Che delusione Call my Agent - Italia: la terza stagione della serie Sky si perde per strada
Prevedibile, fiacca e sin troppo promozionale: Sky ha rovinato Call My Agent piegandola a esigenze interne estranee alla serie.

Da spettatrice di un discreto numero di fiction Rai mai avrei pensato d’imbattermi nell’inserimento di un marchio di caffè ai fini commerciali in una serie più insistente e sgraziato di quelli che per anni mi hanno intrattenuto, diciamo così, in Imma Tataranni e Rocco Schiavone. Peccavo di una grande e per me poco caratteristica ingenuità, perché è bastato assistere alla prima pausa caffè di Call My Agent - Italia 3 per rivalutare l’operato della Rai e capire che, purtroppo, un certo approccio che aveva reso una bella sorpresa la versione italiana di una hit seriale francese era ormai svanito. Nel corso delle successive cinque puntate che compongono la terza stagione della serie Sky si sono susseguiti innumerevoli e pretestuosi take col bicchierino di carta (palesemente vuoto) nelle mani dei lavoratori della CMA, mentre l’inserimento di sempre più marchi sempre più insistente passava quasi (quasi) in secondo piano di fronte alla lampante evidenza di una magia perduta e un prodotto intaccato.

Non ci sono più i guest di una volta, nemmeno in Call my Agent
Sul come è abbastanza semplice spiegare che sia successo: dopo un avvio davvero brillante seppur con un approccio e una vibrazione “molto italiani” e più gentili rispetto alla controparte francese, Call My Agent semplicemente ha smesso di muoversi allo stesso livello. Non c’è niente nell’intera stagione numero 3, nemmeno una singola scena che si avvicini alla divertita irriverenza dell’episodio con Paolo Sorrentino annoiato o a quello con Pierfrancesco Favino incapace di uscire dal personaggio di Che Guevara della prima stagione. La caratura delle guest star - la spina dorsale dello show basato proprio sulla presenza di famosi che interpretano versioni esagerate di sé stessi - è calata moltissimo, non solo per rilevanza dei nomi, ma anche per qualità attoriale degli stessi. A scendere è anche il livello delle storie con cui vengono coinvolti questi nomi, in cui si è del tutto perduta la vena “acidella” della serie francese originale: la versione italiana non è stata mai veramente cattiva e non ha mai chiesto a uno dei suoi ospiti di mettersi in una posizione ridicola, sgradevole o meschina come invece capita spessissimo nelle quattro stagioni della serie prodotta da France 2, dimostrando sempre un gran mordente.
Le storie della terza stagione italiana sono però un trionfo di banalità e “volemose bene” davvero insopportabile, per giunta condito da un’inspiegabile, ricorrente ode al nepotismo che lascia spiazzati. Almeno il personaggio di Pierpa si prendesse la sua meritatissima, crudele rivincita avendo passato la stagione a subire ciò che purtroppo negli uffici e nelle agenzie succede tutti i giorni: che il nuovo arrivato ti passa davanti, che la madre e la figlia famose hanno più e più opportunità di atterrare una parte insieme. Non è un problema che succeda: Call My Agent esiste esattamente per evidenziare le storture del mondo dello spettacolo in chiave comica. Il problema è quando la serie non ha nessun commento da fare a riguardo, se non un benevolo sorriso.

Con Elvira è morta anche al Call My Agent che funzionava
In avvio di stagione c’è un brivido quando il personaggio di Lea (Sara Drago) si concede una serata fuori che si conclude in un menage a trois, portando chi scrive a prendersi un appunto per lodare la levità con cui la serie tiene insieme il super romantico Gabriele (Maurizio Lastrico) che si tiene l’anello di fidanzato in tasca per episodi ed episodi, l’ingessato Vittorio (Michele Di Mauro) che prova a ripartire dopo il divorzio e appunto la più anticonvenzionale Lea. Non fosse che l’anello diventa un tormentone tediosissimo, Vittorio viene messo in pausa perché non ci sono idee su come evolvere il personaggio e le ricadute narrative della notte “sperimentale” di Lea prendono una piega tale che ho sbarrato con decisione l’appunto che mi ero presa. L’opzione americana poi è davvero inconsistente e alla fine replica in maniera poco incisiva quanto già visto nella seconda stagione con le dinamiche societarie interne. L’unico, vero momento genuino e ben curato di questo terzo blocco di episodi è la grande apertura, in cui la serie affronta la scomparsa dell’attrice Marzia Ubaldi, facendo morire anche la sua controparte fittizia Elvira Bo e ripartendo da lì.
Questo per dire del come non funzioni davvero nulla in questa terza stagione. Sul perché è meno semplice avere delle certezze, ma due ipotesi mi sento di farle. La prima è che ci sia stata una contrazione di budget o di allure: di nomi a livello di quelli delle prime due stagioni non ce ne sono da nessuna parte e ci si arrangia in questo senso. Se c’è sempre poi stata a tendenza a dare spazio a talenti di casa Sky, a questo punto della sua evoluzione la serie si trasforma in una smaccata autopromozione dei suoi progetti presenti ed immediatamente futuri, inserendo a forza talent legati a progetti come la serie sugli 883 (che potrebbe essere essere un easter egg carino) ma con dei pretesti davvero atroci.

Il punto più basso è l’episodio in cui si gira il reboot di Romanzo Criminale che torna con ****una trama davvero mercenaria e bislacca su cui la serie non fa mezzo grammo d’ironia, confermando appunto di essersi svuotata del suo senso stesso. Quello che potrebbe essere un episodio divertente con i gli attori che si fanno convincere a fare un remake farlocco per l’anniversario della hit di cui gli spettatori hanno nostalgia (con loro che leggono i copioni e si disperano per le panzane che debbono dire per incassare l’assegno) ovvero una trama alla Call My Agent - diventa un’irrealistico scontro con un “regista crucco” che preferisce loro tre ragazzetti infinitamente spocchiosi e pieni di sé che saranno la nuova generazione di criminali di Roma su piccolo schermo. Tra l’altro i tre ricordano per dinamiche e atteggiamenti i protagonisti di un’altra serie Sky, Blocco 181, e la cosa davvero, davvero, davvero tragica è che questa rassomiglianza è stata la cosa che mi ha fatto più ridere dell’intero episodio e non era assolutamente voluta.
Sono similmente fiacche le trame di Stefania Sandrelli che vuole lavorare con una giovane regista Leone d’Oro a Venezia che ce l’ha a morte con lei per un quiproquo, quello con Miriam Leone che non vuole fare i ruoli da mamma al rientro dalla gravidanza (senza un’oncia di ironia sul fatto che, nella realtà, il suo primo ruolo post gravidanza al cinema è stato Amata, storia di una donna che vuole disperatamente un figlio). La prevedibile storia di Ficarra e Picone che litigano perché Hollywood vuole solo uno dei due per un blockbuster avrebbe una chance se appunto ci fosse una qualche intenzione di farci davvero credere a questo litigio. L’episodio su Luca Argentero è invece spietato nel confronto con quello più o meno equivalente del già citato Favino, sia a livello di scrittura, sia a livello di guest in grado di dare valore aggiunto alla puntata mettendosi in gioco.
Rating: tutti
Nazione: Italia
Voto
Redazione

Call My Agent Italia
Call My Agent - Italia stagione 3 ha rinunciato volontariamente a ciò che la rendeva speciale e divertente per diventare sempre più una vetrina dei progetti e dei programmi Sky e un’opportunità per i talent per affrontare e talvolta giustificare i propri lati scomodi con quella che alla fine per loro è un’apprezzabile operazione di PR mentre dovrebbe essere esattamente il contrario. Di ciò che aveva entusiasmato nella prima stagione, della prima CMA, non è rimasto davvero nulla.


