Diablo Immortal: Recensione - I demoni di Sanctuary invadono anche il mondo mobile

Diablo Immortal Recensione  I demoni di Sanctuary invadono anche il mondo mobile

Chi avrebbe mai detto che un giorno, guardando indietro nel tempo, ci saremmo trovati davanti a una nuova installazione, del franchise dedicato a Diablo, anche nel mondo mobile.

Onestamente non ci avrei mai creduto e, dovendo raccontare tutta la verità, credo che a questo punto non sia stato nemmeno un bene, soprattutto dando un’occhiata ai risultati (da valutare sia oggi che nell’immediato futuro). E lo dico a malincuore, soprattutto perché il mio fan interiore cerca soltanto di mostrarmi le cose buone, eliminando quelli che sembrano problemi strutturali non indifferenti.

Diablo Immortal: Recensione - I demoni di Sanctuary invadono anche il mondo mobile

NEFILIM CONTRO DEMONI

Ci è capitato di parlarne anche durante la nostra diretta dedicata, ma le prime parole positive che si possono spendere su Diablo Immortal riguardano sicuramente l’ambientazione, uno spaccato storico assolutamente interessante da approfondire, dato che cronologicamente si inserisce perfettamente nel periodo successivo alla distruzione della Pietra del Mondo da parte dell’arcangelo Tyrael.

Subito dopo l’evento, quest’ultimo sparisce dal mondo di Sanctuary, lasciando dietro di sé le conseguenze delle sue azioni. Sembra infatti che molteplici frammenti della Pietra del Mondo abbiano raggiunto diverse parti del globo, conservando parte del potere che adesso non fa altro che contaminare qualsiasi cosa tocca.

Trattandosi di un titolo a cavallo tra il secondo e il terzo capitolo di Diablo, ovviamente molti degli esiti futuri e passati li conosciamo già. Il Signore del Terrore troverà sicuramente un modo per fare ritorno, ma nel frattempo, come antipasto per la cosa, l’ambientazione trova il suo modo di spiegarci parte degli eventi preparatori, conditi persino dalla presenza di volti storici della saga.

Ma cerchiamo di andare con ordine. All’inizio della nostra avventura avremo la possibilità di creare un personaggio scegliendo tra le sei classi disponibili per l’occasione, avendo addirittura (e questa è la prima volta) la possibilità di customizzare parte dell’aspetto facciale del nostro alter ego digitale.

Chiaramente si tratta di un aspetto puramente stilistico, serve insomma a cercare di diversificare in parte la moltitudine di avatar identici che è possibile vedere negli scenari, ma comunque è un piccolo sforzo che si lascia apprezzare e che avremmo piacere di vedere implementato anche nelle diverse installazioni del franchise.

La struttura della trama resta praticamente la stessa, ovvero il giocatore deve seguire un iter di missioni specifico pensato per condurlo all’interno di diverse ambientazioni, ognuna ideata con l’intenzione di mostrare il mini-boss di turno munito di frammento di Pietra del Mondo. Vengono fatti riferimenti a nuovi personaggi, o almeno a creature e persone non citati direttamente negli altri giochi, fattore che incentiva anche una piacevole scoperta della lore dedicata al franchise, che vanta anche diversi romanzi davvero intriganti da leggere.

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TIPICO GDR PER MOBILE

Per quanto riguarda il gameplay, Diablo Immortal sfrutta la classica interfaccia pensata per il gioco su mobile, tendenzialmente strutturata affinché la parte sinistra dello schermo venga dedicata al movimento, mentre la destra offre le diverse abilità da usare insieme all’attacco base.

I menu sono ben realizzati e garantiscono una fruizione delle informazioni piuttosto lineare, pensata insomma non solo per accogliere gli hardcore gamer già a conoscenza del sistema di gioco alle spalle di Diablo, ma anche tutti quei novizi che decidono di installare il titolo solo per occupare il tempo, cavalcando magari la fama del momento.

Come visto nei giochi appartenenti al franchise ogni personaggio ha a disposizione diverse build con cui poter giocare, così da permettere ai giocatori di poter scegliere un diverso approccio, anche contando gli oggetti leggendari necessari per completarne gli effetti e massimizzarli.

Così come visto in Diablo III, anche qui esistono gemme normali e gemme leggendarie, altro elemento pensato appunto per approfondire e migliorare gli effetti della build a seconda del personaggio utilizzato. È chiaro che la longevità del gioco aumenta di pari passo alla voglia di giocarlo, insieme alla capacità di massimizzarne i punteggi caratteristica a seconda della necessità del momento.

Ma proseguendo oltre, pertanto, quali sono questi fantomatici punti dolenti o criticità?

Diablo Immortal: Recensione - I demoni di Sanctuary invadono anche il mondo mobile

IL PROBLEMA DELL’AMBIENTE MOBILE

Molti titoli mobile soffrono di un grave problema di fondo: sembrano creati ad hoc per farti spendere un botto di soldi. In alcuni casi il problema è facilmente risolvibile facendo una scelta a monte, ovvero quella di giocare senza spendere un soldo a prescindere dell’efficacia dei propri personaggi.

Ma se l’obiettivo è quello di massimizzare il proprio alter ego, cercando così di ottenere delle prestazioni competitive sia in PvE che in PvP, allora il discorso diventa completamente diverso. Sembra infatti che le molteplici valute presenti in Diablo Immortal siano una sorta di slot machine pensata per spendere soldi a go-go, non importa come e quanto.

Ma di questo, a prescindere del mostruoso materiale presente in rete, vi parleremo più avanti quando saremo riusciti a massimizzare il livello giocatore, considerando anche i punti Paragon, così da avere un’idea precisa di quello che dovremo aspettarci da Diablo Immortal.

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Gallery

Diablo Immortal

Versione Testata: PC

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Diablo Immortal

Stando a quanto visto sinora, Diablo Immortal vive di luci e ombre difficili da valutare, soprattutto sulla breve durata. Da una parte abbiamo un gioco solido, narrativamente interessante e soprattutto piacevole da giocare, in ottica di un gameplay non competitivo, dall’altro sembra invece di avere davanti la solita macchina da soldi, quella slot machine pensata ad hoc per spillare soldi in lungo e in largo, senza pensare che un videogioco dovrebbe innanzitutto premiare la bravura dei giocatori, senza incentivare il pay-to-win.