Asunta: su Netflix una tragica storia vera con due interpreti magistrali

Una miniserie con due attori straordinari, alla scoperta di una storia vera

di Chiara Poli

Ci sono due elementi impressionanti in questa miniserie spagnola di Netflix, oltre naturalmente ai fatti narrati.

Il primo è che, trattandosi di una storia vera e non di un film, non conosciamo la verità assoluta. Non siamo spettatori privilegiati di un thriller in cui ci vengono mostrati i fatti con certezza. Siamo spettatori della ricostruzione di un caso di cronaca nera che nel 2013 sconvolse l’opinione pubblica spagnola.

Il secondo elemento è la bravura dei protagonisti, gli interpreti di Rosario Porto (Candela Peña) e di Alfonso Basterra (Tristán Ulloa), non solo resi incredibilmente somiglianti ai veri protagonisti del caso, ma anche emotivamente perfetti. Tanto da cancellare i confini fra realtà e finzione, immergendoci in un racconto che termina con le vere immagini di Asunta, Rosario e Alfonso. Immagini commoventi.

La trama di Asunta


Il 21 settembre del 2013, a tarda sera, Rosario Porto e l’ex marito Alfonso Basterra denunciano alla polizia la scomparsa della loro figlioletta adottiva, Asunta, di 12 anni.

Rosario racconta di essere rincasata dopo aver lasciato la bambina a fare i compiti e di non averla trovata. Chiama subito l’ex marito, che abita a meno di 30 metri, chiedendogli se Asunta sia a casa sua. Ma non è li.

La stessa notte, il cadavere di Asunta viene trovato da due ragazzi che stanno andando a una festa. Da quel momento iniziano le indagini sul caso, mentre i mass media si scatenano.

Asunta: accurata come un true crime, coinvolgente come un film


Raramente le ricostruzioni di storie drammatiche e toccanti come quella della piccola Asunta riescono così bene. Ma i 6 episodi disponibili su Netflix dal 26 aprile sono davvero impeccabili.

Ci portano sulla scena del crimine, ci mostrano la prospettiva dei genitori e degli inquirenti, la fissazione del giudice per le indagini preliminari, l’inspiegabile presenza di tracce biologiche di un terzo uomo sulla maglietta della bambina. Perché sì, il giudice Malvar (Javier Gutiérrez) è convinto della colpevolezza dei genitori di Asunta fin dal primo istante.

Li fa arrestare entrambi e ci porta - durante la narrazione, insieme agli agenti che indagano sul caso - fino al processo. Dalla scomparsa di Asunta al processo per il suo omicidio.

E no, non è un percorso facile. Perché spaventa. Perché depista. Perché inquieta. Perché non ci dà soddisfazione di aver ottenuto giustizia, visto che non sappiamo davvero come siano andate le cose.

È questo, con l’accurata ricostruzione di abiti e ambienti, che classifica Asunta come una serie molto vicina al genere true crime.

Come nella realtà, inoltre, anche il mistero di Asunta non ha una verità unica e incontrovertibile. Ha una verità processuale, ma sapere davvero come andarono le cose è un’altra cosa.

Come se non bastasse, la serie ci mostra due diverse versioni dei fatti, entrambe credibili e verosimili. Da qui a sapere quale sia quella corretta, c’è un abisso di dubbi e incertezze.

Al termine di ciascun episodio, una scritta ci ricorda che stiamo assistendo a una storia vera in cui i fatti, per ragioni di drammatizzazione, sono stati romanzati.

Si vede, perché il ritmo è avvincente, ti tiene incollato allo schermo dall’inizio alla fine. In attesa di scoprire come andarono le cose nella realtà.

La serie è diretta da Carlos Sedes e Jacobo Martinez e ha per protagonisti gli attori Candela Peña, Tristán Ulloa, Javier Gutiérrez, María León e Carlos Blanco. Si concentra sul caso ma anche sulle dinamiche familiari che secondo i narratori e i giudici hanno portato al tragico evento.

Le indagini però, nella realtà come nella ricostruzione su Netflix, hanno portato a numerose incoerenze e contraddizioni nella versione dei fatti presentata da Rosario Porto, che ha cambiato più volte la sua storia riguardo alle attività del pomeriggio del 21 settembre 2013.

Nonostante le prove raccolte, tra cui registrazioni di telecamere di sicurezza che sembrano contraddire la sua versione dei fatti, il processo ha avuto un andamento complesso, con ritardi e con la necessità di un giudizio popolare. Iniziato nell’ottobre 2015, con la bellezza di 84 testimoni e 60 testimoni esperti, il processo si è concluso con due condanne. Ma restano molti punti oscuri.

Come anticipato, ci viene restituita una verità processuale, ma non una verità assoluta.

Ciononostante, il talento dei due protagonisti, lo stile narrativo, la pluralità dei punti di vista ci regalano un prodotto tanto emotivamente devastante quanto appassionante.

Tanto da far venire voglia di scoprire la storia vera di Asunta, nel tentativo di ricostruire i pezzi mancanti del puzzle.

La storia vera: il caso Asunta Basterra Porto


Per scoprire quanto ci sia di romanzato e quanto sia totalmente aderente alla realtà, ecco la vera storia di Asunta.

Santiago de Compostela, Galizia, Spagna. Il 21 settembre del 2013 avviene qui uno degli eventi più tragici e misteriosi della recente storia spagnola.

Asunta Basterra Porto, una bambina di 12 anni adottata in Cina dai suoi genitori spagnoli, Rosario Porto, un’avvocatessa di successo, e Alfonso Basterra, un giornalista, viene ritrovata morta in una pista forestale a Teo, vicino a Santiago de Compostela. L’autopsia rivela che Asunta era stata sedata con un farmaco in dosi massicce e poi soffocata. Pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo i genitori di Asunta, Rosario Porto e Alfonso Basterra, sono stati arrestati con l'accusa di omicidio.

Le indagini della polizia hanno svelato una serie di elementi sospetti, tra cui la presenza di sedativi nei mesi precedenti la sua morte, nonché nelle ore che hanno portato al suo decesso. Vengono raccolte numerose prove, tra cui registrazioni di telecamere di sicurezza che mostrano Rosario Porto mentre acquista il sedativo usato per drogare Asunta. Inoltre, si scopre che Asunta aveva ereditato una considerevole somma di denaro dai suoi nonni materni, circostanza che ha portato a speculazioni su un possibile movente finanziario dietro l’omicidio.

Il caso ha suscitato grande interesse e preoccupazione, non solo in Spagna ma anche a livello internazionale. Sono stati scritti libri e girati documentari, tutti magistralmente riassunti dalla miniserie di Netflix, che ci porta a riflettere sull’instabilità mentale, le incomprensioni famigliari, il concetto di fiducia e di complicità, senza naturalmente dimenticare il forte dibattito suscitato in Spagna sul tema dell’adozione.