The Smashing Machine sovverte le regole dei film sportivi con un The Rock di spessore

The Smashing Machine trova nel controllo e nell’ordine del suo protagonista The Rock un modo per risultare un film sportivo su un lottatore sorprendente.

The Smashing Machine sovverte le regole dei film sportivi con un The Rock di spessore

The Smashing Machine è un po’ come se l’aveste già visto, anche se magari non sapete nemmeno chi sia Mark Kerr. È un po’ il punto della questione di questa pellicola sportiva ispirata alla vera carriera agonistica del protagonista. Insieme all’amico Mark Coleman (interpretato dall’esperto di arti marziali Ryan Bader) infatti, Mark Kerr è stato uno dei pionieri delle arti marziali miste (MMA) negli Stati Uniti. Oggi gli epigoni di Mark e Ryan guadagnano milioni di dollari e sono star affermate, famosissime.

I protagonisti di The Smashing Machine non hanno mai raggiunto ricchezza e popolarità di questo livello, essendo stati apripista eccezionali in un momento in cui negli Stati Uniti le MMA erano ancora uno sport di nicchia. Sul finire degli anni '90, quando i tornei locali erano poco più che amatoriali, Kerr e Coleman hanno rappresentato il loro paese in competizioni seguitissime all’estero come il Pride in Giappone, raccogliendo risultati tali da spingere la TV a passare le dirette degli incontri, cambiando la storia delle MMA negli States. 

Quello di The Smashing Machine vuole essere dunque il mezzo cinematografico attraverso cui dare a Mark Kerr la notorietà e il riconoscimento che gli è mancato tra il 1997 e il 2000, quando all’apice della carriera era un campione imbattuto. Come da copione (non solo cinematografico) poi sono arrivate le sconfitte, la dipendenza da oppiacei, il crollo psicologico e una lenta, complessa risalita professionale e umana. È insomma un film già visto infinite volte, eppure Benny Safdie, coinvolto dal protagonista Dwayne Johnson nelle fasi preliminari della produzione, da sceneggiatore e regista ha trovato il modo di raccontarci queste storia quasi scontata in maniera differente.

The Smashing Machine, il film con The Rock è l'anti The Wrestler

Pensate a The Wrestler, film di Darren Aronofsky rimasto un caposaldo del genere "pellicola sul canto del cigno di un lottatore professionista". Era un film che faceva del dolore e della violenza sul fisico e sullo spirito il centro della narrazione, con un Mickey Rourke perfetta incarnazione degli eccessi fisici e psicologici di chi conosce da vicino l’esaltazione impareggiabile di salire sul ring e conquistare la vittoria. Lo dice anche The Rock in questo film: non c’è sensazione più bella di vincere e se continui a farlo ti senti come Dio. Anche lui fa i conti con il dolore continuo, anche per lui la dipendenza dall’adrenalina della competizione si manifesta in altre modalità: quella dagli oppiacei, ma anche quella emotiva da Dawn Staples-Kerr, la compagna interpretata da Emily Blunt con cui ha una relazione di rara tossicità, di quelle che al cinema raramente vengono raccontate senza eccessi o plateali prese di posizione. 

Eppure Mark Kerr è sin da subito calmo, posato, in controllo delle proprie emozioni, anche quando sfascia una porta al culmine della rabbia. Lo dice ai giornalisti: è essenziale essere padrone delle proprie emozioni per non farsi portare alla deriva dalle stesse. Tanto che la prima volta che perde un incontro, non riesce a smettere di piangere perché non conosce il sapore della sconfitta e semplicemente non sa come gestirla. Laddove il ricovero per disintossicarsi e il ritorno sul ring si preannunciano come un tuffo nel melodrammatico, The Smashing Machine stupisce presentando un eroe che, seppur meno intoccabile a livello fisico e psicologico, dimostra un’impressionante tenuta mentale nelle questioni della vita quotidiana.

The Smashing Machine racconta un lottatore energumeno la cui forza sta nel controllo

Laddove potrebbe urlare, Mark spiega con calma le sue ragioni. Laddove potrebbe ricadere facilmente nel vizio, si dimostra così giudizioso da rimanere pulito anche quando la compagna dissemina di tentazioni la casa dove vivono. Il film vive tutto di questo contrasto: un uomo gigantesco e dalla muscolatura impressionante che si dimostra emotivamente aperto, maturo abbastanza da crescere anche quando in un ribaltamento di fortune il suo amico e allenatore diventa il suo principale sfidante al torneo più importante di carriera. The Smashing Machine è dunque la storia sportiva più vecchia del mondo, ma anche un racconto di dipendenze di maturità che raccontano di un atleta che cresce come uomo e con sorprendente lucidità valuta la situazione. In un passaggio emblematico, prova a spiegare alla compagna perché non voglia un figlio, quando lei per l’ennesima volta fa un commento passivo aggressivo in merito, spiegandole che non avrebbe il tempo, le energie e la stabilità per essere un buon padre oltre tutto il resto.

Forse l’aspetto più riuscito del film è proprio la storia d’amore tra Mark e Dawn. Emily Blunt infatti ha per le mani un personaggio tutto ombre, che provoca più di una crisi nella carriera del suo uomo, incrinandone la tenuta psicologica alla vigilia delle gare e quasi inducendone una ricaduta sul fronte della dipendenza da farmaci. Dawn non sembra veramente interessata a essere partecipe delle professione del suo uomo. Anzi, ma non esita a reclamare la sua posizione centrale nella sua attenzione nei momenti in cui lui avrebbe bisogno di concentrazione ed equilibrio. Anche qui la bravura di una Blunt già abituata ai ruoli pungenti e di Safdie nello scrivere senza apertamente giudicare il personaggio sta nel contenere i toni, lasciando che sia il rapporto tra i protagonisti a parlare da sé, finendo per venire inquadrato come un’altra dipendenza da cui Mark deve imparare a distanziarsi.

Per quanto riguarda The Rock, è evidente come questo ruolo gli stia a cuore. Un po’ perché tocca quella tematica famigliare, quasi da clan (penso al bellissimo rapporto di genuina stima e affetto con l’amico, ex allenatore e poi avversario) che è la cifra di tutti i suoi progetti migliori. Un po’ perché, è innegabile, questo è il miglior progetto possibile per continuare a dialogare con il pubblico che l’ha reso una star molto forte al box office, al contempo costruendosi una narrazione di “attore di spessore”, per come gestisce ottimamente questo ritratto di acuta intelligenza emotiva del personaggio.

The Smashing Machine
7

Voto

Redazione

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The Smashing Machine

Di The Smashing Machine si parlerà soprattutto come del film con cui The Rock tenta di farsi prendere sul serio come attore di spessore, continuando a sfruttare la sua fisicità per un ruolo ovviamente con una profondità psicologica non trascurabile.
Se però la sua performance ne esce così bene è anche e soprattutto perché Benny Safdie come sceneggiatore e regista ci costruisce intorno un film dalle premesse più che convenzionali ma capace di trovare una sua cifra, tutta giocata sul smorzare l’intensità drammatica sia sul versante sportivo che umano, unito a uno stile di regia tutto camera a spalla e dinamicità che porta la pellicola a non sedersi mai sugli allori, ma a continuare a spingere nella giusta direzione, con una controllata ma efficacissima intensità emotiva.

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