Il Gattopardo: la miniserie Netflix che ha vinto la scommessa
Una miniserie che incanta e ci regala grandi interpretazioni

Il Gattopardo, romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa divenuto un classico della letteratura italiana, ha avuto una sola grande trasposizione sullo schermo: il film del 1963 diretto da Luchino Visconti, una pietra miliare della cinematografia mondiale (a cui abbiamo dedicato uno speciale qui).
Nessuno, fino a oggi, aveva osato riportare questa storia sullo schermo, grande o piccolo. Eppure, Netflix ha raccolto la sfida con una miniserie in 6 episodi, disponibile dal 5 marzo, che non solo è riuscita nell'impresa, ma ha anche saputo offrire una nuova prospettiva sulla storia e i suoi personaggi. Grazie al tempo a disposizione in una serie, il racconto intimista del principe di Salina viene esplorato con maggiore profondità, restituendo l’approccio e l’atmosfera del romanzo originale.
La trama de Il Gattopardo
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I limoni di Sicilia, i colori, i fiori… E la giusta scelta di un’Angelica molto diversa da quella della Cardinale. Ma soprattutto, il principe. Don Fabrizio, il Gattopardo, è più giovane e “delicato”, d’aspetto, rispetto all’impetuoso Burt Lancaster. Ma questo ne sottolinea la complessità, il mondo interiore, il distacco da quel Don Calogero (anch’egli profondamente diverso da quello del film, in modo azzeccato) che rappresenta il nuovo che avanza a discapito del vecchio.
Nella miniserie c’è la bellezza di quel mondo che sta per finire e c’è la crudeltà necessaria a farne nascere uno nuovo, una crudeltà rivolta perfino ai bambini. Ci sono le urla delle madri e il sangue dei martiri. C’è l’impressionante contrasto fra la spensieratezza in casa del principe e la disperazione della guerra civile per le strade.
L’astuzia del principe emerge in ogni sequenza, così come il suo avere sempre tutto sotto controllo: non gli sfugge nulla.
Noi non vogliamo migliorare perché ci riteniamo già perfetti così come siamo. La nostra vanità è più forte di qualsiasi esercito.
Le sue parole sottolineano quel misto di saggezza e nostalgia che lo contraddistingue in tutti gli episodi. Come nel romanzo. Senza dimenticare l’aspetto ironico che Kim Rossi Stewart è bravissimo a restituire. E che rende il personaggio ancora più accattivante.
Ci sono molti aspetti dei cambiamenti sociali che riguardano direttamente la vita privata del principe e che emergono con forza dal racconto. Per esempio, il rifiuto di Angelica di tornare a casa, le lamentele degli uomini di rango inferiore, Addirittura le minacce grazie al vuoto di potere che si è creato. Tutte cose che prima Don Fabrizio non avrebbe mai neanche pensato di sperimentare.
Quando il lutto diventa senso di colpa, e la nobiltà decadente diventa riassunto della storia (quella con la “S” maiuscola), e infine l’affetto diventa liberazione, allora è davvero tutto cambiato.
Da manuale il confronto fra Sedara e il principe, sintesi dei tempi che cambiano. Non necessariamente in meglio.
Rating: TBA
Nazione: Italia
Voto
Redazione

Il Gattopardo
Il Gattopardo di Netflix è una scommessa rischiosa, ma vinta. La miniserie riesce nell’impresa di offrire una nuova lettura del capolavoro di Lampedusa, restituendoci non solo la grandezza e la decadenza della nobiltà siciliana, ma anche le sfumature psicologiche dei suoi protagonisti, a partire da un principe di Salina portato sullo schermo con grande intensità emotiva da un eccezionale Kim Rossi Stuart, che riesce a far emergere l'ironia e la malinconia de personaggio, con un tocco di umanità e disincanto che lo rendono ancora più vicino alla sensibilità contemporanea. Con una messa in scena sontuosa, una regia accurata e interpretazioni di altissimo livello, Il Gattopardo si distingue come un prodotto di ottima qualità.
A differenza del film di Visconti, qui il romanticismo e la nostalgia possono essere amplificati, con una narrazione che lascia spazio anche ai dettagli più intimi delle relazioni tra i personaggi. Angelica, interpretata da Deva Cassel, rappresenta la vera rottura con il passato, incarnando il cambiamento con una sfrontatezza che spiazza ma che risulta coerente con l’evoluzione sociale dell’epoca.
La miniserie non manca di momenti epici e simbolici, dalla sontuosa rappresentazione del ballo al crudo realismo della guerra civile.
Il Gattopardo, in definitiva, rispetta e rinnova il capolavoro letterario (con quel memorabile grido ai brogli elettorali) e si mostra capace di affascinare sia gli appassionati del romanzo e del film che un pubblico nuovo.



































