Fra gabbie, fantasmi e moralismi: l’addio imperfetto di You su Netflix
Alti e bassi per gli ultimi 10 episodi di You

Dopo un perfetto riassunto dei punti salienti della sua storia - come sempre tramite la sua voce, da narratore - Joe Goldberg è tornato a New York. E sono passati 3 anni da quel momento. Il gran finale di You, con la quinta e ultima stagione disponibile su Netflix dal 24 aprile, è prontamente schizzato in testa alla classifica delle serie più viste in Italia… Ma forse non è poi così grande.
La trama di You 5
Joe Goldberg (Penn Badgley) gioca alla famiglia felice con suo figlio, che ha ripreso con sé, e con l’inglese Kate (Charlotte Ritchie), che l’ha seguito a New York. Con Kate, le sue sorelle gemelle Maddie e Reagan (la brava Anna Camp, nettamente superiore alle altre interpreti femminili), sui fratello Teddy (Griffin Matthews) e il ricco impero dei Lockwood, Joe ha una vita più che agiata. Tanto da potersi riprendere Mooney’s, la libreria in cui l’avevamo conosciuto nel 2018, alla prima stagione. Ed è proprio da lì, dalla libreria che nasconde la gabbia di vetro, che ricomincerà la sua storia di sangue e ossessioni…
Alti e bassi
L’attesa conclusione della storia di Joe presentava tante potenzialità ma anche tanti rischi. E in qualche modo li ha un po’ equilibrati. Non è tutto da buttare, ma ci sono state delle cadute di stile. Tanto che alla fine, e ve lo racconterò senza spoiler, la sensazione è quella che il buonismo abbia trionfato. E in una storia sporca, brutta e cattiva - come l’avevamo conosciuta nella prima, insuperabile stagione, un finale del genere stona.
L’incoerenza disturba e in questi 10 episodi - troppi, a dirla tutta - ce n’è tanta. Joe passa dall’essere (letteralmente, capirete vedendola) il Principe Azzurro che vive una vita assolutamente normale, felice e rispettosa di tutto e tutti, al tornare il sociopatico assassino che conoscevamo. Come se bastasse un interruttore per spegnerlo e riaccenderlo. Già questo la dice lunga sulle incoerenze nella costruzione della psicologia del protagonista, ma non finisce qui. Anche gli altri personaggi sono troppo incostanti e incoerenti, a cominciare da Kate - anche lei in versione “buona” che non dura a lungo - per proseguire con la new entry della stagione, Bronte (Madeline Brewer). Che passerà alla storia come la donna più confusa di sempre.
Gli episodi spaziano dall’amore per la letteratura e i sogni “romantici” di Joe, riportandoci alle origini di ciò che ci aveva catturato all’inizio della sua storia, agli espedienti da soap opera - su tutti la gemella buona e la gemella cattiva, che funzionano solo grazie alla bravura della Camp - con gente che ritorna dal regno dei morti come se nulla fosse. Per altro, in un caso specifico, continuando a peggiorare dal punto di vista recitativo di stagione in stagione. Ma ho promesso di non inserire spoiler, quindi posso dirvi solo che, in perfetto stile fanservice, la storia di tutte e 5 le stagioni e di tutta la “carriera” omicida di Joe viene ricostruita. Rivediamo nei flashback tanti personaggi che hanno popolato le stagioni precedenti, ma la conclusione della storia che riguarda alcuni di loro è davvero troppo, troppo forzata.
Complicazioni inutili
Il vero problema è che sembra davvero di assistere a qualcosa che gli autori hanno dovuto tirare per le lunghe. Il che porta a una trama con inutili complicazioni, anche poco interessanti, ma soprattutto a un’eccessiva ripetitività. Per il resto, va detto che Penn Badgley mantiene altissimo il livello della sua performance, restando il vero punto di forza anche di questa stagione. L’ironia macabra di Joe per fortuna regge il ritmo, il doppio ruolo di Anna Camp è innegabilmente spassoso e l’amore/odio del pubblico per Bronte contribuisce a mantenere l’interesse: vogliamo proprio sapere come andrà a finire.
La quinta stagione quindi non è un capolavoro, ha tanti difetti ma certamente non è la peggiore stagione fra tutte, perché la quarta dal punto di vista della trama e della verosimiglianza è stata innegabilmente la più debole. Se si fosse curata maggiormente la coerenza nei comportamenti dei personaggi - a cominciare dalla già citata componente psicologica - sarebbe stata tutta un’altra cosa.
Si è scelta la confusione, un’eccessiva dose di “lieto fine” che qui è decisamente fuori luogo e una sorta di trionfo del femminile, probabilmente anche per via dei tempi che viviamo nell’industria cinematografica e televisiva, determinata a usare ripetutamente termini come “mascolinità tossica” e “misoginia”. Che sì, sono certamente tematiche di You, ma sarebbe stato meglio se fossero rimaste tali, senza essere esplicitate e disquisite. La parte migliore resta quella verso la fine, su come l'informazione e i social media influenzino l’opinione pubblica. Tanto da influire parecchio anche sul destino delle persone coinvolte in vari crimini.
Il vero regalo è, dopo un’esitazione davvero poco credibile, il ritorno del vero Joe: lo psicopatico in tutta la sua essenza. Quello che altera la realtà in base alla propria visione delle cose. Il serial killer che abbiamo imparato a conoscere e che meritava una fine più consona al suo personaggio.
Nazione: USA
Voto
Redazione

You
La quinta e ultima stagione di You parte con tutte le carte in regola per chiudere il cerchio, ma inciampa in una narrazione a tratti incoerente, eccessivamente ripetitiva e afflitta da un buonismo fuori luogo. Joe Goldberg, fra flashback fanservice, gemelle da soap (che almeno divertono) e ritorni improbabili, si barcamena in un mondo costruito più per dovere che per esigenza narrativa. Non mancano però momenti efficaci – soprattutto quelli legati alla riflessione sul potere dei social media e al ritorno del vero Joe – ma il percorso è costellato di un andamento troppo altalenante per lasciare il segno. Il finale, dopo 10 lunghi episodi, non rende giustizia al lato più oscuro e disturbante di una serie che, agli esordi, ci aveva incollati allo schermo con ben altra forza.