La fisica? Dimenticatela pure... Quando programmi un videogame, le strade da percorrere sono diverse. Puoi cavalcare l'onda della moda, cercando di ispirarti (ehi, ho detto “ispirarti”, non “copiare”...) al gameplay di un gioco di successo, per sfruttare un trend particolarmente fortunato, cercando magari di aggiungere qualche nuovo spunto. Oppure, nella migliore delle ipotesi, puoi partorire un'idea innovativa e creare un concept. Creare. Come diceva l'immortale Ettore Petrolini, “creare” significa mettere al mondo qualcosa che prima non c'era. E se comunque spesso é vero che, nel mondo dell'intrattenimento, nulla si crea, ma tutto si ispira a quel che é venuto prima, non sono mancate memorabili eccezioni. Colpi di genio capaci di rivoluzionare un genere o quantomeno di instillare un'inattesa spinta creativa innovativa.
Le ombre grigie sono gli Echo. Per superare questo livello dovremo raccoglierli tutti.
Alcuni livelli sono davvero intricati
Davvero tantissimi livelli da completare, per ogni esigenza!
Sin dalle prime presentazioni al grande pubblico, Echochrome ha decisamente lasciato il segno. Mostrato la prima volta all'E3 del 2007, il progetto nato in seno alla Sony ha preso le distanze dalla stragrande maggioranza dei prodotti presenti sul mercato. Ed é davvero il caso di dirlo, in questa occasione, spiegano molto più le immagini delle parole. Un nuovo puzzle-game che cerca di svettare nell'inflazionato panorama del genere, ma come? Dando al giocatore un mondo da osservare. Un piccolo mondo, minuscolo, fatto di scale e rampe, in cui si muovono dei manichini, in moto (quasi) perpetuo.
Bandito il colore, tutto compare in un'elegante cornice in bianco e nero, dove anche le sfumature si fanno rare. Se non siete del tutto artisticamente a digiuno, non ci mettere troppo a capire che l'ispirazione per dar vita agli spazzi dove far camminare i nostri protagonisti, il team di sviluppo ha sicuramente guardato le cosiddette “costruzioni impossibili” divenute famose grazie ad artisti come Oscar Reutersvàrd e Maurits Escher, dove logica e fisica si piegano a sottili giochi d'illusione ottica.
Abbiamo parlato dei manichini, ma non saranno loro i protagonisti, quantomeno non in senso stretto. Come novelli Lemmings, dovremo impegnarci a farli giungere ai loro obbiettivi, benché nessuna parte del percorso verrà da noi modificata. I veri personaggi principali del gioco saranno i nostri occhi. Quel che dovremo fare sarà, infatti, spostare la visuale sui labirinti, muovendo la telecamera, grazie allo stick analogico della PSP o usando la croce direzionale. Grazie a cinque leggi fisiche inventate appositamente per la situazione e basate appunto sulle “costruzioni impossibili”, modificheremo l'ambiente, per spianare la strada ai manichini. Ad esempio, due rampe separate potranno diventare magicamente unite, sovrapponendole visivamente, spostando il nostro punto di vista. Ancora, girando a dovere la prospettiva, potremo far cadere un manichino su un altro ripiano o, più mestamente, nel vuoto.
Abbiamo indovinato la prospettiva e stiamo per cadere nel posto perfetto!
Questa volta invece l'occhio ci ha ingannato...
Lo stesso Escher rabbrividirebbe!
Ricomincio da Cinque Le leggi che dovrete imparare per districarvi al meglio nelle vostre imprese ai limiti del concepibile saranno “semplicemente” cinque, anche se tutte basate sul sunto che, se cambiando prospettiva sarete capaci di far “apparire” una cosa, combinando i vari elementi, sarà quella la nuova realtà. Un ostacolo invalicabile? Giriamo sino a farlo coprire da una colonna, e non esisterà più. Insomma, a comandare é l'apparenza. Sfruttandola, dovremo completare un numero davvero ingente di quadri, tutti da giocare in differenti modalità.
In soldoni, passeremo dal dover condurre un manichino bianco a recuperare le sue ombre (chiamate appunto, Echo), al dover far incontrare coppie di manichini dello stesso colore (sempre e comunque in bianco e nero), senza dimenticare i casi in cui dovremo evitare altri manichini. Oltre alla parte “visiva”, potremo dare dei leggeri input al manichino, facendolo camminare più velocemente del normale o facendolo fermare per pensare. Ogni livello sarà da completare in un massimo di cinque minuti, pena il fatidico “game over” che, tra l'altro, rischieremo di vedere anche nel tutorial se non saremo troppo lesti a dimostrare di aver capito il da farsi.
Oltre al gran numero di situazioni giocabili, é stato inserito nell' UMD di Echochrome un editore per creare i propri livelli, che si presenta come un vero estratto di semplicità e completezza. Gli elementi da utilizzare sono solo quattro: scale, ripiani, buchi e pedane per saltare ma, usandole con il giusto criterio, permettono di formare dedali di tutto rispetto, da salvare e da scambiare con gli altri giocatori, unica possibilità di condividere qualcosa della propria esperienza di gioco.
La semplicità é naturalmente anche la colonna portante dell'aspetto grafico del gioco, dove l'essenziale la fa da padrone. Nessuno potrà dire che PSP dà prova delle sue qualità, ma sicuramente non é Echochrome il titolo che deve far vedere i muscoli della piccola di casa Sony. Viceversa, il comparto sonoro, benché praticamente privo di effetti audio, si fa apprezzare sia nelle musiche, composte da interessanti mix di voci e archi, che nel parlato. Peccato che, alla lunga, entrambi possano risultare snervanti e poco vari.
Non é difficile rimanere piacevolmente colpiti dall'idea che vige alla base di Echochrome, e lo stesso gameplay risulta intrigante, al punto da portare spesso il giocatore a incaponirsi nel tentativo di trovare il modo corretto per portare a termine un passaggio particolarmente complicato. Se l'appeal é tangibile, dobbiamo in ogni caso far presente che, chi non avesse particolare feeling con l'idea di dover più volte fermarsi a ragionare per andare avanti nel gioco, potrebbe in breve tempo trovare sfiancante il titolo. Indubbiamente un fattore insito nella tipologia dei puzzle, mentre più fastidioso é il problema che abbiamo rilevato rispetto alla precisione dei controlli. In diverse situazioni, anche se avremo messo in pratica una delle famose “leggi” fisiche di cui parlavamo in precedenza, il gioco sembrerà non rilevarla, facendoci cadere nel vuoto o impedendoci il passaggio.
Non che la cosa succeda troppo di frequente, ma si rivela davvero fastidiosa, visto che lo stesso movimento della visuale non é sempre preciso al millimetro, talvolta “scattando” quando invece dovrebbe avere un movimento più armonico e fluido. Nulla che rovini totalmente l'esperienza di gioco, ma particolarmente irritante, visto che la stessa anima di Echochrome dovrebbe essere legata a doppio filo con la perfetta esecuzione delle meccaniche di cambio della prospettiva. Se il successo dovesse baciare questa nuova scommessa di Sony al punto da propiziare un “Echochrome 2”, ci auguriamo un netto miglioramento visto che, chi saprà entrare nell'ordine mentale di questa sfida cervellotica, troverà pane per i suoi denti e decine di ore da passare in un mondo impossibile.
Scale, scale e ancora scale...
Camminando sui fori neri, cadremo, mentre quelli bianchi ci lanceranno verso l'alto.
A dispetto delle tecnologie all'ultimo grido che si rincorrono, Echochrome ci ricorda come un'idea geniale possa essere valida fondamenta per la creazione di un prodotto intrigante e divertente. Abbiamo tra le mani un puzzle-game decisamente innovativo e capace di tenere il giocatore attaccato alla PSP, tra improbabili prospettive e ricerche di visuali tanto assurde nella realtà quanto possibili nel gioco. Le regole secondo cui si muove il mondo di Echochrome ci insegneranno che l'apparenza non sempre inganna, in un susseguirsi di scoperte e riletture degli ambienti in cui cammineranno i nostri manichini. Sebbene il genere sia distante anni luce dall'azione adrenalinica su cui molto si punta sul mercato del videogioco, siamo davanti a qualcosa cui vale la pena avvicinarsi. Gli amanti dei rompicapo sapranno indubbiamente divertirsi, grazie ad un nutrito numero di livelli, difficoltà adatte ad ogni palato, diverse modalità di gioco ed un editor di labirinti basato su un esiguo numero di pezzi, ma in grado di dare vita a costruzioni intricate ed elaborate. Con un aspetto grafico essenziale ed un comparto audio d'atmosfera, ci rammarichiamo solo di alcune imprecisioni nei controlli e di una gestione talvolta lacunosa della “fisica” inventata per l'occasione. In ogni caso, se la pazienza non vi manca (in alcuni casi dovrete davvero averne tanta...), vi attendono infinite sfide contro voi stessi, in un universo dove nulla é quello che sembra, ma tutto si piega al volere di chi sa osservare... dalla giusta prospettiva!
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