Tár, recensione: il cinema non è una democrazia, ma si vive volentieri nella dittatura di Cate Blanchett

TÃr recensione il cinema non è una democrazia ma si vive volentieri nella dittatura di Cate Blanchett

Cosa c’entra la musica classica con la democrazia del titolo? vi sarete chiesti leggendo il titolo di questa recensione di Tár, film con cui Cate Blanchett ipoteca un terzo Oscar. Molto, moltissimo. Lo spiega la stessa protagonista del film, la direttrice d’orchestra Lydia Tár, alla figlia adottiva.

Non è una democrazia osserva Lydia quando vede che la bambina ha disposto i suoi peluche a semicerchio, come in un’orchestra, dando a ciascuno una matita a mo’ di bacchetta di direttore. Nel film Lydia si dimostra in effetti una despota e una manipolatrice nei confronti di tutte le persone sulle cui vite ha controllo lavorativo o affettivo.

Tra i tanti temi a cui Tár riesce a guardare con acume e incredibile lucidità, anche rispetto alle evoluzioni più contemporanee, c’è indubbiamente quello del potere, che qui logora chi non l’ha avuto per diritto acquisito, di nascita, nazionalità o classe.

Per saperne di più continua a leggere la recensione di Tár di Todd Field:

Tár, recensione: il cinema non è una democrazia, ma si vive volentieri nella dittatura di Cate Blanchett

La trama di Tár

Il film si apre con la meticolosa preparazione della protagonista per un evento pubblico: tranquillante, crema per le mani, ossessivo spazzolarsi la giacca, ultima controllata con la sua assistente prima di salire sul palco per un prestigioso dibattito pubblico. Venti minuti che seguiamo in presa diretta, insieme alla quasi interezza dell’intervista. Conosciamo Lydia così: nel momento in cui ha consolidato il suo status, in quei suoi gesti di controllo prima di mettere in scena sé stessa. Scesa dal palco però, continuerà la sua performance, se non in rari momenti in cui la regia e la sceneggiatura ci suggeriranno, maliziosamente, le falle nella sua recita.

Donna, lesbica, statunitense, Lydia Tár è riuscita a farsi largo nel mondo della musica classica sino ad arrivare a uno dei podi del Vecchio mondo più prestigiosi e snob: quello dell’orchestra filarmonica di Berlino. Lydia è carismatica, coltissima, emana l’aura di quanti sono vissuti ai vertici del mondo culturale ed economico europeo per diritto di nascita. Profuma d’élite, ma è anche un simbolo di progresso e meritocrazia. È entrata con autorevolezza e fermezza in un mondo di uomini, imponendosi grazie alla sua competenza, resistendo alle crisi scatenate alla sua relazione con il primo violino Sharon (Nina Hoss) e alle maldicenze che il suo sesso e il suo orientamento sessuale generano.

Ancora non lo sappiamo, ma quella che sta per sbriciolarsi davanti ai nostri occhi è una façade di grande complessità su cui Lydia tenta di mantenere assoluto controllo. Lydia non è Tár, non è nemmeno Lydia: è un viluppo di torti subiti e angherie perpetuate, di merito e corruzione, di spinta progressista e immobilismo patriarcale.

Lydia è un personaggio femminile monumentale, che mostra soprattutto quanto il sistema di potere in ogni ambito sociale e culturale del nostro mondo sia costruito in modo da spingere chiunque ne acquisisca un po’ a usarlo contro gli altri. Tár mostra come per mantenere un potere ottenuto al di fuori del “naturale” ordine delle cose, Lydia finisca per ricorrere alle stesse tattiche di quanti hanno tentato di tenerla fuori dal mondo della musica classica.

Tár, recensione: il cinema non è una democrazia, ma si vive volentieri nella dittatura di Cate Blanchett

La maschera e l’istinto animale: Lydia Tár è un personaggio monumentale

Sin dall’avvio del film il regista Todd Field, che ha scritto Tár per ben 10 anni e aspettato che la sua musa avesse l’agenda libera per interpretarne la protagonista, suggerisce la verità sulla protagonista. Chi è abbastanza attento noterà parecchie spie d’allarme sull’approccio manipolatorio che Lydia adotta quasi di riflesso. La donna è controllata in ogni suo getto, ma anche una creatura di puro istinto: mente senza averne necessità anche a sé stessa, manipola per inclinazione, seduce per appetiti.

Ben prima che la sua fortezza di inganni cominci a scricchiolare, il film s’insinua in pertugi thriller, quasi sovrannaturali. Lydia viene svegliata nel cuore della notte da ticchettii, perseguitata da urla senza corpo, punita da scarabocchi che ne violano la tranquillità. Il subconscio di Lydia ribolle, tenta di sfuggire a tutto il suo controllo.

Il suo regno di despota musicale e familiare cresce e crolla seguendo vecchie e nuove logiche del potere. Finché è lei a detenerlo, lo può usare per piegare i fatti ai suoi desiderata, ma quando è la sensibilità collettiva ad avere il coltello della narrazione, riscrive Lydia in maniera brutale, togliendole ogni grammo di potere e decisionalità. Lydia in ultima istanza non viene dal mondo del privilegio e, quando la maschera scivola, ne viene velocemente emarginata.

Simbolo iper-contemporaneo di una donna che ce l’ha fatta da sola facendo leva sulle stesse logiche che hanno tenuto in disparte il suo sesso per secoli (le uniche davvero efficaci? viene da chiedersi), Tár è anche un personaggio tragico in termini shakespeariani, che dietro la manipolazione e le nefandezze ha in sé davvero un talento che i parassiti o i vassalli fedeli che ha accanto non posseggono, oltre che a un genuino amore per ciò che fa.

Il film ha una regia molto controllata, esaltata da un montaggio dalle soluzioni geniali, che aumenta la forza delle immagini con giustapposizioni memorabili. Il cast dei comprimari - una fantastica Nina Hoss, Mark Strong, Noémie Merlant - riesce nel non semplice risultato di muoversi a livelli simili a una Cate Blanchett davvero eccezionale, che affronta il ruolo della sua vita, forse per la terza o quarta volta.

Molte attrici avrebbero potuto incarnare il dramma e il marcio di Lydia, ma in poche avrebbero saputo incorporare anche l’ironia che il personaggio inaspettatamente proietta, in più di un’occasione.

Tár, recensione: il cinema non è una democrazia, ma si vive volentieri nella dittatura di Cate Blanchett

Tár

Rating: Tutti

Durata: 157'

Nazione: Stati Uniti

9

Voto

Redazione

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Tár

Tár è un film raro: riesce a parlare di un tema antico (le logiche del potere) con una visione lucida e acuta della sua evoluzione contemporanea. Un risultato già straordinario, a cui si aggiunge una Cate Blanchett che bussa alla porta della storia del cinema.