True Detective: Night Country - L’analisi del primo episodio, i parallelismi con la stagione 1, il simbolismo

Simboli, tematiche, riferimenti: il primo episodio di True Detective: Night Country ci dice già tutto ciò che dobbiamo sapere

True Detective Night Country  Lanalisi del primo episodio i parallelismi con la stagione 1 il simbolismo

Un salto nel vuoto. Come quello delle renne, sotto lo sguardo basito del cacciatore, che aprono il primo episodio di True Detective: Night Country (Su Sky Atlantic e NOW)

La vita scorre normalmente alla stazione di ricerca Tsalal. Fino a quando Clark, uno degli scienziati, sembra avere delle convulsioni, per poi girarsi e dire:

Lei è sveglia.

Già nella seconda sequenza emerge qualcosa di fuori dall’ordinario. Qualcosa di soprannaturale. Qualche cosa che va oltre la normale, razionale, scientifica comprensione del mondo. Lo scienziato ha un comportamento inspiegabile e pronu

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ncia parole insensate.

Il contrasto fra naturale e soprannaturale, ordinario e straordinario, emerge subito. E per tutto l’episodio continua a crescere, sempre di più, con elementi sempre più marcati. Le luci che tremano in momenti specifici. I sussurri. L’orso polare senza un occhio che fissa Navarro… Fino a Travis, il morto, che conduce Rose (Fiona Shaw) al ritrovamento.

Alla stazione, secondo l’agente Pete Prior, che lavora insieme al padre Hank, cercano l’origine della vita. In un certo senso, è ciò che Night Country terrà al centro per tutta la stagione: chi crea la vita.

Ma andiamo con ordine.

La presentazione dei personaggi: cosa ci viene detto delle protagoniste Liz Danvers ed Evangeline Navarro

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Il primo personaggio che incontriamo è Evangeline Navarro (Kali Reis). Blair è stata colpita: ha lasciato il suo compagno perché lui la picchiava… Così lui ha pensato bene di andare a picchiarla al lavoro. E si è preso una secchiata di ferro in faccia dalla collega più anziana di Blair.

A Navarro non importa: l’uomo violento - che non ha un nome, non a caso, perché nemmeno ne merita uno - non ha diritti, in quel frangente. Non è a lui che chiede di sporgere denuncia.

I valori di Navarro sono già emersi, in meno di tre minuti di sequenza.

È una poliziotta tosta, che difende le donne. Non è una che molla: dopo 6 anni, il caso irrisolto di Annie, una donna ammazzata in modo brutale, ancora la ossessiona.

Ha dei trascorsi con Danvers (Jodie Foster), non piacevoli. Quando va a parlare col fratello di Annie mostra subito di avere un approccio molto diverso da quello di Danvers: più empatico, più umano. Si dimostra comprensiva.

Possiede una dimensione spirituale - le battutacce di Danvers sullo spirito che la guida lo confermano da subito - che a Danvers manca.

Siamo di fronte a Mulder e Scully in versione 2.0. La fede e la ragione. Ma, ancora di più, siamo di fronte a  una versione aggiornata dei primi due investigatori che abbiamo incontrato in True Detective. Hart (Woody Harrelson), il razionale, che corrisponde a Danvers, e Cohle (Matthew McConaughey), quello che ha una spiccata dimensione spirituale, corrispettivo di Navarro.

Navarro ha una relazione con il barista della zona, e a comandare nella relazione è decisamente lei. Versa la birra nel serbatoio dell’uomo che aveva picchiato la sua ex fidanzata, seguendola al lavoro. A dimostrarci che infrange le regole, quando serve, e che sì, come dice Danvers, è “fissata” con le donne a cui viene fatto del male. O, meglio, con gli uomini che fanno loro del male.

Fra Navarro e Danvers c’è un abisso.

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Appena arriva alla stazione di ricerca, Liz Danvers fa in modo di spegnere il DVD di Una pazza giornata di vacanza (1986), con un giovanissimo Matthew Broderick che canta Twist and Shout. Dice di non sopportare i Beatles, ma ha solo bisogno di concentrazione e serietà. Finge di non vedere il DVD di La cosa di John Carpenter, il celebre horror ambientato fra i ghiacci (come in The Head, la serie di Prime Video con la medesima ambientazione, in cui i ricercatori guardano il film), in bella mostra sullo scaffale: ha già rivolto altrove il suo sguardo. Sta già indagando. La scritta "siamo tutti morti" sulla lavagna non le basta, naturalmente. Cerca ovunque, con sguardo clinico.

Il capo della polizia di Ennis, è una donna dura. Con Leah, la figlia di suo marito (che non c’è più). Con Tracy Chambers, l’ubriaca al volante. Con Pete Prior, il giovane agente, da cui non accetta un no.

Liz Danvers dice un sacco di parolacce. È sempre autoriferita. Il punto di vista su ogni cosa è sempre e solo il suo, gli altri contano molto meno. Quando viene chiamata dalla madre di Shari, tornata in auto si arrabbia con Leah perché:

Hai girato un video che io sono stata costretta a vedere.

È molto attenta e brava nel suo lavoro, come dimostra ciò che spiega a Pete della lingua. E come deduce da quanto tempo siano scomparsi tutti, smontando la teoria di Hank sul prosciutto e basandosi sui panni in lavatrice. È una donna, una madre per Leah, una persona pratica che sa come si vive.

Le piace lo sport, gioca a fantafootball. Vive da sola con Leah, ha un atteggiamento materno con Pete ma non per questo gli concede tregua. Del resto non lo fa nemmeno con Leah, da quanto vediamo nel primo episodio.

Danvers non parla delle cose personali. Non ha mai parlato di ciò che le è successo in passato, legato agli ubriachi al volante. È ligia alle regole… Perché in effetti le regole le fa lei. Le stabilisce perché vuole avere il controllo della situazione, fissare i confini. Si muove al loro interno dopo aver deciso quali possano essere il limiti.

Vive per il suo lavoro. Non esistono orari. Quando sente una voce sussurrarle “Lei è sveglia”, non ci fa caso. Si sveglia, si alza e si rimette a lavorare. E quando trova qualcosa - il parka di Annie indossato da un ricercatore - torna alla stazione di ricerca. Ci trova Navarro, che è lì per un altro motivo. Navarro non riesce a fare i conti con la morte di Annie, mentre a Danvers interessa solo approfondire la sua ultima scoperta. Sono spinte da motivazioni diverse, altrettanto importanti ma che ne determinano il comportamento e l’approccio differente.

True Detective: Night Country e l’uso del simbolismo: la spirale, l’azzurro, l’orso, i corpi

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La spirale rappresenta i ritmi ripetuti della vita, ovvero il carattere ciclico dell’evoluzione. Capite bene che la ricerca dell’origine stessa della vita da parte degli scienziati della Tsisal si lega a questo messaggio, così come il richiamo fra il simbolo a spirale sulla schiena della vittima nel pilot di True Detective, nella stagione 1, e lo stesso simbolo sul corpo di Annie, che si nota dalle foto che guarda Danvers. Foto che poi, una volta stampate, Danvers dispone a spirale.

Inoltre, la spirale è un simbolo prettamente legato all’universo femminile, un simbolo di fecondità. Insomma una rappresentazione del potere femminile di creare la vita.

L’azzurro è il colore che viene definito più immateriale di tutti. In un certo senso indica la trasparenza: il vuoto del cielo e dell’acqua, superato solo dal bianco, cioè dall’assenza di colore. L’azzurro è il colore del freddo, perfetto per l’ambientazione della serie e l’immaginaria cittadina di Ennis.

Gli antichi egizi consideravano l’azzurro il colore della verità, ma anche della morte. I muri delle necropoli egizie erano intonacati di azzurro chiaro, a simboleggiare il raggiungimento della verità assoluta solo nella morte.

In Night Country, l’aspetto più importante di questo colore oltre alla rappresentazione del freddo è la caratteristica del rendere immateriale ciò che si dipinge d’azzurro. In questo senso, il colore predominante rappresenta la via dell’infinito dove il reale si trasforma in immaginazione. La perdita dei contorni, dei confini, della separazione netta fra il mondo della vita e quello della morte, con la comunicazione fra vivi e morti - perfettamente rappresentata dal personaggio di Travis ma anche da quella voce che sussurra e ripete “Lei è viva”.

Infine c’è l’importante simbolo dell’orso, con l’orso polare che si para davanti a Navarro mentre sta guidando in una città deserta. L’orso è un altro simbolo femminile e rappresenta la guerriera. In Siberia e in Alaska viene spesso assimilato alla Luna, altro simbolo legato alle donne, ma soprattutto alla memoria. Per il popolo degli Yakuti, originario della Siberia, l’orso è colui che vede tutto, sente tutto e non dimentica mai nulla. Il fatto che all’orso comparso di fronte a Navarro manchi un occhio probabilmente rappresenta la sua incapacità di vedere la verità, di vedere tutto - relativamente all’omicidio di Annie. Ma anche uno stimolo (la donna guerriera) a trovare ciò che è ancora nascosto, non visto.

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La simbologia, attraverso i colori, gli animali e le forme si lega fortemente alla storia dei nativi del luogo. Gli indigeni, come li definisce Danvers, sono gli Inupiat: i nativi del territorio dell’Alaska erano in parte stanziali e in parte nomadi. Hanno una cultura basata sul valore del lavoro senza risparmiare le forze, sul rispetto degli anziani e naturalmente sul rispetto della natura. Hanno una vasta tradizione spirituale che indica loro la via da seguire - e qui, di nuovo, l’incontro di Navarro con l’orso polare, la personificazione del fantasma di Travis e la luna piena che illumina la via tornano protagonisti.

Anche il ritrovamento dei cadaveri, tre teste e una mano che emergono dalla neve, con le bocche aperte in un grido di terrore, si rifa in parte alle opere del pittore Bosch e in parte a una specifica opera di Giovanni da Modena: L’inferno. La composizione, l’incastro dei corpi, il terrore sui volti. Tutto indica che sotto a quei cadaveri - proprio come nei dipinti citati - si nascondano altri simboli, un’allegoria della morte e del terrore, l’indicazione di una punizione nell’aldilà per le colpe commesse in vita.

Il primo episodio di True Detective: Night Country ci ha già presentato i protagonisti della serie, e ha già introdotto tutte le tematiche principali: la violenza sulle donne, i pregiudizi degli americani - discendenti di fatto dei colonizzatori - nei confronti della popolazione nativa della zona; la questione ambientale (con la lotta di Annie contro la miniera); la presenza dell’elemento soprannaturale con i fantasmi che si fanno personificazione del senso di colpa, ma anche della solitudine; la centralità della questione femminile e la messa in scena di una cittadina, Ennis - che nella realtà non esiste - in cui tutti si conoscono ma tutto sono fuorché propensi ad aiutarsi l’un l’altro. Il freddo, l’isolamento, l’ambiente ostile: tutto contribuisce a nascondere i segreti sotto la superficie, come in una Twin Peaks ghiacciata, con la violenza e l’odio che strisciano appena sotto il primo strato di ghiaccio, sempre pronti ad emergere.

Ed è solo l’inizio…