Il Cielo Minaccia Tempesta: L’Immortale Thor Sconvolge Il Mito – Recensione Marvel Collection Panini

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In un momento in cui la Marvel sembra oscillare tra revisionismo e nostalgia, L’Immortale Thor: Il Cielo Minaccia Tempesta 1 rappresenta una dichiarazione di intenti potente e rischiosa. Con Al Ewing al timone e Martín Cóccolo alle matite, il Dio del Tuono torna a vibrare di quella forza primordiale che un tempo lo aveva reso uno degli eroi più affascinanti e temibili della Casa delle Idee.

Ma non si tratta solo di una nuova saga: è un viaggio mitologico e metanarrativo che attinge alla tradizione norrena per spingersi oltre i confini del classico supereroismo Marvel. Tra rimandi a Immortal Hulk, riferimenti colti alla cultura scandinava e uno sguardo sempre rivolto al futuro, questa nuova incarnazione di Thor punta a trasformare l’epica in riflessione, l’azione in linguaggio, il tuono in significato.

Ewing prova a riscrivere una nuova "Edda" per il dio del tuono

Fin dalle prime tavole, Immortal Thor si distingue per un’ambizione rara nel panorama supereroistico contemporaneo: non è un semplice rilancio del personaggio, ma una riscrittura mitopoietica, un tentativo di costruire una nuova Edda per il pubblico moderno. Per chi non ha familiarità con il termine, l’Edda è il nome con cui vengono indicate le raccolte di miti e poemi dell’antica tradizione norrena, fonte primaria per le leggende che ruotano attorno a Odino, Loki e, ovviamente, Thor. Ewing non si limita a evocarne il tono solenne: struttura l’intera narrazione come se stesse componendo un testo sacro, in cui ogni parola ha peso e ogni pagina risuona come una strofa epica.

Ma non è tutto mistico e rarefatto. Proprio per contrappunto, Ewing gioca con le aspettative dei lettori che negli ultimi anni hanno visto Thor protagonista di cicli narrativi più orientati all’azione pura, come l’arco de Il Massacratore di Dei o La Guerra dei Regni firmati da Jason Aaron. Qui, invece, i colpi di scena si mescolano a dialoghi carichi di filosofia, flashback rivelatori e riflessioni esistenziali che ridefiniscono non solo il protagonista, ma anche l’universo che lo circonda. È evidente in ogni passo: Thor non combatte soltanto Toranos, il dio antico che minaccia di riplasmare la realtà, ma affronta anche il significato stesso del proprio ruolo come divinità, sovrano e simbolo.

Il Cielo Minaccia Tempesta: L’Immortale Thor Sconvolge Il Mito – Recensione Marvel Collection Panini
Un'immagine tratta dall'albo. Crediti: Marvel Comics

In questo scenario, Loki ha un ruolo fondamentale. Non è il villain unidimensionale del passato, né l’antieroe redento delle ultime gestioni: è un trickster puro, ambiguo, imperscrutabile. Lo ritroviamo nei panni dello Scaldo di Asgard, artefice di enigmi, illusioni e trappole narrative. Nel terzo numero imprigiona Thor su un mondo lontano per costringerlo a riflettere, lo sfida con un enigma che solo il pensiero può risolvere – non la forza. Un gesto che potrebbe apparire come tradimento, ma che in realtà cela una volontà oscura ma costruttiva, quasi fraterna, di forgiare un Thor nuovo e più consapevole. Non a caso sarà anche grazie a lui se, nel quinto numero, il Dio del Tuono riuscirà ad affrontare l’antica entità con un nuovo spirito.

È infatti proprio nel climax dell’ultimo albo che Immortal Thor richiama l’immaginario collettivo più spettacolare: l’arrivo dei Thor Corps – una squadra formata da Thor, Loki, Beta Ray Bill, Tempesta e persino Mr. Horse – segna il culmine della battaglia contro Toranos. Il trucco è semplice e geniale: far passare Mjolnir di mano in mano, concedendo a ciascuno il potere del Tuono per sessanta secondi, il tempo sufficiente a sfiancare l’antico dio e ribaltare il corso dello scontro. Anche qui, però, l’epica non è fine a sé stessa: è sempre funzionale a una riflessione più ampia sul mito, sull’identità e su ciò che resta di un dio quando si spoglia dei suoi simboli.

Tavole potenti come Fulmini: Ewing riporta Thor all'epica!

A rendere Immortal Thor un’esperienza tanto potente quanto evocativa è il lavoro sinergico tra Martín Cóccolo ai disegni, Matthew Wilson ai colori e Al Ewing alla regia narrativa, in una delle prove più armoniche del fumetto Marvel recente. Cóccolo, già apprezzato per la sua energia esplosiva su titoli come Deadpool, X-Force e Hulk vs Thor: Banner of War, porta qui una maturità compositiva sorprendente: le sue tavole alternano furia e quiete, impatto e grazia. Thor ha un peso fisico sulla pagina, una massa tangibile che si impone su ogni vignetta, ma al tempo stesso è scolpito con linee agili, divine, sempre in movimento, come se l’aria stessa tremasse attorno a lui.

Wilson, che ha già dato prova di enorme versatilità su The Wicked + The Divine, Daredevil e Thor con Jason Aaron, si conferma maestro del colore atmosferico. La sua tavolozza qui si muove tra il fulgore degli dei e l’oscurità dei misteri cosmici: i lampi, i vortici aurorali, le nubi violacee e i bagliori soprannaturali diventano veri strumenti narrativi, capaci di raccontare emozioni e scontri epocali senza bisogno di parole. La battaglia tra Storm e Thor, ad esempio, si carica di tensione cromatica grazie all’uso di toni purpurei e scariche elettriche che trasformano la pagina in un campo di forze.

Il Cielo Minaccia Tempesta: L’Immortale Thor Sconvolge Il Mito – Recensione Marvel Collection Panini
Un'immagine tratta dall'albo. Crediti: Marvel Comics

Al centro di tutto, però, c’è la visione autoriale di Al Ewing, che si distingue per la sua capacità di fondere struttura mitica e consapevolezza metanarrativa. Dopo aver trasformato Immortal Hulk in una riflessione filosofica sul corpo, la paura e l’identità, qui riporta Thor alle radici mitologiche, ma filtrate attraverso un’ottica moderna, quasi semiotica. Ogni scelta – dall’uso sapiente dei balloon di pensiero, fino all’impaginazione che richiama le schegge di Mjolnir – riflette una volontà precisa: trasformare l’epica in linguaggio, e il linguaggio in potere.

Le vignette si espandono, si frantumano, si inclinano come se volessero infrangere le regole classiche del fumetto mainstream. Ewing sfrutta questa libertà formale per dare respiro ai monologhi interiori di Thor, enfatizzati dal lettering di Joe Sabino che assume la forma di pergamene o rune, restituendo al racconto un’aura sacrale e solenne. Immortal Thor non è solo una storia: è una liturgia da sfogliare con lentezza, come se ogni tavola fosse una tavoletta incisa nel mito.

La Consapevolezza del mito: Thor è davvero Immortale ora

Consigliare L’Immortale Thor: Il Cielo Minaccia Tempesta 1 non significa solo promuovere un buon fumetto Marvel, ma suggerire un’esperienza diversa da ciò che il lettore medio si aspetta da una serie supereroistica. Questo primo volume non punta tutto sull’azione – anche se non manca, ed è esaltante quando arriva – ma sulla costruzione di un’identità nuova, antica e moderna al tempo stesso. È un ciclo che non si accontenta di raccontare, ma interroga il racconto stesso, chiedendosi cosa voglia dire essere Thor oggi, in un panorama narrativo saturo di repliche e reinvenzioni.

Il Cielo Minaccia Tempesta: L’Immortale Thor Sconvolge Il Mito – Recensione Marvel Collection Panini
Un'immagine tratta dall'albo. Crediti: Marvel Comics

Chi cerca il classico scontro cosmico troverà pane per i suoi denti nello showdown contro Toranos e nella formazione dei Thor Corps. Ma chi vuole di più – chi vuole che un fumetto dica qualcosa mentre colpisce, che riformuli il mito senza disintegrarlo – scoprirà in queste pagine un Thor più consapevole, più stratificato, più “immortale” nel senso più profondo del termine.

Al Ewing, insieme a Martín Cóccolo e Matthew Wilson, costruisce una partitura mitologica che non rinnega le origini del personaggio, ma le distilla con eleganza, consapevolezza e – soprattutto – amore. Questo primo volume è solo l’inizio, ma già lascia intuire una traiettoria ambiziosa e affascinante. Non è un fumetto che grida. È un tuono che ragiona. E quando colpisce, si fa sentire.

 

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