Jobs

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Nel mondo dell'informatica - e non solo - Steve Jobs ha rappresentato l'icona di un vero e proprio movimento di massa che, ancora oggi, a due anni dalla sua scomparsa, mette in mostra tratti distintivi e pienamente percepibili di quello che é stato il “Jobs pensiero” in modo particolare dal 2001 in poi (data di presentazione del primo iPod).
In questa pellicola il regista Joshua Micheal Stern cerca di andare ad analizzare quella che é stata la vita del personaggio senza entrare troppo nel giudizio del suo operato, ma piuttosto, mettendo in parallelo quasi a confronto la crescita dell'uomo con quella dell'azienda.

Jobs

Un personaggio nel personaggio
Il film inizia nel 2001, data in cui il primo modello di iPod viene presentato privatamente ad alcuni dipendenti dell'azienda di Cupertino, mostrandoci uno Steve Jobs (Ashton Kutcher) già maturo, determinato e dotato di quell'enorme potenziale da “ visionario uomo d'affari” che ha saputo sviluppare brillantemente nell'arco della sua vita. Pochi minuti che poi, in una sorta di lunghissimo flash back ci riportano al 1974, anno in cui un giovane Steve decide di lasciare l'universa per dedicarsi agli affari. In questa prima parte della pellicola scopriamo quello che é stato il primo Jobs, forse quello meno conosciuto. Uno studente affascinato dalla cultura indiana, che ha fatto uso di allucinogeni e che dotato di solide conoscenze tecnologiche é stato in grado di farle fruttare da vero stratega degli affari. In questi anni verranno gettate anche le basi per quella che si rivelerà, senza dubbio, l'amicizia più solida del noto personaggio, quella con Steve Wozniak interpretato dal bravo John Gad che, partendo da un piccolissimo gioco sviluppato per Atari, arriverà sino a quello che é Apple ai giorni nostri.

Partendo da questo incipit, la pellicola passa attraverso alcuni momenti salienti della vita di Jobs come lo sviluppo del già citato gioco per Atari, la sua cacciata dall'azienda nel 1985 dopo il litigio con il CEO john Sculley, sino al ritorno di Steve in Apple datato 1996, che ha portato alla rivoluzione che ancora oggi mostra i suoi frutti.


La scelta di Stern é alquanto particolare, ma allo stesso tempo discretamente efficace. Pur trattandosi di una biopic, il regista é riuscito a tenere il suo contenuto abbastanza asettico, dimostrando come si possa raccontare di un uomo senza cadere nell'errore di giudicarlo. Tutti sanno chi é Jobs, tutti si sono fatti la loro personale idea, positiva o negativa, sul personaggio. Il regista si limita semplicemente ad indagare, in maniera neanche troppo profonda sull'enorme contrapposizione che vede uno Steve Jobs, citando lui stesso, in grado di “toccare il cuore della gente”, ma assolutamente incapace di creare dei solidi rapporti personali, arrivando a fregare persino il suo più caro ed unico amico. Più interessante e a tratti spiazzante, l'enorme importanza che ha l'azienda Apple. Un vero e proprio personaggio nel personaggio che cresce al pari di Kutcher stesso e che, probabilmente per stesso volere dello sceneggiatore Matt Whiteley, viene mostrata quasi più del protagonista.

Se quindi questo elemento può essere alquanto opinabile ed aperto al dibattito, meno lo sono alcuni buchi che la sceneggiatura o per scelta o per distrazione non riporta all'interno del film (ricordiamo che il film non attinge dalla biografia ufficiale scritta da Walter Isaacson), su tutti il momento in cui Jobs da il nome Lisa al proprio computer dopo aver rifiutato di riconoscere la figlia, la forte accusa nei confronti di Bill Gates ed il suo Windows e l'acquisizione di Pixar durante la sua lontanza da Apple. Elementi controversi che sicuramente avrebbero arricchito anche visivamente la crescita del personaggio.

Personaggio, che risulta costruito perfettamente sulla figura di Ashton Kutcher che grazie ad un'abile recitazione riesce a farlo suo, rendendolo credibile sia nei dialoghi che nelle movenze, e riuscendo a trasmettere quella sensazione di forte intolleranza nella gestione dei rapporti personali.

Jobs

La stessa regia: asciutta, diretta e quasi mai virtuosa sia nelle inquadrature che nella fotografia rende giustizia ad un opera che al di la dei buchi nella vita del personaggio é riuscita a portare all'interno della pellicola tutto il carisma tipico di quegli anni.

Un film in definitiva che possiamo dire riuscito quasi del tutto, e che può tranquillamente essere apprezzato sia da fan di Apple ma anche da coloro che vogliono, per pura curiosità, sapere di più sulla vita di questo personaggio, lasciando proprio allo spettatore la possibilità di giudicare il suo operato.