Atomic: "Fallujah non era un semplice videogioco"
Conosciamo tutti la storia di Six Days in Fallujah, sparatutto Konami prima in sviluppo su PS3 e Xbox 360 e poi cancellato per "cause di forza maggiore". Come sappiamo tutti che gli stessi sviluppatori si sono ritrovati sorpresi del loro licenziamento e della sospensione dei lavori. Peter Tamte di Atomic Games torna oggi a parlare della loro opera incompiuta.
"Tutti i tipi di media ci parlano continuamente degli eventi odierni, mettendo le persone al corrente dei fatti mondani. Film, musica e televisione aiutano il pubblico a capire l'epoca complessa in cui ci troviamo", ha detto in una conferenza.
"Siamo semplici sviluppatori di giocattoli elettronici oppure siamo anche noi mass-media capaci di produrre e mostrare notizie mondane?"
"E' proprio questo che ci ha portato più vicino ai Marines che hanno combattuto a Fallujah. Una volta tornati da Fallujah, questi stessi Marines ci hanno chiesto di raccontare la loro storia. Ci hanno chiesto di raccontarla proprio tramite uno dei media più potenti e utilizzati dei nostri tempi: il videogioco"
"Six Days in Fallujah non é solo l'invasione dell'Iraq da parte degli alleati. E' un'opportunità per il mondo di sperimentare i veri racconti delle persone che hanno combattuto una delle più grandi guerre degli ultimi cinquanta anni"
"E' fronteggiare il dilemma, fare le giuste scelte, che avrebbe catapultato il giocatore attivamente in un evento che altri mass-media non riescono a cogliere fino in fondo. Speriamo che Six Days in Fallujah venga ripreso, così da cambiare l'idea alla base di un semplice videogioco".
Belle parole. Konami, che ne pensi di ripensarci e di dare un'altra chance a questi ragazzi?


