Recensione Destiny 2 - Ombre dal Profondo

Flying to the Moon!

Recensione Destiny 2  Ombre dal Profondo

Quella di Destiny 2 non è stata una storia poi così tanto tranquilla: dopo la separazione sofferta da Activision, Bungie ha dovuto necessariamente mettere le mani sulla propria creatura, cambiando alcuni aspetti così da dare un forte segnale alla community di giocatori che frequenta il gioco dagli inizi.

Come saprete infatti il titolo è diventato free-to-play, almeno per quanto riguarda la versione base in combo con il primo anno di contenuti, segno che gli sviluppatori della software house americana stanno cercando di portare avanti un modello di business differente, ammodernato così da permettere alla formula messa in pratica ne “I Rinnegati” di far risorgere il franchise più forte che mai.

Come una fenice rinasce dalle proprie ceneri, o qualcosa del genere, Destiny torna a far parlare positivamente di sé grazie a “Ombre dal Profondo”, ultima espansione che inaugura contemporaneamente l’inizio dell’Anno 3.


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Una cosa ci sentiamo di dirvela già da ora: con questa espansione Bungie sta cercando di rivitalizzare il proprio franchise con intelligenza e precisione, ascoltando e riconquistando (si spera) tutta quella fetta di giocatori più hardcore che erano ormai sfiduciati nei confronti del gioco. Basteranno nuove meccaniche e un’attenzione maggiore al sistema di gioco a permettere a Bungie di uscire vittoriosa dallo scontro?

Dopo esserci lasciati alle spalle gli eventi che hanno segnato la Guerra Rossa, ci ritroviamo ad accompagnare Eris Morn sulla Luna al fine di studiare i motivi riguardanti la presenza dell’Alveare sul nostro satellite. Il problema di fondo è che questi esperimenti, studi, o che dir si voglia scatenano accidentalmente un nuovo cataclisma, motivo che ci spingerà ad intervenire per fronteggiare la minaccia degli incubi provenienti dalla Fortezza Scarlatta.

Senza scendere nel dettaglio della storia, per forza di cose, avremo quindi la possibilità di gettarci a capofitto in un’avventura ricca di colpi di scena, tra l’altro supportata da una buona sceneggiatura che cerca in tutto e per tutto di imparare dal proprio passato. A pensarci bene, gli stessi incubi che andiamo ad affrontare non sono altro che la manifestazione dei tormenti che hanno dovuto subire i Guardiani precedentemente e non è un caso che, tra i nemici presenti, incontreremo ad esempio Crota o Ghaul.


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Sebbene la nostra discesa nel mondo corrotto delle “Ombre dal Profondo” subirà una sorta di battuta di arresto durante la narrazione dei fatti, non preoccupatevi più di tanto, proprio perché Bungie ha intenzione di approfondire il racconto suddividendolo nelle trance che comporranno le quattro stagioni all’interno dell’Anno 3.

Partendo dal satellite terrestre i giocatori cominciano ad approfondire il racconto scritto per questa espansione, ritrovando alcuni degli elementi già visti in passato (precisamente nel primo capitolo), però abilmente riadattati per ospitare la fortezza scarlatta insieme ai nuovi settori perduti.

Si poteva cercare di fare qualcosa di più in merito allo scenario, se non altro per accontentare fan di vecchia data e neofiti con elementi mai visti prima, ma ci sentiamo discretamente tranquilli nell’affermare che Bungie si è comportata sufficientemente bene con il materiale a sua disposizione, regalandoci una campagna che si può completare nel giro di una decina di ore andando con calma e perdendo anche un po’ di tempo ad ammirare l’ambientazione.

Certo ci sarebbe piaciuto poter in qualche modo usufruire di maggiori contenuti inediti, ma alla fine dei giochi gli sviluppatori sono riusciti a equilibrare la formula senza storpiare il prodotto finale, lasciandoci giusto un po’ di amaro in gola solo durante alcune delle boss fight, che si presenteranno con dei pattern già visti, fatta eccezione per qualche battaglia interna alla fortezza scarlatta.


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Per quanto concerne il gameplay, questa nuova espansione ha introdotto un sistema di gestione lievemente più ruolistico: vengono infatti implementate le armature, che adesso passano a un sistema 2.0 (ci ricorda tanto Diablo solo per assonanza) e presentano sei nuove statistiche casuali fornite da ogni pezzo, che tra l’altro potrà essere potenziato; troviamo una mossa finale parecchio scenografica pensata per rendere gli scontri un pelino più interessanti sotto il profilo visivo; è stato inserito persino un sistema di mod più convincente, che prende il posto dei classici perk inserendosi con forza all’interno dell’item management, lasciando ai giocatori la libertà di sperimentare build diverse a seconda delle occasioni; uno degli esempi migliori può essere quello delle mod da assegnare ai proiettili, che adesso potranno penetrare le difese dei nemici contando su colpi perforanti, sovraccaricati e inarrestabili. Gli effetti di queste mod sono devastanti e il loro utilizzo, soprattutto nel PvE, rende gli scontri decisamente più interessanti da portare a termine grazie agli status alterati forniti dai diversi colpi.

La maggior parte delle mod potrà essere acquisita mediante il Manufatto, da non confondere con gli artefatti visti in precedenza, che adesso ricopre un ruolo estremamente importante, giacché sarà possibile farlo evolvere e utilizzarlo per sbloccare mod uniche da inserire in armi e armature.

I giocatori saranno sicuramente interessati dal raid e il Giardino Nero, una location inedita, saprà accontentare il palato dei guardiani più appassionati al franchise, dato che viene suddiviso in quattro step pensati per farci affrontare i Vex sfruttando ogni possibile strategia al fine di non essere miseramente sconfitti.

Tecnicamente il gioco lascia senza fiato per la mole contenutistica spesa in merito al level design, che come al solito soddisfa il principe dei cinque sensi con scenari mozzafiato, perfettamente ottimizzati su PC, allietando anche l’udito con una colonna sonora ricca di pathos.


Versione Testata: PC

7.5

Voto

Redazione

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Recensione Destiny 2 - Ombre dal Profondo

Ombre dal Profondo rappresenta il tentativo di Bungie di portare avanti il proprio franchise facendo affidamento sulle proprie capacità. Sebbene si avverta un certo senso di familiarità e ripetitività, dovuta allo sfruttamento di un’ambientazione già vista in passato, le modifiche contenutistiche controbilanciano gli aspetti negativi, regalandoci un prodotto di livello divertente da giocare e stilisticamente bello da vedere e sentire.