeno, facendo esplodere per la pressione e proiettando nell'atmosfera il disco di duemila tonnellate che sigillava ermeticamente il reattore stesso. Segue un'emissione di vapore incandescente e pesantemente contaminato che sale nell'aria e si libra, sulle ali del vento, portando il letale messaggio degli isotopi letali di cesio, di iodio, di stronzio, fino all'Europa Occidentale. Sessantacinque i morti ufficiali. 336 mila i cittadini evacuati in fretta e furia, decine di migliaia i contaminati. In tutta l'Europa, Italia inclusa, si registra un picco delle patologie della tiroide, particolarmente colpita dalla contaminazione da iodio 131, liberato nell'atmosfera in grandi quantità durante l'esplosione. La notte del 27 aprile, la città di Prypiat, situata a soli diciotto chilometri dalla centrale Lenin, venne evacuata in fretta e furia. Agli abitanti venne detto che si trattava di un'assenza temporanea, di prendere solo pochi effetti personali. Presto sarebbero potuti rientrare nelle loro case.
Ma che romanticoni questi STALKER! Anche la schitarrata al chiaro di luna!...
Quest'ufficiale ha le idee terribilmente chiare. Purtroppo per voi!
Due compagne fidate. Per sapere dove andare e come venirne fuori...
2012. Il sarcofago silenzioso del Reattore 4 si staglia sullo sfondo di un cielo di piombo, un tempo orgoglio della tecnologia sovietica e ormai da decenni macabra reliquia di un pogrom radioattivo scoppiato all'improvviso, in tempo di pace. L'area intorno alla centrale é deserta, brulla, circondata da un cordone di sicurezza militare impenetrabile. L'Unione Sovietica é implosa da decenni ma il cuore di tenebra al calor bianco, gravido di micidiali radiazioni, imprigionato all'interno di un sarcofago di cemento realizzato in fretta e furia e tutt'altro che a tenuta stagna, é ancora vivo e pulsante. E così rimarrà per migliaia di anni a venire, retaggio mortifero della superbia dell'uomo. Improvvisamente, una nuova esplosione dilania il silenzio. E'una nuova apocalisse. Le leggi fisiche vengono stravolte, le creature vegetali e animali subiscono mutazioni. Così i pochi abitanti della Zona. Nessuno osa più avventurarvisi. Solo poche figure, strette in soffocanti tute sigillate, il respiro affannoso per i filtri ad alta densità delle maschere, lo sguardo velato attraverso le lenti appannate dei visori che li rendono simili più a tetri automi che a uomini, vi si aggirano. Cercano reperti, oggetti di valore, taglie da riscuotere, orridi trofei di creature mutate, un'improbabile fortuna. Li chiamano S.T.A.L.K.E.R., indovinato acronimo che riunisce in un solo termine tutti i loro peccati. Scavengers (sciacalli), Trespassers (trasgressori), Adventurers (Avventurieri), Loners (Solitari), Killers (Assassini), Explorers (esploratori), Robbers (Rapinatori).
E' la trama del primo indimenticato e azzeccato mix tra FPS e RPG che, anni prima di Fallout 3, fu capace di regalarci atmosfere ad alto tasso di roentgen, scontri adrenalinici con mutanti vomitati dalle fantasie distorte di un fisico nucleare impazzito, pellegrinaggi senza fine attraverso miglia quadrate di territorio stuprato dalla violenza dell'atomo. A distanza di poco tempo un'espansione, Clear Sky, effettuava una brusca virata d'allontanamento dalla componente RPG che, secondo gli addetti ai lavori del marketing d'oltre Vistola, aveva penalizzato le vendite del capostipite. Baggianate! Con Call of Prypiat, che clona distorcendo anch'essa senza falsi pudori l'onomastica di una serie FPS occidentale di grande successo, si torna ai vecchi sistemi.
RPG più FPS uguale miscela vincente. I voti alti delle prime recensioni, l'entusiasmo della community cui non può sfuggire un titolo tanto anticonformista e però così efficace e coinvolgente, l'hype nell'attesa sui forum dei fanatici non mentono. Il richiamo della città morta di Prypiat, quella degli autoscontri invasi dalla vegetazione, della ruota panoramica che si staglia deserta e arrugginita contro un cielo grigio acciaio, la stessa delle corse affannate e degli appostamenti del capitano Price durante la missione flashback di Modern Warfare capitolo uno, é irresistibile. Perfino per chi rifuggì atterrito, appena un anno fa, la mole elefantiaca di Fallout 3 pensando che, se la scelta era tra giocarlo o mantenere una vita sociale, beh, esisteva ancora il libero arbitrio, no?
Il motore é lo stesso, l'X-Ray Engine, ma dal primo capitolo sono passati anni luce. Le texture sbiadite del primo STALKER lasciano il passo a paesaggi dalla palette vivida, sanguigna e malata, proprio come ci si aspetterebbe di trovare in una landa uccisa dalle radiazioni, di vedere attraverso le lenti graffiate di una maschera di protezione. Merito delle Direct-X 11 di Windows 7, pienamente supportate dal gioco. Il prezzo da pagare per una qualità grafica e tecnologica che é, sfortunatamente, anni luce avanti rispetto al livello di progettazione dei reattori nucleari sovietici degli anni Ottanta, consta in un investimento hardware non alla portata di tutti. Se volete il massimo, scaldate il vostro quadriprocessore con un Giga di RAM dedicato al comparto video e altri sei sulla scheda a pilotare il resto. Siete lontani da livelli simili? Peccato. Vi perderete il meglio, un po' come uno che guarda un Blue Ray su una televisione a tubo catodico. La scalatura dei parametri di configurazione soccorre i meno facoltosi ma volete mettere? Un conto é gustarsi il menu completo e un altro limitarsi ad assaggiare appena l'antipasto, immaginando il resto dall'odore. Chi tra voi stava pensando ad una nuova macchina, magari tentato dall'ultimo SO di Microsoft, farebbe bene a farci un pensiero. Call of Prypiat E' (maiuscolo) una killer application, in grado di stressare la vostra motherboard e il vostro comparto video più di un benchmark professionale. Era proprio quello che stavate cercando o sbaglio?
Nuon sparare, cuompagno suoldato! Io suolo puovera donna cuontadina...
Niente veicoli. La si fa tutta a piedi.
I corvi volano attorno al campanile della cattedrale...
Meno invasiva, come da tradizione, la componente audio. Poche musiche discrete nelle fasi di pausa e con i menu. Il resto é solo ambiente, suoni della Zona, urla, spari ed esplosioni. Occhio, però. Il rumore che farete, oltre che allietare le vostre orecchie con la sua fedeltà alla realtà, allerterà nemici e creature ostili. Ogni tipo di suolo fa un suono diverso e procedere di corsa sulle foglie secche, ad esempio, attirerà su di voi in men che non si dica attenzioni a dir poco sgradite! Le locazioni della Zona, dalla città abbandonata che da il nome al gioco e fa da teatro alla sua spettacolare conclusione, alla palude infestata di mostri mutanti, dalla fabbrica Jupiter al tetro villaggio di Kopachi, sono perfettamente riprodotte dal vero. Un giro con Google Maps ve lo dimostrerà al di là d'ogni dubbio.
Quanto al gameplay, lo dicevo prima. Si torna alle origini, e cioé a quella sapiente miscela di FPS e RPG che ha fatto le fortune del mastodontico Fallout 3, debitore, per molti versi, del primo STALKER e al quale questo terzo capitolo della saga ucraina di GSC non presta in nessun modo il fianco, né in termini tecnici, né sul piano della giocabilità. Se infatti l'atmosfera di disastro imminente che incombe sul gioco, la cui trama ruota attorno alla vostra missione di soldato delle truppe speciali in esplorazione nell'area, alla ricerca della spiegazione di strani fenomeni che si verificano, é imbattibile, specie se a confronto di taluni scivoloni un po' troppo fantasy di Fallout 3, anche l'IA mostra di sapere il fatto suo. I nemici (non scriptati) che incontrerete faranno il più delle volte un sano vecchio gioco di squadra, dando il massimo per accerchiarvi e farvi la pelle il più in fretta possibile. E la gente che incontrerete, ovviamente avanzi di galera della specie peggiore, si darà da fare nello spogliare i cadaveri di ogni bene utilizzabile, costringendovi a sbrigarvi, se volete la vostra parte! Se aggiungiamo la possibilità del verificarsi casuale di tempeste e distorsioni radioattive che vi faranno a pezzi in un istante, se vi farete sorprendere all'aperto, capirete che il livello di sfida rimane sempre alto, e adeguato ad un appassionato che provi ancora reale vergogna al solo pensare a cheats, aiuti o trucchetti vari.
Il livello di realismo, d'altronde, é sempre a livelli elevati. Di notte, senza occhiali per la visione notturna si vede poco o niente, le armi sono letali anche a livello Normale e possono essere modificate, implementate di accessori e migliorate in mille modi diversi. Duro, puro e bellissimo, il terzo capitolo di STALKER rinuncia in partenza al multiplayer. L'esperienza nella Zona, come quella nell'universo postatomico di Bethesda, d'altronde, non può non essere un fatto personale, da vivere nella solitudine claustrofobica di una tuta gommata antiradiazioni, con il costante presentimento che qualcosa d'orribile sia in procinto di sbucarvi davanti e condannarvi ad una fine orrenda. Non illudetevi, d'altronde, di completare la trama principale e la settantina di quest secondarie in fretta e furia. Pur senza raggiungere la dimensione perfino eccessivamente pletorica di Fallout 3, CoP vi terrà attaccati ai vostri monitor HD per molto, molto tempo. Per uno smanettone, per un appassionato di FPS e RPG moderni, ma anche più semplicemente per qualsiasi appassionato di videogiochi che apprezzi un titolo per le sue qualità, a prescindere dal denaro speso per pubblicizzarlo sui mezzi di comunicazione, CoP rappresenta un'occasione di sperimentare qualcosa che spinge davvero più in là il limite della qualità grafica e del coinvolgimento del gameplay. Sarebbe davvero un peccato non approfittare dell'occasione. Ci si vede nella Zona, tovaritsch! Con un occhio sempre puntato sul misuratore di radiazioni e l'altro sul traguardo di mira dell'AKS, ovviamente!
Mi sa che di qua non si passa...
Buono cagnolino... Ho giusto qui qualcosa per te!
Si può andare a caccia di mutanti con un sovrapposto da tiro al piattello?
Può il seguito di un seguito battere in qualità sotto tutti i punti di vista i suoi predecessori? Accade di rado, specie nel mondo dei videogiochi. Però accade. E' il caso di Call of Prypiat, terzo magnifico capitolo della saga di STALKER, liberamente tratto dal profetico film di fantascienza di Andrej Tarkovskij del 1979. Migliora la grafica, spinta dal motore X-Ray oltre i confini dell'immaginazione, migliora l'IA, migliorano la trama e il gameplay. A meno di non pretendere il Lucano della staffa, non credo che nessuno possa davvero osare chiedere di più ad un FPS-RPG così ben riuscito e confezionato. Un gioco che, anche in assenza di quel martellante hype e della costosa campagna pubblicitaria che accompagna, e talvolta spinge perfino immeritatamente, le vendite dei blockbuster blasonati, merita tutto l'interesse del pubblico di appassionati vecchi e nuovi. Da provare, oppure correre il rischio di essersi lasciati scappare una perla di quelle che capitano di rado.
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