Titan Quest 2 sbarca in early access e fa impallidire pure gli dei! - La Recensione

Un esame approfondito dell’opera di Grimlore Games: dalla resa narrativa ispirata alla mitologia greca, alla costruzione strategica delle build e al bilanciamento tecnico in accesso anticipato

A quasi vent’anni dal debutto dell’originale, Titan Quest torna sulle scene con un seguito che decide di percorrere la via dell’Early Access, una scelta che oggi comporta tanto opportunità quanto rischi. In un’epoca in cui il genere ARPG è dominato da universi dark-fantasy dalle tinte gotiche (Diablo IV), scenari cupi e decadenti (Last Epoch) o mondi che strizzano l’occhio a estetiche iper-spettacolari (Path of Exile 2), Titan Quest 2 sceglie invece di restare fedele alla propria identità: un’ambientazione radicata nella mitologia greca, filtrata attraverso il linguaggio del videogioco moderno ma senza rinunciare a quel tocco “classico” che lo aveva reso riconoscibile già nel 2006.

Titan Quest 2 sbarca in early access e fa impallidire pure gli dei! - La Recensione

L’antica Grecia qui non è solo un fondale pittorico, ma una vera e propria struttura portante dell’esperienza. Templi crollati, coste assolate, città-mercato brulicanti di dettagli, divinità e creature leggendarie: il mondo di gioco sembra voler immergere il giocatore in un racconto che oscilla tra epica e avventura, più vicino alla suggestione di un affresco omerico che alla tensione cupa di un’oscura campagna gotica. È un approccio che, nel panorama attuale, appare quasi controcorrente e che richiama alla memoria altri tentativi di fondere azione e radici storiche, come il Ryse: Son of Rome di Crytek o i richiami mitologici visti in Assassin’s Creed Odyssey, ma declinati con la lente e il ritmo dell’ARPG classico.

E proprio qui sta uno dei punti più interessanti: Titan Quest 2 non cerca di reinventare il genere con soluzioni rivoluzionarie, ma si muove sulla scia di un design che privilegia la costruzione ragionata del personaggio e la progressione lenta ma gratificante. È una filosofia che ricorda più i tempi di Grim Dawn o dello stesso Titan Quest originale che le esperienze adrenaliniche e “loot-centriche” che oggi vanno per la maggiore. Una scelta che può risultare affascinante per chi cerca profondità di build e respiro narrativo, ma che inevitabilmente si scontra con le aspettative di chi misura il valore di un ARPG soprattutto in termini di “dopamina da drop” e reattività del combattimento (anche qui presente, ma meno sviluppata).

Il contesto dell’Early Access aggiunge un ulteriore strato di lettura: al momento, il gioco offre un’ossatura solida ma ancora incompleta, con contenuti limitati e una selezione ristretta di possibilità di personalizzazione. Grimlore Games riuscirà a comporre un gioco capace di eguagliare i sopracitati mostri sacri del genere?

Nemesis ha messo in pericolo il destino della Grecia (e del mondo)!

La storia di Titan Quest 2 affonda le radici nella mitologia greca e non perde tempo a mettere il giocatore al centro di un destino più grande di lui. Nei panni di un eroe, scelto e plasmato dal giocatore grazie a un character builder piuttosto semplice, ci si ritrova nel mirino di Nemesis, la Dea della Vendetta, impegnata a corrompere i Fili del Destino e a condannare chiunque osi sfidarla a un supplizio eterno. La missione principale è chiara: fermare Nemesis, liberare coloro che sono stati da lei puniti e, nel processo, forgiare un destino personale capace di sfidare la stessa tessitura del fato.

La campagna si articola come un viaggio attraverso scenari che mescolano la concretezza storica con il fascino del mito: dalle spiagge luminose che si aprono su templi in rovina e mercati brulicanti, ai territori più mistici e inesplorati, come la dimora delle Moire, custodi del fato, o i giardini ipnotici governati dal satiro Pan. Qui la mitologia non si atteggia a semplice sfondo: la si vive attraverso quest principali e secondarie, incontri e dialoghi che ne riflettono simboli e archetipi, regalando soddisfazioni soprattutto gli amanti del genere e del periodo storico.

Il tono oscilla tra momenti solenni e lampi di leggerezza, con missioni che a volte si trasformano in piccoli enigmi narrativi: risolvere un indovinello che richiama un episodio del mito, capire come placare creature selvatiche influenzate da altri mostri, o smascherare l’inganno di nemici che si fingono in fuga per condurre a un’imboscata. È un approccio che ricorda la varietà di scrittura e di situazioni viste per esempio su Assassin’s Creed Odyssey, dove il contesto storico diventa strumento attivo di gameplay.

Il viaggio ha una durata di circa sei ore per chi punta dritto alla conclusione della trama, ma la vera longevità si rivela a chi esplora ogni angolo, accumula missioni secondarie e sperimenta nuove combinazioni di abilità. Anche i nemici contribuiscono a rendere il mondo più vivo: alcune fazioni agiscono in modo coordinato, con creature che si ritirano per attirare il giocatore in una trappola, o che collaborano indirettamente, come i pesci-umanoidi che, con il loro frastuono, spingono stormi di pipistrelli a un’aggressione improvvisa. È un tocco di intelligenza artificiale che, pur non rivoluzionando il genere, aggiunge ritmo e imprevedibilità agli scontri.

In questo intreccio di epica e gioco di ruolo classico, Titan Quest 2 riesce a mantenere un’identità chiara: non punta a colpi di scena fragorosi, ma costruisce lentamente una connessione tra giocatore e mondo di gioco, fatta di dettagli, incontri memorabili e quella sensazione di avventura che cresce missione dopo missione (cosa che per quel poco che si vede, andrebbe già benissimo così).

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Build estreme, masteries divertenti e loot capaci di vestire persino Ercole

Il cuore del sistema di gioco di Titan Quest 2 rimane fedele alla tradizione dell’ARPG classico, ma introduce alcune particolarità che ne definiscono ritmo e identità. La progressione del personaggio si sviluppa attorno alla scelta di due masteries tra le quattro attualmente disponibili — Earth, Storm, Warfare e Rogue — assegnate in momenti distinti della crescita: la prima quasi subito, la seconda già attorno al livello cinque. Questa combinazione consente di creare una classe ibrida unica, in cui abilità offensive, difensive e di supporto possono intrecciarsi secondo il proprio stile di gioco. Le abilità non si limitano a crescere in potenza, ma possono essere modificate in profondità grazie a un sistema di potenziamenti che ne alterano parametri e funzionamento, permettendo di adattarle a build specifiche o di stravolgerne completamente la natura.

Nella mia prova ho scelto di sviluppare una build interamente dedicata a Storm per verificare il potenziale di una mastery portata al massimo. Questo approccio mi ha permesso di creare un arsenale incentrato su abilità a distanza devastanti e capaci di controllare ampie porzioni del campo di battaglia, facendo leva su potenziamenti mirati alla rigenerazione dell’energia e all’assorbimento del danno. Ice Shards, con la sua scarica di diciotto schegge capaci di perforare più nemici e colpire in rapida sequenza, si è rivelata essenziale nel ripulire gruppi compatti, mentre Call Lightning ha garantito un colpo ad area di impatto notevole, potenziato da effetti aggiuntivi in grado di infliggere ulteriori fulmini ai nemici circostanti. La gestione dell’energia, sempre centrale in una build del genere, è stata resa più sostenibile grazie ad Arcane Influx, capace di incrementare sensibilmente la riserva massima e di fornire Ether Shield, un assorbimento passivo che riduce il danno subito finché si mantiene l’energia sopra la soglia del cinquanta per cento.

Il sistema di statistiche, suddiviso tra attributi primari e secondari, richiede un’allocazione ragionata: aumentare un parametro influenza inevitabilmente più valori e determina anche quali equipaggiamenti possano essere indossati. La scelta degli attributi diventa così parte integrante della strategia, tanto quanto la distribuzione dei punti abilità. Il combattimento si regge su un equilibrio tra abilità attive e gestione delle risorse: l’energia si rigenera rapidamente ma ogni azione ha un costo, la schivata dispone di cariche limitate con tempi di ricarica e le pozioni, pur essendo infinite, si ricaricano solo infliggendo danni o col passare del tempo. È un sistema che elimina la micro-gestione ossessiva dell’inventario senza rinunciare a un minimo di pianificazione tattica.

L’intelligenza artificiale dei nemici aggiunge ulteriore spessore agli scontri: alcune creature appartengono a fazioni che collaborano attivamente, simulando tattiche come la ritirata strategica per condurre il giocatore in un’imboscata o l’utilizzo di altre specie per creare confusione, come i pesci-umanoidi capaci di agitare stormi di pipistrelli fino a renderli aggressivi. Queste dinamiche, unite a mappe ricche di aree segrete e di percorsi alternativi, stimolano l’esplorazione e impediscono che gli incontri risultino ripetitivi. Va segnalato anche che il loot drop si distingue per una generosità insolita in termini di rarità: nel corso della mia partita ho raccolto numerosi oggetti di alto livello, spesso anche in rapida successione, un aspetto che dona un senso di progressione tangibile già nelle prime ore.

Dal punto di vista visivo, Titan Quest 2 adotta uno stile realistico ma leggermente stilizzato, con un’attenzione alla leggibilità dell’azione che lo distingue da altri ARPG dalle atmosfere più cupe. Le animazioni dei personaggi sono curate e l’ambientazione alterna scorci naturali ariosi a luoghi mitologici di forte impatto, come i giardini di Pan o i templi costieri, garantendo varietà scenica e coerenza estetica senza sacrificare la chiarezza dell’interfaccia e del campo di battaglia.

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Non male graficamente, ma bisogna scendere a compromessi con macchine meno performanti

Sul piano tecnico, Titan Quest 2 si presenta con un comparto visivo pulito e coerente, capace di restituire in maniera convincente l’ambientazione greca senza indulgere in effetti eccessivi o ridondanti. Lo stile grafico, realistico ma leggermente stilizzato, si traduce in modelli ben definiti e in scenari che mantengono sempre un’ottima leggibilità dell’azione, un aspetto fondamentale in un ARPG. Gli ambienti alternano spazi aperti ricchi di dettagli naturali — spiagge, colline, distese costiere — a luoghi intrisi di mitologia, come templi, rovine e giardini sacri, mantenendo una varietà estetica che evita la monotonia visiva.

Dal punto di vista prestazionale, il frame rate può rimanere stabile solo scendendo a compromessi con le impostazioni grafiche in base alla configurazione hardware utilizzata. Nel mio caso, con una RTX 3060 montata su laptop, il gioco ha mantenuto una buona fluidità soltanto impostando un profilo grafico medio: a dettagli più elevati, la resa visiva migliorava ma la giocabilità ne risentiva a causa di cali evidenti, soprattutto nelle aree più dense di effetti particellari. Una volta bilanciata la qualità grafica con le esigenze prestazionali, il titolo si è comportato bene anche nei momenti più concitati, come durante l’uso delle abilità più spettacolari della build Storm, in grado di generare fulmini e frammenti di ghiaccio su larga scala.

Il feeling del combattimento, pur beneficiando di un buon feedback visivo e di un impatto sonoro convincente nelle abilità principali, soffre ancora di una leggera imprecisione nella percezione dei colpi: alcune animazioni nemiche sembrano colpire anche quando il contatto visivo non è chiaro, e in certe circostanze la reattività dei comandi non è perfettamente allineata alla velocità dell’azione. Con una build fortemente orientata agli attacchi a distanza, questa sensazione è risultata meno invasiva, ma negli scontri ravvicinati si percepisce con maggiore evidenza.

L’interfaccia di gioco è ordinata e tematicamente coerente: il layout richiama elementi architettonici e decorativi dell’antica Grecia senza sacrificare la chiarezza. La gestione dell’equipaggiamento è semplice e intuitiva, e il passaggio rapido tra set di armi permette di adattarsi velocemente alle situazioni. Sul fronte audio, il doppiaggio si distingue per una buona interpretazione e coerenza con i toni del contesto, mentre gli effetti sonori ambientali — come il fruscio del vento o il fragore del mare — contribuiscono a immergere il giocatore nel mondo di gioco.

Dal lato produttivo, lo sviluppo è affidato a Grimlore Games, già noto per SpellForce 3, con una roadmap chiara per l’accesso anticipato: aggiornamenti trimestrali con nuove funzionalità come la personalizzazione avanzata del personaggio e il sistema di transmog, espansione graduale dei contenuti e affinamento delle meccaniche. La scelta di evitare qualsiasi forma di microtransazione e di proporre il titolo come un acquisto completo, con eventuali DLC o espansioni separati, sottolinea un approccio più “old school” e trasparente, in linea con la filosofia del progetto. È un’impostazione che si riflette anche nel ritmo del gioco, meno frenetico e più orientato a un pubblico che apprezza la costruzione metodica del personaggio e la scoperta graduale del mondo.

 

 

 

Titan Quest II

Versione Testata: PC

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Titan Quest II

Titan Quest 2 in Early Access riesce a trasmettere già oggi un’anima solida e un’identità ben definita, pur con il margine di crescita che ci si aspetta da un progetto in sviluppo. L’ambientazione greca è curata e ricca di atmosfera, il sistema di loot è appagante e la varietà delle build, come la mia full Storm, lascia intravedere un potenziale enorme in termini di sperimentazione. Certo, l’ottimizzazione grafica va ancora raffinata e qualche meccanica di combattimento necessita di maggiore precisione, ma la base è solida e l’esperienza complessiva risulta già coinvolgente. Se il team saprà mantenere la promessa di arricchire i contenuti e perfezionare le prestazioni, il titolo potrà conquistare un posto di rilievo nel panorama ARPG, meritando l’attenzione di chi cerca profondità e carattere.

 

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