Bob Dylan ha insegnato a Timothée Chalamet a sbagliare con la sua testa

Il divo statunitense monopolizza l’attenzione alla prima di “A Complete Unknown” e ci racconta cosa gli hanno lasciato 4 anni nei panni di Bob Dylan.

"Ho tutta la mia vita per essere me stesso, quindi per i mesi necessari a interpretare Bob Dylan mi sono immerso completamente nella parte”. Completo suede marrone scuro, sciarpona verde, rosario maxi di giada verde: Timothée Chalamet sembra davvero uscito da una versione glamour degli anni ‘60, epoca in cui è ambientato “A Complete Unknown”, biopic musicale di James Mangold in cui interpreta il giovane cantautore che cambio i destini del folk statunitense.

Il tappeto rosso della prima italiana del film è invaso da centinaia di sue fan, arrivate da tutta Italia, ma anche da Spagna e Francia e poterlo vedere. Lui si concede volentieri, tra selfie e autografi, entusiasta e gentile con i fan, abbastanza disponibile con la stampa che lo sommerge di domande sul film e sul suo tifo per l’A.S. Roma (che qualche ora dopo andrà a vedere allo stadio).

Optiamo per il film e gli chiediamo cosa gli abbia lasciato la lunghissima preparazione del ruolo, durata ben 4 anni in cui si è impratichito di chitarra acustica, ha imparato a suonare l’armonica e a parlare e a muoversi come Bob Dylan. Immergersi così tanto nel suo modo di fare e pensare ha fatto riflettere il giovane inteprete che con questo ruolo punta a una nomination agli Oscar.

“Studiando cosa ha fatto in quegli anni Dylan, che all’epoca era giovanissimo, ho capito che faccio bene a fidarmi del mio istinto. All’inizio non conoscevo così bene la sua storia artistica e ho capito che lui era ed è particolarmente bravo a farlo, a seguire ciò che pensa sia giusto il suo cuore e la sua pancia.” chi spiega Chalamet facendosi serio “Sul set di A Complete Unknown ho messo a fuoco quanto debba imparare anche io a seguire l’istinto. Ci sono momenti in cui ti suggerisce gcosa fare e bisogna imparare a seguirlo, a non ostacolarlo pensandoci troppo su. Capita che abbia ragione e ti faccia fare la scelta giusta, ma capita anche che ti porti a sbagliare. Non importa, mi ha insegnato Dylan: sbagliando in questa maniera, lo fai a modo tuo, nei tuoi termini, non seguendo una strada che altri hanno tracciato per te.”

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