24: The Game

24 The Game
Dopo avere combattuto, durante la Seconda Guerra Mondiale, l'imperialismo giapponese e il nazismo e dopo avere sfiorato più volte la crisi nucleare durante la guerra fredda, l'attuale pericolo per il popolo americano prende la forma del più subdolo dei conflitti: quello asimmetrico, il terrorismo di varie forme. Ed è proprio per questo che il fenomeno cinematografico dedicato a questa contemporanea tematica comincia a spopolare anche sul piccolo schermo a stelle e strisce, giustificando così l'enorme successo che sta riscuotendo la serie televisiva 24. Ma ovviamente non basta l'argomento d'attualità per giustificare un tale consenso: dietro al favore del pubblico c'è una trama avvincente, una buona dose di azione, alcune particolari scelte tecniche di regia (uno su tutti l'inconfondibile appeal dello split screen), le ottime prestazioni dell'attore Kiefer Sutherland, senza dimenticare l'immancabile colpo di scena che alla fine di ogni episodio è capace di rendere incredulo il telespettatore e mantenere viva la tensione di puntata in puntata.


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La recensione che segue avviene tra le 10 e le 11
Tuttavia il fenomeno, qui da noi, stenta a decollare: il pubblico italiano si dimostra piuttosto tiepido rispetto alla serie televisiva, la cui terza raffica di puntate è stata trasmessa fino a metà gennaio, senza quel clamoroso consenso di pubblico tipico dell'oltre oceano. Per questo motivo forse conviene spendere un paio di righe per spiegare a chi non l'ha seguita di cosa si tratta.
Il titolo, 24, ovviamente rappresenta il numero di ore che formano una giornata e nasconde in sé il significato di ogni successione di puntate: ciascuna serie ripercorre gli avvenimenti di un giorno particolarmente caldo di Jack Bauer e colleghi, in forza al CTU (Counter Terrorist Unit) di Los Angeles. Per giornata calda si intende il dover affrontare pericoli che possano coinvolgere la sicurezza nazionale, se non addirittura della Terra stessa.
L'episodio inserito in questo 24: The Game è del tutto inedito, e si colloca tra la seconda e la terza serie (per intenderci prima di dover affrontare la minaccia batteriologica di Michael Amador) ed è stato realizzato a stretto contatto i produttori anche per quanto riguarda i dettagli minori. Sono infatti state utilizzate le tecniche caratteristiche, come l'adozione dello split screen per enfatizzare i momenti clou, la suddivisione narrativa in ore (con tanto della famosa scritta "Quanto segue avviene tra le 8 e le 9"), senza dimenticare la musica di sottofondo (scritta dallo stesso Sean Callery, autore dei brani che accompagnano il telefilm) e il doppiaggio, gestito direttamente dai doppiatori originali. L'ultimo effetto della collaborazione è evidente nell'estrema somiglianza tra i personaggi e le controparti reali, quanto meno strabiliante.

Inedito
L'inserimento tra due sequenze di episodi ha inoltre permesso ai programmatori di accaparrarsi alcuni "segreti" da svelare durante il corso degli eventi, che invece il pubblico televisivo non avrà modo di scoprire: nel corso del gioco verranno rivelati il modo in cui Kim Bauer è entrata a far parte del CTU, come Chase e Jack hanno cominciato a lavorare assieme e, soprattutto, chi si celava dietro il tentativo di assassinio del presidente Palmer eccetera. Va detto che alcuni aspetti sono interessanti, mentre altri sfiorano il ridicolo: il primo giorno di lavoro di Kim, ad esempio, inizia con la classica frase di circostanza ("Buongiorno, sono Kim Bauer. Cosa devo fare?"), per poi evolvere e trovarsi nel bel mezzo di un attacco alla sede della CTU, subire il battesimo di fuoco e infine venire rapita dai terroristi. Il tutto nelle primissime ore di lavoro della biondissima figlia del protagonista.
Per quanto riguarda il gameplay, va detto che esso è estremamente vario e spazia dalle classiche sparatorie nei panni di Jack, Chase, Tony o Michelle alle sessioni di cecchinaggio, dall'azione tipicamente stealth agli inseguimenti per le strade di Los Angeles, senza dimenticare i numerosi minigames che si sono meritati un box separato.

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Non è tutto oro quel che luccica
Non c'è che dire: l'impegno è stato notevole, volto a non rendere questo 24: The Game il solito gioco ispirato alla controparte televisiva (o cinematografica), ma ciò non lo rende affatto immune dai difetti: uno su tutti il doppiaggio poco ispirato, talmente pacato da togliere credibilità e tensione al susseguirsi dei fatti, senza dimenticare le fastidiosissime voci di pedoni (durante le sessioni di guida) e nemici, davvero banali e ripetitive.
Alcune critiche se le merita anche l'evoluzione degli eventi, troppo guidata e tale da non far percepire alcuna sensazione di libertà, tanto che non è nemmeno possibile, a causa del countdown, vagabondare liberamente per le strade di Los Angeles.
La modalità peggiore di tutte, tuttavia, è al volante: il modello di guida dei veicoli è davvero poco convincente, la sensazione di velocità è pressoché assente e la noia diventa la protagonista assoluta quando si deve far perdere le tracce alle volanti della polizia, le quali peraltro non sono in grado di fare altro di tamponarvi distruggendovi il posteriore (esattamente come il primo Driver).
Purtroppo anche nella modalità più importante (le sparatorie) si riscontrano notevoli difetti: i nemici sono quanto mai stupidi, incapaci di sottrarsi al vostro fuoco se non chinandosi di tanto in tanto alla ricerca di riparo, e alcuni di loro non sparano nemmeno pur non essendosi arresi al vostro fuoco. Anche la gestione della telecamera ci mette del suo per complicarvi le cose, imbizzarrendosi (insieme al puntamento automatico dell'arma) quando i nemici si trovano a raggio ristretto.
Le sessioni stealth, infine, sono particolarmente poco appaganti, in quanto non riescono a trasmettere la tensione tipica dei titoli ai vertici del genere, uno su tutti Splinter Cell.

Tecnicamente parlando
Nemmeno dal punto di vista tecnico la situazione riesce a convincere appieno: è vero che si notano sforzi notevoli per inserire effetti luminosi talvolta belli (come le esplosioni dei pc, il modo in cui si frantumano le vetrate...), ma talvolta a deludere sono proprio gli effetti più banali, come l'aspetto poco credibile degli stop delle auto o alcune movenze dei personaggi.
Anche l'interagibilità con gli oggetti facenti parte delle ambientazioni lascia perplessi, a causa della loro eccessiva leggerezza: camminandoci contro, ad esempio, li vedrete schizzare a velocità folle lungo le vaste (e povere di dettagli) stanze.
Un'ultima critica se la meritano le sessioni di guida: è durante esse che vi accorgerete dell'assoluta mancanza di traffico (per una città del calibro di LA) e del fatto che i modelli di auto presenti sullo schermo sono davvero troppo ripetitivi.
In conclusione, l'inserimento di numerosi extra (tre video interviste e i modelli poligonali dei personaggi) che si sbloccano ottenendo un punteggio elevato alla fine delle missioni non è sufficiente per risollevare la situazione di questo 24: The Game, incapace di andare oltre la stretta sufficienza. Peccato per l'ennesima occasione sprecata!

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24: The Game
6.5

Voto

Redazione

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24: The Game

24: The Game è un fenomeno strano. Nonostante l'impegno notevole per non essere etichettato come il solito gioco ispirato allo schermo televisivo (con tanto del coinvolgimento diretto dei produttori della serie, i doppiatori originali), il risultato non è positivo in quanto il tutto crolla sotto l'aspetto più importante, quello del gameplay. L'assoluta mancanza di monotonia, garantita dalla varietà d'azione, viene guastata da alcune fasi noiose e da difetti che contaminano le sparatorie e le sessioni di guida. Peccato per l'ennesima occasione sprecata!