Digimon Story: Time Strangers, la recensione del ritorno dei mostri digitali!

i Digimon tornano a digievolversi in un JRPG ricco di contenuti per la gioia dei fan di Greymon e soci!

Digimon Story: Time Strangers, la recensione del ritorno dei mostri digitali!

Digimon Story: Time Stranger è il JRPG che i Digimon-fan stavano aspettando?

Avete sempre sognato un JRPG di stampo classico dedicato ai vostri mostri digitali preferiti? Bandai Namco ha ascoltato le vostre preghiere, quindi venite con noi nel Mondo Digitale e godetevi la recensione di Digimon Story: Time Stranger! Già dai primissimi annunci era chiaro che Digimon Story: Time Stranger non era un progetto preso sottogamba, a partire dal team incaricato del suo sviluppo, cioè Media.Vision, i creatori della saga di WIld Arms, di Chaos Ring e di tanti altri giochi di ruolo nipponici, tra l’altro già a lavoro sui Digimon con Cyber Seluth. Come prima cosa dovremo scegliere se interpretare il protagonista femminile, Kanan, o quello maschile, Dan, due gemelli facenti parte dell’agenzia segreta ADAMAS, impegnata nella preservazione della sicurezza mondiale e nel compito di combattere le anomalie legate alle interferenze tra il nostro mondo e quello dei Digimon. Kanan e Dan (totalmente intercambiabili) si ritroveranno in una situazione estremamente pericolosa, non solo per loro, ma per il destino di tutto il mondo. I guai iniziano da Tokyo, per la precisione nel celebre quartiere di Shibuya e il centro di tutto è il maestoso palazzo del governo. 

Non serve molto per comprendere che è in atto una delle anomalie Digimon peggiori di sempre e che lo stesso governo giapponese stia nascondendo qualcosa alla popolazione. La situazione prende rapidamente una piega inaspettate e senza andare a rovinarvi la trama di Digimon Story: Time Stranger, sappiate che verrete letteralmente trascinati in un'avventura che ci farà visitare Iliad, l’isola dei Digimon, e diverse linee temporali, andando a creare una trama dove realtà, misteri e mondi sconosciuti si vanno a intrecciare. Incontreremo diversi personaggi come Inori, una ragazza che sembra avere un legame più profondo di quanto crede con le anomalie che potrebbero portare a una crisi mondiale, ma anche il misterioso Digimon Aegiomon, con le fattezze di un ragazzino con corna e piedi da caprone, e la risoluta Minervamon, una dei dodici Digimon Divini che difendono il Digi World, ma lascerò a voi il piacere di scoprire tutte le trame di questa storia che cerca di mescolare più volte le carte e dare un buon sostegno al gioco riuscendoci solo in parte: mi sono divertito a seguire il racconto, ma non mancano elementi stereotipati e colpi di scena che avevo intuito diverse ore prima che venissero svelati e non mi ritengo certo un esperto di sceneggiatura.

Ad ogni modo, la trama di Digimon Story: Time Stranger ci conduce per mano a conoscere due grandi temi del gioco: le diverse ambientazioni da visitare tra mondo umano e digitale e la sconfinata presenza di Digimon da combattere e arruolare tra le proprie fila. Si intuisce sin dalle prime fasi che le misure con cui ci si deve confrontare sono rilevanti, soprattutto per quel che riguarda i numeri dei mostri digitali che sono più di 450, una cifra  che farà la gioia di collezionisti e completisti, che si potranno divertire a cercare di possederli tutti. Il gameplay è classico: ci si muove liberamente in un mondo suddiviso in diverse aree (esplorabili anche grazie al fatto che potremo cavalcare alcuni Digimon) con dialoghi, negozi e attività secondarie, sino a quando non si deve combattere, attività che svolgeremo principalmente nei dungeon. Insieme a noi potremo portare tre Digimon attivi, tre in “panchina”, tre ospiti (in base alle necessità della trama) e una pletora di altri nell’inventario. Il combat system di Digimon Story: Time Stranger si mostrerà quando scontreremo fisicamente un Digimon ostile o quando lo colpiremo sfruttando l’attacco libero sulla mappa di uno dei nostri mostri (azione che ci darà un certo vantaggio) e daremo il via a una classica battaglia a turni. Ogni Digimon ha una tipologia (dati, vaccino, virus etc.), ma i colpi che utilizza hanno anche un elemento dominante (acqua, fuoco e via dicendo) e questi due fattori andranno a creare un elaborato sistema di debolezze e resistenze. Potremo utilizzare attacchi normali o sfruttare le abilità primarie (appartenenti al Digimon stesso) o secondarie (equipaggiabili), naturalmente spendendo il dovuto numero di punti abilità a ogni colpo. 

Digimon Story: Time Stranger e le bellezze del combat system

Più combatteremo più scopriremo le debolezze e le resistenze dei nemici, tanto che una volta imparati i loro segreti vedremo a schermo esattamente la percentuale di danno che il nostro colpo potrà fargli. Se un colpo normale mette a segno il 100% del danno, uno poco indicato ne metterà solo il 50% o il 30%, mentre uno a cui il nostro avversario sarà particolarmente debole potrebbe toccare percentuali come il 300%. La possibilità di scambiare, prima di ogni turno, il digimon in azione con quelli in panchina ci aiuterà a mettere in campo attacchi più efficaci possibili, tenendo presente che anche i nostri combattenti saranno vulnerabili ai colpi nemici col rischio di finire k.o. e rimanere fuori dai giochi sino a quando non li rianimeremo o terminerà il combattimento. Durante ogni scontro, in base alle azioni che compiremo, andremo a riempire la barra delle Arti X, che potremo sfruttare con la pressione di un tasto apposito e che potrebbero dare una svolta anche alle battaglie più complicate. Le Arti X utilizzabili aumenteranno con il passare del tempo, visto che potremo acquisirne di nuove tramite il classico albero delle abilità dove spendere i Punti Anomalia, assimilabili a punti esperienza del protagonista.

Parlando di alberi delle abilità, in Digimon Story: Time Stranger ne troveremo diversi e il loro utilizzo va a intrecciarsi con la personalità dei nostri Digimon. C’è una grande attenzione legata a questo fattore e per quanto ogni “mostro” del nostro gruppo ha una sua indole, con alcune azioni potremo portare a modificarla, magari scambiando quattro chiacchiere con lui tra un’esplorazione e l’altra. La personalità andrà a variare la crescita delle diverse statistiche del Digimon, oltre che a sbloccare diverse abilità, inoltre potremo utilizzare i nostri Punti Anomalia per utilizzarli su specifici alberi delle abilità legati a particolari caratteri dei nostri compagni, quindi sarà il caso di gestire al meglio variazioni di indole dei Digimon e spesa dei punti nelle skill. Se avremo sbloccato un bonus d’attacco per le personalità coraggiose, sarà meglio spingere i nostri compagni a virare su quella indole, in attesa di ampliare il ventaglio dei nostri bonus. Ma come faremo a ingrandire la nostra collezione di mostri digitali? Ogni volta che combatteremo, andremo a raccogliere una quantità di dati sugli avversari, una volta arrivati al 100% potremo ricrearne un esemplare, ma se aspetteremo sino ad aver raggiunto una percentuale di dati del 200% il risultato sarà quello di avere un Digimon più forte. 

Alla stessa maniera, con il passare delle battaglie i nostri amichetti saliranno di livello e potremo evolverli con le tanto famose digievoluzioni che potranno prendere strade e bivi differenti in modo da completare la nostra collezione e farci avere compagni sempre più potenti e variegati. Potremo anche dare vita a una diginvoluzione, per tornare al Digimon originale e prendere nuove strade. Siamo davanti a un vero e proprio parco giochi per gli appassionati che si potranno divertire nel cercare di ricreare il proprio Digimon preferito e potenziarlo in tanti modi, magari sacrificandone un altro o sfruttando la fattoria virtuale a cui avremo accesso a un certo punto della trama di Digimon Story: Time Stranger e che potremo gestire come luogo di allenamento per i nostri compagni e dove troveremo materie prime da riutilizzare. Lasciare un gruppo di Digimon nella fattoria mentre noi porteremo a termine qualche missione primaria o secondaria potrebbe essere davvero un'ottima idea.

Digimon Story: Time Stranger, tra la gioia del collezionismo e qualcosa da rivedere

Il gameplay di Digimon Story: Time Stranger offre diversi spunti pregevoli (anche se parlare con i compagni digitali per gestirne il carattere è un po’ tedioso), ma per riuscire a coglierne l’importanza è necessario giocare direttamente al livello di difficoltà più alto tra i tre disponibili, visto che i primi due sono davvero troppo semplici e permettono di proseguire nel gioco senza pensare troppo al da farsi. Tra l’altro sono disponibili anche due livelli ulteriori, “Mega e Mega +”, ma questi andranno sbloccati dopo la prima run e sono consigliati solo ai gamer alla ricerca di sfide davvero difficili. Segnalo che, tra l’altro, tra le attività secondarie compare anche un gioco di carte collezionabili dove dovremo sconfiggere gli altri giocatori in battaglie al meglio dei cinque scontri, gestendo le cinque carte che avremo pescato dal nostro mazzo. La vittoria è assegnata in base al livello della carta e al suo tipo, oltre a una certa componente di casualità, ma ad essere sincero, proprio per quest’ultimo fattore l’ho trovato poco strategico e non appetibile. Certo, come avrete capito Digimon Story: Time Stranger è pieno zeppo di contenuti, ma spesso pecca sulla varietà, vedi i dungeon, troppe volte ripetuti e somiglianti tra loro, facendo sì che i punti forti del gioco siano lo sconfinato roster di Digimon e un battle system che da il suo meglio ai livelli di difficoltà più alti, lasciando spazio a fattori che non funzionano altrettanto bene. 

Dal punto di vista tecnico, Digimon Story: Time Stranger non è proprio quello che ci si potrebbe aspettare da un titolo di nuova generazione in uscita su PC, Xbox e PlayStation 5 (dove è avvenuta la mia prova). Per quanto vasto e longevo (non meno di 50 ore), il gioco ha una grafica datata che da il suo meglio nella rappresentazione dei Digimon, ma pecca in quasi tutto il resto, tra ambientazioni e personaggi poco curati, sino ad arrivare ai passanti che nemmeno hanno il volto, come se fossero manichini. Le ombre sono rese in modo insufficiente e soprattutto nelle prime ore di gioco ci sono diversi “scatti” dovuti a un frame rate rivedibile. Peccato, perché la resa dei Digimon non è affatto male e alcuni boss sono davvero degni di nota, ma il resto non regge il confronto. C’è un buon doppiaggio nipponico e si ringrazia Bandai Namco per aver tradotto tutti i testi in italiano, ma un po’ più di attenzione nelle grafica dei sottotitoli non avrebbe guastato: quando ci si trova a leggerli su sfondo bianco si fa abbastanza fatica. Nulla di che la colonna sonora, in tante ore di gioco non c’è stato un solo tema che mi sia rimasto in mente, con l’esclusione dell’orecchiabile “Wherever You Are”, il tema principale. 

Tra una digievoluzione e l’altra, Digimon Story: Time Stranger se rivela essere un JRPG solido, con un buon combat system e che farà la gioia dei fan alla ricerca di un’esperienza che strizza l’occhio al collezionismo e al completismo, ma ci sono diversi elementi che gli impediscono di elevarsi ulteriormente. I ragazzi di Media.Vision hanno portato a casa un discreto risultato, ma c’è l'impressione che con qualche attenzione in più si poteva rendere più omogenea la qualità del gioco.

Digimon Story: Time Stranger

Versione Testata: PS5

7.5

Voto

Redazione

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Digimon Story: Time Stranger

Digimon Story: Time Stranger è un buon JRPG a turni che rappresenta, contenutisticamente, una vera e propria enciclopedia dei nostri mostri digitali preferiti. Con qualche attenzione in più avremmo potuto festeggiare un titolo di altissima qualità, ma ciò non toglie che, soprattutto se siete fan del brand, potete godervi una piacevole avventura, magari passando sopra ad alcuni problemi tecnici e a una scarsa varietà nei dungeon. Con una quantità davvero notevole di contenuti e un gameplay interessante (non senza alcuni difetti), Digimon Story: Time Stranger è consigliatissimo a tutti coloro che portano i Digimon nel cuore, mentre perde interesse per gli altri gamer, non tanto per la sua appartenenza a un marchio specifico, quanto per alcuni difetti innegabili che non possano certo la produzione, ma ne tarpano le ali. Un discreto gioco di ruolo che punta più sulla quantità che sulla qualità.

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