Chi è Yelena Belova? L’Ascesa della White Widow oltre l’Ombra di Natasha

Quando la Marvel di fine anni ’90 decise di mettere in discussione il mito di Natasha Romanoff, affidò a Devin Grayson e J.G. Jones la creazione di una nuova superspia forgiata nella Stanza Rossa: Yelena Belova. La sua prima apparizione—Inhumans (1998) n. 5, pubblicato in Italia su Cavalieri Marvel nel 1999—la presenta subito come riflesso oscuro della Vedova originale, ma anche come risposta editoriale all’esigenza di aggiornare l’archetipo della spia post-Guerra Fredda.
Addestrata per superare la “traditrice” Romanoff, Yelena infrange record accademici e reclama il titolo di Vedova Nera con zelo patriottico e violenza chirurgica, avviando un percorso costellato di manipolazioni, morti apparenti e clonazioni che culminerà nell’identità di White Widow. Non un semplice doppione quindi, ma il volto più spietato (e vulnerabile) del tema dell’eredità nel cosmo Marvel.
Genesi Editoriale (1998): Dalla Stanza Rossa alle Edicole
Yelena Belova irrompe nell’universo Marvel come personaggio di supporto in Inhumans (1998) n. 5 di Paul Jenkins e Jae Lee, ma fin da subito porta con sé un concept preciso: dimostrare che la leggendaria Vedova Nera può essere superata. Ideata da Devin Grayson e J.G. Jones, ottiene la prima traduzione italiana l’anno seguente su Cavalieri Marvel (1999). All’interno della Stanza Rossa—l’accademia segreta che “produce” spie e assassine d’élite—Yelena frantuma i record di addestramento, convincendosi che l’unico modo di onorare Patria e famiglia sia diventare la nuova Vedova Nera e spodestare Natasha Romanoff.
La sua ambizione culmina quando, vendicando l’omicidio del mentore colonnello Starkovsky, prende ufficialmente il titolo di Vedova e viene subito messa alla prova nella miniserie Black Widow: The Itsy-Bitsy Spider (1999, pubblicata nello stesso Cavalieri Marvel). In quelle pagine Yelena sorveglia la missione di Natasha in Rhapastan, si presenta come sua “ammiratrice” ma la accusa di tradimento, inaugurando una rivalità fatta di specchi infranti, identità contese e manipolazioni governative che segneranno l’intera carriera del personaggio.
Il contraccolpo psicologico esplode nella successiva miniserie Black Widow (2001) di Greg Rucka, in cui Nick Fury fa letteralmente scambiare i volti delle due Vedove. Convinta di essere Natasha, Yelena viene incaricata di uccidere la “falsa” Belova (in realtà Romanoff) e, grazie a un intervento di Daredevil, scopre quanto il suo patriottismo sia stato plasmato a uso e consumo dei superiori. L’umiliazione culmina nell’arco Pale Little Spider (2002, linea MAX), dove un’indagine cruda a Budapest la costringe a riconsiderare la propria identità di arma vivente. Alla fine di questo triennio, Yelena abbandona temporaneamente l’intelligence, aprendo un’azienda di moda e traffico di forniture mediche a Cuba, ma la sua ossessione per la legacy di Vedova Nera è tutt’altro che sopita.
Identità, Manipolazioni e Metamorfosi (2003-2008)
Ritiratasi a Cuba, Yelena viene presto risucchiata di nuovo nel gioco sporco delle super-spie: l’arco Breakdown su Black Widow vol. 3 (2003) mostra Romanoff, Nick Fury e lo S.H.I.E.L.D. usare la chirurgia plastica per invertirle i volti, costringendola a impersonare Natasha e a tentare di assassinare la “vera” Belova. Il trauma innesca la prima, profonda crisi di identità e fa crollare la sua fede cieca nella Stanza Rossa.
Richiamata nell’operazione Icepick, Yelena finisce nei laboratori Hydra/A.I.M.: in New Avengers (2004) n. 6 attacca gli eroi in Terra Selvaggia, viene gravemente ustionata da Sauron e, nel New Avengers Annual n. 1 (2006), rinasce come Super-Adaptoid, capace di replicare i poteri altrui. Durante l’attacco al matrimonio di Luke Cage e Jessica Jones narrato in New Avengers Annual n. 1 (2006), Yelena—ora Super-Adaptoid—copiò in rapida sequenza i poteri di Iron Man, Ms. Marvel e di vari Vendicatori, ma quando replicò quelli di Sentry assimilò anche la sua metà oscura, il Void.
Il conflitto psichico tra l’indole di Yelena e l’entità cosmica fece impazzire il suo metabolismo bio-tecnologico, generando un picco energetico che minacciava di devastare l’area. Per impedirlo, Hydra attivò il “kill-switch” inserito nell’armatura Adaptoid: un impulso di autodistruzione che destabilizzò la struttura cellulare di Yelena, liquefacendola in una massa organica inerte—una “morte” funzionale, utile a chi l’aveva trattata come materiale sacrificabile.
L’Inganno dei Thunderbolts (2009-2010)
All’apice dell’era Dark Reign, Norman Osborn allestì una nuova formazione dei Thunderbolts (USA Thunderbolts nn. 128-131, 2009), portata in Italia su Thor & i Nuovi Vendicatori Presenta e successivamente ristampata in volumi. Fra i reclutati spiccava “Yelena Belova”, scelta come cecchino e volto pubblico della squadra. In realtà—come il lettore scopre qualche numero più tardi—quella Vedova Nera bionda era Natasha Romanoff sotto copertura, infiltrata per sabotare dall’interno i piani di Osborn. La vera Yelena, data per morta dopo l’incidente da Super-Adaptoid, era ancora fuori scena.
Il colpo di teatro funzionò su due livelli: narrativo, perché mostrava quanto l’identità di Vedova Nera fosse fluida e strumentalizzabile; editoriale, perché teneva in sospeso il personaggio “originale” mentre ne alimentava l’aura di pericolo. Quando l’inganno venne smascherato, Natasha fuggì con le prove delle macchinazioni di Osborn, mentre il nome di Yelena rimase legato—suo malgrado—alla squadra di antieroi più instabile della Marvel. L’assenza prolungata preparò il terreno per il successivo rilancio di Belova, che sarebbe riemersa in Secret Avengers (2013, edizione italiana «Avengers Deluxe Presenta») con un’agenda tutta sua.
White Widow: Benvenuti a Idylhaven (2023-2024)
Il definitivo salto di qualità arriva con la miniserie White Widow nn. 1-4 (USA 2023-24) di Sarah Gailey e Alessandro Miracolo, raccolta in Italia nel volume Marvel Collection – White Widow: Benvenuti a Idylhaven (2024). Qui Yelena, ormai svincolata da qualunque bandiera, si insedia nell’anonima cittadina di Idylhaven e lancia un insolito business: consulenze “etiche” per assassini in cerca di uscita dal giro. La quiete dura poco: la corporation paramilitare Armament scatena i suoi ex allievi contro di lei, costringendola a difendere gli abitanti che aveva giurato di proteggere.
Sul piano tematico, la serie scandaglia l’identità post-Vedova Nera: Yelena accetta finalmente il peso delle proprie scelte, alternando sarcasmo disilluso e un’inedita empatia verso vittime e carnefici. Visivamente, Miracolo accentua la nuova uniforme bianca—simbolo di un percorso di “pagina vuota”—con coreografie d’azione letali ma leggibili, mentre la palette di Matt Milla alterna i toni caldi di una vita di provincia ai rossi d’allarme che riaffiorano dal passato.
Benvenuti a Idylhaven non introduce nuovi poteri né alleanze spettacolari: punta invece sulla quotidianità minacciata, sulle cicatrici psicologiche e su un cast di comprimari che riflette gli specchi rotti dell’esistenza di Yelena. Un rilancio che, senza mai chiamare in causa Natasha, definisce la White Widow come figura autonoma, capace di trasformare il proprio addestramento in qualcosa di più che sopravvivenza—una missione personale di responsabilità.