True Detective: Night Country, la storia vera, i legami con la stagione 1, l’analisi dell’episodio 2

L'indagine di Danvers e Navarro ci riporta alle origini di True Detective. E ci spinge in una nuova direzione.

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Il 2 febbraio 1959, nove escursionisti accampati in quello che da allora è stato rinominato “passo di Djatlov” (o Dyatlov) persero la vita in modo misterioso. La spedizione, con a capo Igor Djatlov (da cui venne preso il nome), si trovava nella parte settentrionale dei Monti Urali, e per oltre 60 anni è rimasta al centro di un inquietante mistero.

Per spiegare le morti sono state tirate in ballo spiegazioni di ogni genere. I cadaveri erano congelati, alcuni a piedi nudi. Due delle vittime presentavano fratture del cranio, altre due avevano le costole rotte e a una mancava la lingua.

True Detective: Night Country, la storia vera, i legami con la stagione 1, l’analisi dell’episodio 2

Vi ricorda qualcosa?

Ebbene, sì. Il tragico fatto storico che ha fatto discutere per decenni gli esperti - alla fine è stata pubblicata una ricerca che ha spiegato la strage con una valanga, per la precisione un tipo di valanga raro e particolarmente violento - è la fonte d’ispirazione di True Detective: Night Country (su Sky e NOW)

La conferma arriva da questo secondo episodio, in cui scopriamo dettagli inediti sui corpi ritrovati alla fine del primo episodio.

Ma c’è molto, molto di più.

Vediamo i punti principali.

Travis Cohle: il padre di Rust Cohle è il morto che ha indicato la via

True Detective: Night Country, la storia vera, i legami con la stagione 1, l’analisi dell’episodio 2

Dall’inizio, fin dalla recensione senza spoiler dell’intera stagione, ho parlato dei legami di Night Country con la prima stagione. Ebbene, oltre alla qualità, ai simboli che abbiamo visto nell’analisi dell’episodio 1, ora abbiamo anche un legame di parentela. Come apprendiamo dalle parole che Rose (Fiona Shaw) rivolge a Navarro (Kali Reis), Travis - il suo ex amante, morto suicida perché malato terminale di leucemia - è tornato per condurla al ritrovamento dei corpi degli scienziati scomparsi. Travis talvolta va a trovare Rose. Perché ha qualcosa da dirle. A Ennis succede: nell’immaginaria cittadina dell’Alaska, soprattutto durante la stagione del buio, molti dei residenti affermano di aver visto qualcuno che è morto.

Lo racconta il corriere che ha trovato la lingue alla stazione Tsalal, lo ribadisce Rose, lo sa perfettamente Navarro.

Ma Travis non è un semplice fantasma che torna dal regno dei morti. Travis è Travis Cohle, il padre di Rust Cohle - il detective della prima stagione interpretato da Matthew McConaughey.

Da True Detective 1 sappiamo che il padre di Rust era un uomo dell’Alaska di nome Travis, morto di leucemia. Da Night Country sappiamo che è Travis, e che - proprio come il figlio - ha una propensione per considerare molto labile il confine fra il naturale e il soprannaturale. Così labile da attraversarlo, più volte.

Anche il termine Tuttle dovrebbe far suonare un campanello nella mente dei fan di True Detective.

Peter Prior (Finn Bennett) dice a Danvers (Jodie Foster) di aver indagato sui finanziatori della stazione Tsalal arrivando a una società di facciata di nome Tuttle. E il culto di Tuttle era parte della trama della stagione 1, legandosi al Re Giallo, Hastur, venerato appunto dal culto di Tuttle. Forse Annie K e Clark ne facevano parte? I manufatti ritrovati in roulotte (con una bambola di paglia che richiama la stagione 3 di True Detective) potrebbero suggerirlo. Così come i macabri reperti dentro e fuori la roulotte.

Si tratta di qualcosa che secondo Rose è ancora più antico del ghiaccio: questo? Oppure il simbolo tracciato nella neve e poi subito cancellato, che ricorre nell’episodio e svela una parte dei misteri, e fa riferimento a un elemento femminile ancora più antico?

La spirale è dipinta sul tetto della roulotte in cui Annie K, vittima di un omicidio irrisolto, si incontrava segretamente con il suo innamorato, lo scienziato Raymond Clark (Owen McDonnell). La spirale era sulla schiena di Annie, e Clark se l’era tatuata sul cuore 4 giorni dopo la morte di Annie. La spirale è sulla fronte di una delle vittime, uno degli scienziati. Ma gli scienziati non ci sono tutti.

Manca Clark. Clark è ancora vivo (e secondo molti, era fuori di testa. Non stava bene). Clark è vivo, dicevamo… Non è l’unico.

L’orrore, l’orrore

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Ustioni da ghiaccio, grida, timpani perforati, occhi cavati e infine il simbolo sulla fronte di una delle vittime.

“Qui non stiamo giocando, questa è una scena del crimine! Fingete di sapere quello che fate, porca *****!”.

Il nero della notte perenne, il bianco della neve. Il grido, il panico nello sguardo di Danvers, tutti i poliziotti che fanno un balzo indietro. Uno dei corpi che compongono quel quadro infernale di morte e terrore grida. Uno di loro è ancora vivo.

Com’è possibile? Gli hanno appena staccato un braccio, spezzato come un grissino perché congelato. Eppure è vivo. Ed è dopo avergli spezzato il braccio che se ne rendono conto: per le urla di dolore.

Questi dettagli orribili negli omicidi dei ricercatori ci portano sull’orlo della follia. Cosa può aver terrorizzato così tutti quegli uomini adulti? Perché Navarro trova i loro vestiti ripiegati sulla neve? Da cosa scappavano?

Le domande - quelle giuste, come ripete sempre Danvers e come faceva Cohle - portano a orrori sempre più spaventosi.

Dai cadaveri messi a scongelare nel palazzetto del ghiaccio della donna più ricca della città (Kate McKitterick, interpretata da Dervla Kirwan, che possiede anche la miniera), arcinemica di Danvers fin dalla relazione della poliziotta con il suo ex marito, emergono dettagli sempre più inquietanti.

E sì, certo: la lingua ritrovata alla stazione Tsalal è quella di Annie K. Dopo 6 anni. I due casi sono legati.

Danvers e Navarro non erano solo colleghe: erano amiche. Danvers sapeva dove Navarro teneva i barattoli in cucina. Si frequentavano abitualmente. Si aiutavano l’un l’altra. Poi è successo qualcosa e non era il caso di Annie K. Navarro parla di un certo Wheeler, ma Danvers - lo sappiamo da quando l’abbiamo incontrata - non parla di cose personali. Non vuole saperne.

Strati di ghiaccio e di storie

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True Detective lavora su diversi strati narrativi, con diversi piani temporali.

Un incastro di eventi, esperienze e traumi che determinano il comportamento e l’approccio di Danvers e Navarro al caso.

Danvers non parla di cose personali, ma Night Country ce le mostra. Il flashback di una Danvers irriconoscibile che danza con il marito, il padre di Leah (Isabella LaBlanc). Danvers felice con un bambino. Danvers che sorrideva sempre. Danvers, oggi, che da 19 anni ha rapporti sessuali con il capo regionale della polizia, Ted Connelly (il grande Christopher Eccleston), ma che si guarda bene dall’instaurare un legame emotivo. Danvers fa sesso, non si confida.

Dal ghiaccio che si scioglie emerge l’orrore della morte, dal passato dei personaggi emergono i traumi che li hanno resi chi sono oggi.

Danvers continua a essere dura, a dire un sacco di parolacce, a non rivolgere a Leah le attenzioni che la ragazzina vorrebbe. Insulta la nonna di Kayla (Anna Lambe), la moglie di Peter, perché le dipinge un simbolo del suo popolo sul viso. Danvers sfrutta tutti, incluso il geologo che insegna a scuola (ha dei trascorsi anche con lui) e a cui chiede informazioni sulla ricerca della stazione di Tsalal. Costringe Peter a passare la notte al palazzetto, guardando i cadaveri che si scongelano e facendolo litigare con Kayla. Danvers prende, senza dare in cambio quasi niente. Danvers sembra non avere rispetto per nessuno. Tranne che per quell’orso polare di peluche, malconcio e senza un occhio (come l’orso che aveva incontrato Navarro), e per il piccolo Darwin Prior, il bambino che fa emergere la sua tenerezza. Un sentimento legato a una Liz Danvers che non esiste più. È stata seppellita: strati.

Sotto il ghiaccio di Ennis c’è il marcio. L’acqua cattiva, inquinata dalla miniera - la stessa contro cui protestava Annie K prima di essere ammazzata.

Sotto il ghiaccio c’è l’origine della vita, l’antico microorganismo il cui DNA potrebbe curare il cancro, le malattie autoimmuni, tutto. Ma estrarlo è praticamente impossibile. Il geologo l’ha compreso, la Tsalal no.

Tutto, in True Detective: Night Country ha una funzione informativa. Ogni singola scena. Julia che compra schifezze (il costo della vita a Ennis) e non vuole andare in ospedale, il flashback di Navarro sulla madre malata di mente che sembra posseduta, Danvers che addestra Peter facendo fare a lui le deduzioni, il destino di sua made, il primo incontro fra Rose e Navarro, la miniera che inquina e le proteste che stanno per tornare (lo dice Qavvik a Navarro). La donna delle pulizie di Tsalal, la stessa che ha preso a secchiate l’ex fidanzato violento di Blair. Il passato di Danvers che condiziona il suo atteggiamento nei confronti degli adulti, ma non dei bambini. Da ogni singola scena ricaviamo informazioni e legami che ci portano a nuove scoperte. Il video che mostra Clark con le convulsioni e poi quelle parole, che Danvers e Navarro conoscono già:

Lei è sveglia.

Caldo e freddo, luce e oscurità: l’alternanza e il simbolismo nei colori

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Ci sono due aspetti, dal punto di vista visivo che risultano predominanti in questo episodio.

Come sempre, l’uso del colore è fondamentale in Night Country. Stavolta, dopo l’azzurro, abbiamo una predominanza del verde, del marrone in varie sfumature a partire dal beige, e dell’arancio. In particolare nella casa e negli abiti di Rose, negli abiti del professore e nella scuola (sedie e maglia della squadra incluse), per non parlare del telo che copre i cadaveri. Colori che tornano nel vestiario del capitano Connelly - ma un po’ in tutti gli abiti delle comparse - e naturalmente alla stazione di polizia nonché al motel.

Il verde - tenetelo a mente per l’alternanza di cui parleremo fra poco - è il mediatore fra il caldo e il freddo. Il verde emerge in natura quando si sciolgono i ghiacci, ma è anche il colore simbolico dei segreti. Rappresenta una profonda conoscenza, ma occulta, delle cose e del destino. In questo senso, qui rappresenta i tanti strati narrativi, i segreti dei personaggi e della città. Il verde è il colore complementare del rosso, che nel simbolismo rappresenta il sesso maschile. Ecco quindi che il verde è il colore del femminile, origine della vita, e nell’antico Egitto era il colore attribuito a Iside: colei che domina il fuoco e l’acqua e che rappresenta la coscienza che emerge dalla confusione. Il verde, insomma, ci porterà alla verità, alla soluzione del mistero, allo scioglimento degli strati di ghiaccio.

L’arancio è il colore che rappresenta la rottura del punto di equilibrio dello spirito e della libido. È quindi il simbolo dell’amore materiale, della lussuria (circonda Danvers e Connelly), dell’amore materiale ma anche di quello spirituale (le tonache dei monaci tibetani sono arancioni). Ma il raggiungimento dell’equilibrio è così difficile che tradizionalmente l’arancio è diventato il colore della lussuria, come dicevamo, ma anche dell’infedeltà. E di infedeltà, nell’incontro con Connelly - e non solo - Danvers in questo episodio ne confessa parecchie.

Il marrone è il colore della terra - fondamentale quando si inizia a parlare diffusamente dell’inquinamento portato dalla miniera. Il colore dell’autunno, delle foglie morte, della tristezza. Lo indossa in quasi tutto l’episodio Hank Prior (John Hawkes): lasciato dalla moglie, tradito (con il “furto”) dal figlio, imbrogliato dalla fidanzata (lo capiamo dai messaggi al telefono). Emerge tutto su Hank in questo episodio, tutto ciò che dobbiamo sapere per seguirlo fino alla fine della stagione.

Il marrone si trova fra il rosso e il nero, rappresenta la degradazione: una combinazione impropria di colori puri.

E poi c’è la rigorosa alternanza di luce e ombra, calore e freddo, interno ed esterno. Ogni sequenza prevede un’alternanza, per ricordarci continuamente che fuori ci sono la notte e il freddo glaciale. Anche solo con l’apertura di una finestra, o uno sguardo fuori da un finestrino dell’auto.

Il dualismo di Ennis viene evidenziato in modo quasi ossessivo in questo episodio. Per dirci, casomai ce lo dimenticassimo, che esistono due dimensioni in questa città. Una all’interno, al caldo, al sicuro. Una all’esterno, immersa nel buio, terrificante e pericolosa. La notte perenne durante la quale “si annoiano anche i morti”.

Due mondi che convivono, ma sono in contrasto. Ennis, la città, e la night country, il paese della notte.