Star Trek: ricordando le ragioni del successo della serie classica

Star Trek a quasi 60 anni dal debutto ci affascina ancora. Ecco perché

Star Trek ricordando le ragioni del successo della serie classica

La notizia dell’arrivo di Star Trek: TOS, la serie classica, su Pluto TV, farà battere il cuore ai trekker. Anche a quelli che, come me, possiedono le tre stagioni della serie in Blu-Ray.

Perché rivedere Star Trek trasmesso da qualcuno, in onda o in streaming, è tutta un’altra cosa.

Storia della TV, storia del mondo

Star Trek: ricordando le ragioni del successo della serie classica

L’8 settembre del 1966, sul network NBC andava in onda il primo episodio di Star Trek.

Il vero episodio pilota (Lo zoo di Talos, in italiano) sarebbe stato trasmesso solo in seguito, quando il fenomeno Star Trek era già esploso.

Bastarono infatti uno o due episodi, alla creatura del geniale Gene Roddenberry, per insinuarsi nell’immaginario collettivo dei telespettatori americani.

Trasmessa fra il 1966 e il 1969, con 80 episodi incentrati sulle avventure della nave stellare Enterprise, guidata dal Capitano James T. Kirk (William Shatner) con il dottore Leonard “Bones” McCoy (DeForest Kelley), Montgomery Scott (James Doohan), Uhura (Nichelle Nichols) e il Signor Spock (Leonard Nimoy), per metà umano e per metà alieno: vulcaniano.

Insieme al resto dell’equipaggio, con il signor Sulu (George Takei) e l’indimenticabile Pavel Chekov (Walter Koenig), in piena Guerra Fredda si metteva sul ponte dell’Enterprise un ufficiale russo, una donna afroamericana quando c’era ancora la segregazione razziale in gran parte degli Stati Uniti, un mezzo alieno a rappresentare il timore dell’invasione comunista come nella fantascienza classica degli anni ’50 e un giapponese, a venticinque anni dalla ferita ancora aperta di Pearl Harbor. Capite bene che l’impatto politico, oltre che narrativo, fu fortissimo.

Ma al pubblico piacque proprio per questo: perché Star Trek rappresentava una società così lontana da quella reale che permetteva di sognare non solo un futuro di astronavi ed esplorazione spaziale ma anche un mondo in cui tutti venivano considerati uguali e avevano le medesime opportunità.

In fondo la forza di Star Trek è sempre stata questa: la cancellazione di ogni differenza, specie aliene incluse, perché molte di quelle incontrate erano destinate a diventare amiche, o almeno a convivere in pace con Kirk e compagni.

Star Trek era l’anticipazione di un mondo moderno, più semplice per tutti, più equo e soprattutto volto alla conoscenza senza pregiudizi.

Sì, certo: come in tutte le serie trek, anche nella serie classica c’è la razza aliena nemica, quella più temibile, che vuole il contrario di ciò che professa l’Enterprise. L’impero romulano sarebbe stato solo il primo dei temibili avversari dell’Enterprise e delle alleanze interplanetarie, e come tutti i nemici avrebbe espresso le proprie ragioni di odio, dominio e violenza sovrapponendosi ai nemici storici del mondo reale a seconda del periodo e della serie trek.

La serie che ha cambiato il mondo

Star Trek: ricordando le ragioni del successo della serie classica

Star Trek non si limitava a raccontarci un po’ la storia del mondo - per esempio con il primo viaggio nel tempo, che porta l’equipaggio negli anni ’30 e fa riflettere sull’impatto delle incursioni temporali prospettando uno scenario in cui Hitler vince la Seconda Guerra Mondiale - ma anche a cambiarlo.

Sia sul ponte dell’Enterprise, lanciando evidenti messaggi progressisti, ma anche e soprattutto dal punto di vista scientifico e tecnologico.

I comunicatori di Star Trek sono gli antenati dei nostri telefoni cellulari, così come il “sullo schermo” anticipava le videochiamate, per non parlare dei sogni tecnologici che ancora oggi ossessionano i ricercatori, il replicatore e naturalmente il teletrasporto.

Star Trek ha cambiato il mondo in tanti modi, come sappiamo. Ha scritto la storia, con tante date importanti - come il 22 novembre del 1968, in cui un bacio fra Kirk e Uhura sdogana il primo bacio inter-razziale della storia della TV. Realizzato tramite costrizione aliena, ovviamente, per aggirare le strette maglie della censura che non avrebbe mai permesso uno sviluppo romantico di quel genere.

Dopo il caso di Lucille Ball, indimenticabile protagonista dell’amatissima comedy Lucy ed io, il cast di Star Trek coincise con le prime grandi star internazionali della TV. Perché il successo di Star Trek fu mondiale: ovunque venisse trasmessa, il pubblico l’amava. Amava le storie, i personaggi, l’ambientazione.

Da noi ci volle molto tempo, troppo: Star Trek arrivò in prima visione su Telemontecarlo soltanto dieci anni dopo la sua conclusione. Il 1° maggio del 1979, e verrebbe da dire meglio tardi che mai, ma all’epoca - si sa - la messa in onda vicina, contemporanea era impensabile, doveva fare i conti con tanti fattori. A cominciare da quello che determinò il ritardo di Star Trek: nessuno la voleva trasmettere.

La RAI, allora presente con i canali 1 e 2, mentre Rai3 era destinata a nascere alla fine del 1979, non era affatto interessata al prodotto. Tendenzialmente, trasmetteva prodotti italiani, comprare prodotti stranieri era considerato un po’ una sconfitta per mancanza di materiale autoctono da mandare in onda.

E Canale 5 sarebbe arrivato solo nel 1980. Ma qualcuno, a Telemontecarlo (nata nel 1974 per le trasmissioni in italiano dal Principato di Monaco), ebbe un’intuizione dedicata a cambiare anche la storia della TV italiana.

Non solo per l’arrivo di una serie che avrebbe conquistato il pubblico e creato la base della comunità italiana dei fans, ma anche per l’iniziativa di guardarsi intorno e acquistare un prodotto d’oltreoceano che incontrava i gusti del pubblico.

Lo Star System della TV: James Tiberius Kirk

Star Trek: ricordando le ragioni del successo della serie classica

William Shatner era il principe del piccolo schermo. Il ruolo del capitano Kirk, bello e pronto a innamorarsi - perché le avventure non esistevano: doveva essere vero amore! - a ogni episodio, l’aveva trasformato nell’uomo più amato del mondo di quelli che all’epoca si chiamavano telefilm.

Ma Shatner, destinato a ricoprire altri ruoli iconici come quello del poliziotto T.J. Hooker e dell’avvocato Denny Crane, non si è limitato a interpretare il capitano dell’Enteprise. Ha anche firmato dei romanzi incentrati sull’universo di Star Trek e sui personaggi della serie classica, ed è da sempre in costante contatto con i propri fan, ancora oggi tramite il suo sito ufficiale, sempre disponibile a rilasciare interviste e a rispondere alle domande più fantasiose sul suo lavoro e la sua vita. Ama concedersi al pubblico e ha più volte dichiarato di aver scelto il campo dello spettacolo per avere modo di entrare in contatto con la gente.

L’ha fatto iniziando la propria carriera con il ruolo giusto, senza dubbio, dopo diversi film (fin dal 1951, quando aveva appena vent’anni) e ruoli sul piccolo schermo, inclusi due personaggi nella storica Ai confini della realtà fra il 1960 e il 1963.

William Shatner, bello come il sole, diventò il simbolo di un mondo nuovo. Il mondo di Star Trek di affascinava perché per la prima volta trattava gli esseri umani come un unico, grande popolo. Unito. L’abolizione del denaro aveva cancellato la ragione di ogni guerra. La medicina aveva sconfitto ogni malattia che affliggeva il nostro mondo e tutti avevano ciò che serviva per vivere dignitosamente. Garantendo agi esseri umani ciò che i vulcaniani auguravano a tutti: una vita lunga e prospera.

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