Wildfrost: recensione del card game rpg

Con Wildfrost ci tuffiamo nel card game rpg rogue like

Wildfrost recensione del card game rpg

Una cosa curiosa di molti giochi indie, è la sempre più esosa richiesta di hardware, anche in virtù di una grafica che spesso non lo richiede o per la pigrizia dei programmatori, ma questo non è il caso della combo di sviluppatori Deadpan Games e Gaziter, il loro Wildfrost si adatta perfettamente a qualsiasi configurazione e requisito.

Wildfrost: teneramente letali

Tutti i personaggi di Wildfrost sono (in apparenza) tenerissimi, perfino i nemici che hanno comunque i tratti di bruti e certamente sono cattivi – menano come fabbri ferrai sti maledetti! -. Lo scopo del gioco è quello di sopravvivere, avanzare, superare le quest, gli scontri e arrivare a battere i vari boss, fino alla fine… sì, è un rogue-like con le carte. Il primo pensiero è ovviamente al capostipite del genere, quel “Slay the Spire” che tutti amiamo così tanto, ma in questo caso le differenze sono tante. Oltre al personaggio principale è fondamentale trovare la perfetta sintonia con altri compagni di avventura, che possono essere sbloccati lungo il cammino, ciascuno dei quali può avere l’ausilio di alcuni artefatti.

Bisogna dosare ogni singola mossa...

Che siano magie o combo di attacchi, è tostissima restare in gara. I vostri minions possono essere curati e tramite una serie di combinazioni con carte, posizionamenti sulla griglia e opzioni degli stessi personaggi si possono ottenere effetti anche devastanti. Come ogni rogue-like vincere o perdere è secondario, l’obiettivo è accumulare statistiche di uccisioni di nemici o effetti particolari secondo determinate numerazioni, le quali sbloccano edifici dal villaggio di partenza (che a sua volta ci permette di sbloccare altri personaggi-oggetti-ecc.) e in seguito carte che iniziano ad essere mescolate nel mazzo principale. 

Le orme nella neve di Wildfrost

Wildfrost ha disegni che offrono una genuina novità a tinta pastello; le carte sono piacevoli alla vista, pratiche per essere lette rapidamente, anche in seguito a vari upgrade. Le meccaniche sono originali e in un certo modo anche innovative e trovo quasi sempre dell’incredibile nella quantità di progetti simili e che riescano sempre a trovare una ventata d’aria fresca in un genere che è sempre più sovrabbondante di brand. L’aspetto negativo di chi si poggia su idee simili e che però deve trovare ad imboccare un filone della miniera inesplorato, è spesso il bisogno di dover pigiare il tasto sulla complessità di alcune scelte o combinazioni volutamente troppo punitive o ardue da apprendere. Wildfrost infatti è davvero tosto da gestire, tanto che si rischia di morire dopo i primissimi incontri o perfino al primo duello – e c’è chi si lamenta di Darkest Dungeon -, ma con le giuste combo si può tirar fuori dal cilindro il… “coniglio vincente”.

Big Berry è sempre un'ottima scelta.

7.5

Voto

Redazione

coverjpg

Wildfrost: recensione del card game rpg

Wildfrost è un roguelike dotato di un certo carisma, come fiero appartenente a questo genere è arduo oltre l’inverosimile e questa peculiarità rivela però anche il suo difetto principale, dato che nella pratica il bilanciamento non prevede che sia ben calibrato, né che tutti i personaggi-situazioni offrano lo stesso spunto e possibilità di vedere la luce in fondo al tunnel del boss finale. Va da sé che come è ovvio lo scopo è accumulare esperienza e sbloccare carte/shop/drop ma non tutto è pensato per avere lo stesso peso e alcune differenze tra le classi si fa sentire un po’ troppo pesantemente.