Colonia

Ambientato in un luogo ai confini del mondo, Colonia porta sul grande schermo una storia rimasta a lungo sepolta. A metà fra segreto di Stato e leggenda, quella della Colonia Dignidad é una vicenda che ha davvero dell'incredibile.
Emma Watson e Daniel Br hl sono i protagonisti del film diretto da Florian Gallenberger, già vincitore del premio Oscar nel 2001 per il cortometraggio Quiero ser.
Il genere storico e quello sentimentale si intrecciano in questo racconto basato su testimonianze dirette e su verità venute a galla molti anni dopo i fatti mostrati nel film.

Cile, 1973. Daniel, artista tedesco, si é unito ai sostenitori del presidente Salvador Allende. La fidanzata, Lena, hostess di una compagnia aerea, lo raggiunge per qualche giorno. Ma proprio mentre tutti acclamano Allende, il colpo di stato del generale Augusto Pinochet instaura una dittatura destinata a durare fino al 1990. Arrestato dalla polizia di Pinochet, Daniel viene condotto nella misteriosa Colonia Dignidad, un villaggio di cui si sa pochissimo e dal quale nessuno ne é mai uscito vivo. Per liberarlo, anche Lena decide di unirsi agli abitanti del villaggio…

Colonia
Michael Nyqvist è Pius, il sedicente predicatore.


Colonia ci riporta indietro di quarant'anni nel momento più buio della storia del Cile. Il regista tedesco ci mostra la violenza messa in atto dal regime di Pinochet e denuncia la presenza, all'interno di questa realtà brutale, di un'altra realtà, altrettanto brutale ma invisibile. Una situazione tollerata e addirittura appoggiata, per anni, sia dal governo cileno che da quello tedesco.

Emma Watson e Daniel Bruhl danno vita a due personaggi complementari, l'uno indispensabile all'altra per sopravvivere all'interno della setta che li tiene prigionieri. Sì, perché la Colonia Dignidad, che si presenta come un'organizzazione pacifica e autosufficiente, é in realtà una setta capeggiata dal predicatore Paul Schafer, criminale nazista rifugiatosi in Sud America. L'idilliaco paesino in mezzo alle Ande cela una quotidianità fatta di violenze sui minori e sulle donne, di indottrinamento religioso e morale, oltre che di regole ferree che scandiscono la vita dei suoi abitanti. Con lo pseudonimo di Pius, un nome che non potrebbe essere più lontano dalla verità, il predicatore mette in atto una schiavitù psicologica senza pari, il tutto in nome della religione e della purezza.

Emma Watson ci ha ormai abituati ad una recitazione che non ha bisogno di eccessi. Uno stile asciutto, il suo, capace di interpretare i personaggi in modo credibile senza mai esasperarli.

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Daniel Bruhl si é affermato come uno degli attori più interessanti della sua generazione. Da Good Bye Lenin! a Rush, passando per Bastardi senza gloria, ha dimostrato di sapersi adattare ai ruoli più disparati. In questo film lo vediamo alle prese con una "doppia parte", anche questa funzionale alla sua sopravvivenza all'interno del villaggio.
Ma quella che stupisce più di tutte é l'interpretazione di Michael Nyqvist nei panni di Paul Schafer. L'attore svedese, celebre per la saga di Millennium, si é cimentato con una figura controversa e ambigua. Un po' come per Stanley Tucci in Amabili resti, viene da chiedersi quanto sia difficile portare in scena un personaggio come quello di Schafer senza lasciarsi coinvolgere del tutto dai suoi lati più bui.

A livello narrativo, Colonia racchiude tre stili diversi, quasi tre film distinti in uno solo. Vediamo infatti alternarsi il film storico, la love story fra i due protagonisti e infine la componente thriller, in grado di tenere con il fiato sospeso, specialmente nell'ultima parte del film.

Proprio la natura triplice della pellicola é in parte anche la sua debolezza. Non sempre si ha la certezza di quale sia l'obiettivo del regista, se voglia concentrarsi sulla vicenda sentimentale o su quella propriamente storica. Se, da un lato, la storia d'amore é un ottimo modo per rendere il film fruibile al grande pubblico, dall'altro dobbiamo ammettere che sarebbe stato interessante esplorare in maniera più approfondita le strategie psicologiche messe in atto dal sedicente predicatore.

Dobbiamo poi aggiungere che alcuni espedienti narrativi, vedi il ruolo dei comprimari, sono fin troppo chiari allo spettatore con un occhio sufficientemente attento o quantomeno abituato a un certo genere di film.

In generale, però, Colonia riesce a confezionare in modo avvincente un capitolo di storia piuttosto oscuro, facendolo uscire dall'oblio in cui era stato confinato per ragioni politiche. Anche se non si tratta di un film perfetto, dobbiamo riconoscere a Gallenberger il merito di aver portato al cinema uno dei segreti più inquietanti del secondo dopoguerra.

Se volete saperne di più sulla Colonia Dignidad e sul suo fondatore, non perdetevi il nostro approfondimento che uscirà fra qualche giorno.

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