Recensione Halloween Ends: tutto il brutto degli addii

David Gordon Green chiude nel modo peggiore una trilogia di cui probabilmente potevamo veramente farne a meno.

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I centoundici minuti di Halloween Ends cercano di rispondere alla domanda: “può il male finire veramente?”. Preparandosi alla fine della trilogia sullo slasher più famoso della storia del cinema, David Gordon Green ha probabilmente cercato, senza riuscirci, di creare una scappatoia coerente e credibile per continuare a far vivere il mito Michael Myers, arrivato ormai fuori tempo massimo.

La prima parte del film è incentrata infatti su chi dovrebbe prendere il posto del gigante assassino all’interno di una città ancora vittima degli efferati omicidi di Mayers. I casi di depressione e suicidi continuano a falcidiare la piccola città di Haddonfield, come se Michael continuasse ad uccidere armato di un coltello invisibile.

Recensione Halloween Ends: tutto il brutto degli addii

In realtà il killer si nasconde nelle viscere della città, quelle pronte solo ad accogliere scarti e reietti della società perbenista che, ancora una volta, cova in seno un suo potenziale successore. E questa volta il nuovo re del terrore sembra nascondersi sotto le vesti del più classico dei nerd a stelle e strisce. Schiacciato da una madre possessiva e un incidente che ricorsivamente lo fa additare come “assassino” dai suoi coetanei, Corey Cunningham ha tutti i requisiti per incarnare il Male Assoluto.

Un fortuito incontro tra i due fornisce a Corey (un tributo a It?) quasi il pretesto per vestire panni e maschera di Michael per iniziare la mattanza. Ma classe non è acqua e quando il giovane entrerà in contatto con Laurie Strode (che nel frattempo  ha cercato di catalizzare il suo dolore scrivendo la sua biografia), ecco che i limiti della sua inesperienza affiorano alla luce, lasciandosi sopraffare dalla donna ormai anziana, ma decisa a porre la parola fine all’intera vicenda.

Recensione Halloween Ends: tutto il brutto degli addii

La prima ora e mezza di Halloween Ends tira avanti quasi per inerzia, con il malato rapporto “Padawan – allievo”, che cerca di ergersi sulla piattezza di una trama incapace di coinvolgere lo spettatore. Quando poi forse anche Green si rende conto che il canovaccio stenta a decollare, ecco ritornare in scena Myers per il conflitto finale, che si chiude nel giro di qualche attimo, con una specie di crocefissione blasfema, un giro in città con il cadavere di Michael sulla classica “familiare” americana (quasi a simboleggiare che l’America vince su tutto) e il successivo trituramento del cadavere “che non si sa mai”.

Se già questa trilogia conclusiva aveva perso mordente fin dal secondo episodio (Halloween Kills è a dir poco osceno), questo finale è quanto di peggio ci potesse essere per chiudere definitivamente (ma tanto sappiamo che Hollywood riesce a riportare in vita qualsiasi cosa) con una saga capace di attraversare (con più bassi che alti), oltre 40 anni di storia del cinema. E’ evidente, però, che questa chiusura, pur poggiando anche su idee e concetti tutto sommati interessanti, si schianta su una sceneggiatura inconsistente e la sensazione costante dell’incertezza di chi si trova al timone. E se consideriamo che Green si sta apprestando a mettere in scena il remake dell’Esorcista, la preoccupazione sale…

Recensione Halloween Ends: tutto il brutto degli addii

Halloween Ends

Rating: V.M. 18

Durata: 111'

Nazione: USA

5

Voto

Redazione

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Halloween Ends

Se siete fans della saga e non potete perdervi l’ultimo bagno di sangue su grande schermo, allora dovete partecipare all’ultima interpretazione di Michael Myers (almeno per ora), altrimenti potete lasciare perdere e recuperarlo in un secondo momento. In giro c’è sicuramente di meglio.