La valle dei sorrisi conferma il talento di Paolo Strippoli per horror d'atmosfera

Il secondo film di Strippoli è un horror tutto giocato su inquietudine e atmosfere che non punta al facile spavento ma una costruzione immersiva e ricca di colpi di scena.

La valle dei sorrisi conferma il talento di Paolo Strippoli per horror d'atmosfera

Alla sua seconda prova di genere il regista Paolo Strippoli si conferma un nome italiano da attenzionare per i fan del genere horror. Non sono molti infatti i registi nostrani in attività così interessati al genere, soprattutto in questa accezione molto contemporanea e perfettamente bilanciata tra commerciale e autoriale. La valle dei sorrisi si muove infatti più dalle parti di Robert Eggers e Ari Aster che degli horror di Blumhouse e indugia raramente nei jump scare, preferendo costruire un’atmosfera sinistra e dall’inquietudine crescente, facendo in modo di tenersi nella manica tutta una serie di rivelazioni anche per le fasi finali della storia.

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La produzione poi è di livello, il che risulta cruciale per un film che vive delle brume, delle foreste delle atmosfere isolate e montanare di un piccolo paesino dove finisce a insegnare il protagonista del film. Sergio Rossetti (Michele Riondino) è un insegnante di educazione fisica ed ex judoka che si ritrova in una comunità montanara incredibilmente ospitalee dall’energia perennemente ottimista. Lui invece arriva il ritardo il primo giorno a Remis perché si ferma a lato strada a piangere tutte le sue lacrime, perseguitato da un ricordo angosciante di cui sentiamo inizialmente solo un eco sonora: un rantolio lontano.

La valle dei sorrisi racconta il potere del lutto di renderci vulnerabili

Gli abitanti di Remis percepiscono dietro la sua scontrosità un lutto, un dolore profondissimo e gli propongono una via d’uscita: abbracciare uno degli studenti del locale liceo, Matteo Corbin (l’esordiente Giulio Feltri). Il ragazzo è una specie di santone locale con un incredibile culto parareligioso che gli ruota attorno. Sergio è scettico, almeno fino a quando emerge dall’abbraccio curato dal suo dolore, sollevato, pronto a ridere di nuovo. Ancora incredulo tenta di capire di più del ragazzo, osannato come un santo ma anche vittima di bullismo in una comunità in cui tutti hanno il sorriso perennemente sulle labbra, che però diventa via via forzato e mostruoso.

Il tema principale di La valle dei sorrisi - scritto a sei mani dal regista con Jacopo Del Giudice e Milo Tissone - è quello prediletto dal filone ormai comunemente denominato folk horror: il lutto e il dolore della perdita. nel caso de La valle dei sorrisi, il dolore personale di Sergio risuona in quello della comunità di Remis che è invece condiviso e collettivo, risalente a un avvenimento che ha cambiato per sempre il volto della comunità locale e segnato profondamente molti dei suoi abitanti.

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Strippoli si muove tra sette, religione e folk horror

Strippoli gioca sia con questo approccio sia con quello gettonatissimo del horror a sfondo religioso. Il giovane Matteo infatti ha intorno a sé un vero e proprio culto, un seguito di fedeli che farebbero qualsiasi cosa per poter continuare ad abbracciarlo, prendendo via via l’aspetto di una setta. Anche il padre del ragazzo e il prete di paese sono coinvolti nella gestione del suo lavoro di alleviatore di sofferenze, mentre venendo da fuori Sergio si ritrova ben presto a interrogarsi sui sentimenti di un adolescente costretto a essere una figura di riferimento, dalla madre invalida, isolato per paura, ammirazione, odio.

Un altro tema centrale del film è quello della paternità, che rimbalza tra i protagonisti adulti: Riondino infatti in poco tempo diventa quasi una figura paterna per il ragazzo, che nel forestiero trova qualcuno finalmente privo del timore reverenziale che gli altri provano nei suoi confronti. Il padre del ragazzo Mauro (un ottimo Paolo Pierobon) è a sua volta impegnato a tenere insieme spazi di crescita per il figlio, in modo che possa avere una gioventù il più possibile normale, con l’impegno assunto nei confronti della comunità per questa continua epurazione del dolore. Nelle sue pagine più belle però La valle dei sorrisi ricorda allo spettatore perché l’abbraccio di Matteo, per quanto salvifico, non sia una soluzione. Non solo perché il dolore non scompare mai davvero, ma si trasforma muovendosi da una persona all’altra, ma anche perché, in ultima istanza, è necessario. Il dolore e il senso di colpa tengono la mente vigile e ci rendono responsabili delle nostre azioni, impedendoci di dimenticare. 

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Man mano che Sergio approfondisce l’amicizia con Matteo infatti comprende come l’epurazione del dolore abbia una serie di controindicazioni, non da ultimo un legame quasi morboso che si crea con il ragazzo. Il dolore invece, per Strippoli e i personaggi più saggi del film, è necessario per ricordare, per rimanere presenti a sé stessi, per rammentare le proprie colpe ed evitare di commettere di nuovo gli stessi errori. La valle dei sorrisi però non si fa illusioni su quanto sia umanamente difficile resistere alla tentazione di rifuggire le proprie responsabilità e i ricordi più traumatici, anche se ciò ci rende facili prede di ciò che garantisce un sollievo illusorio: sette, droghe, truffatori che si profittano del dolore altrui.

La regia precisa e pulita di Strippoli, capace di citare un certo registro stilistico del genere senza mai diventarne schiavo, rendere La valle dei sorrisi una visione molto godibile anche nei passaggi più intensi e drammatici. Riondino nei panni di un uomo scorbutico, reso respingente e introverso dal dolore e dalla colpa, fa il resto, al fianco dell’esordiente Feltri, così come l’effettistica visiva e i performer coinvolti per realizzare le scene corali più ambiziose del finale del film. 

La valle dei sorrisi

Durata: 122'

Nazione: Italia

7

Voto

Redazione

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La valle dei sorrisi

Strippoli si conferma un nome interessante del horror italiano con un film che non mira tanto a spaventare quanto a fare un discorso sinistro su un tema ben preciso, sviluppando le vulnerabilità a cui espongono lutti come quelli raccontati in La valle dei sorrisi. Una pellicola in cui la tensione orrorifica deriva dalla mancata o brutale elaborazione di un dramma personale o collettivo. Onore al merito anche a una produzione all’altezza delle ambizioni del film e a un cast scelto con molta cura e capitanato da un Riondino perfetto nell’incarnare la figura del forestiero che si ritrova suo malgrado a scoperchiare i segreti più inconfessabili di una comunità isolata, sorridente, ma non per questo innocua.

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