Returnal PC, recensione - Il Ritorno nel Ciclo di Housemarque

Returnal PC recensione  Il Ritorno nel Ciclo di Housemarque

Avete presente quei videogiochi fatti apposta per farvi rilassare? Vi sarà capitato almeno una volta di giocarne qualcuno, serenamente sdraiati sul vostro divano mentre ingurgitate cibo spazzatura. L’opzione è quella di staccare il cervello per qualche ora, l’evasione perfetta dalle fatiche erculee giornaliere, tra lavoro, famiglia e semplice gestione della casa.

Ogni tanto però capita di volersi mettere alla prova. Un po’ sadicamente, aggiungeremmo. Magari confrontandoci col genere souls, ormai salito alla ribalta per la sua difficoltà volutamente impostata a livello “calendario gregoriano”. Ma anche i roguelite non scherzano, pensando in termini di difficoltà almeno. E in casa Housemarque devono aver interiorizzato parecchio questo discorso, perché Returnal sembra fatto apposta per evidenziare questi punti in bilico tra l’essere un pregio o un difetto.

Dovrebbero creare un logo a parte nel PEGI per giochi come questo. Ma perché torniamo oggi a parlare di Returnal? Perché la “migrazione” da console a PC sta funzionando alla grande, con tutte queste esclusive Sony che, una volta concluso il proprio ciclo produttivo sulla console di riferimento, finiscono per essere pubblicate anche su PC, per la gioia dell’utenza dedicata. 

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Returnal: qualcuno potrebbe chiamarlo Uroboro

Per chi non fosse mai entrato in contatto con il gioco, come lo scrivente, la trama di Returnal potrebbe risultare come un plot sci-fi perfetto per una serie tv. La protagonista, Selene, atterra su un pianeta alieno per certi versi simile alla Terra, con la sua fauna e flora che a tratti riprende una foresta, in altri casi un deserto, o finanche un mondo sottomarino. L’aspetto più intrigante della narrazione, però, risiede nel Ciclo: ogni volta che Selene muore, per le ragioni più disparate, finisce per fare ritorno al preciso momento dello schianto sul pianeta.

Un reset temporale alla Edge of Tomorrow, quello dove Tom Cruise spara cannonate da un esoscheletro mentre uccide gli alieni che attaccano la Terra. In Returnal manca tutta l’umanità. Ci sono solo Selene e le creature di questo mondo, esseri che sembrano essere stati invasi o assoggettati da un’entità malevola, armata di spire tentacolari pronte a risucchiarti nell’abisso qualora non fossimo in grado di resistergli. 

Inutile farvi spoiler, il gioco è uscito ad aprile del 2021 perciò i curiosi avranno già avuto modo di vederlo o giocarlo. Ma per tutti quelli che, fortunatamente, non ci sia stata l’occasione, sappiate che Returnal è un prodotto in grado di risucchiarvi nel suo loop con il giusto mordente, a patto che siate in possesso del giusto autocontrollo, poiché non esistono checkpoint (tipo i falò). Qui muori e ricominci. Punto. E lo fai nel peggiore dei modi, perdendo equipaggiamento ed armi.

Returnal PC, recensione - Il Ritorno nel Ciclo di Housemarque

Returnal è solo uno sparatutto in terza persona?

Si, ma con stile. Il titolo di Housemarque poggia il proprio gameplay su regole semplici, ma efficaci, dato che ci troviamo di fronte al più classico degli sparatutto in terza persona, qui personalizzato con le dinamiche roguelite, perciò armato di un equipaggiamento ridotto all’osso e non potenziabile nel corso del tempo (almeno, non definitivamente).

Il ciclo di morte e rinascita funge da: tutorial, apprendimento e ritmo di sfida. Penso che durante il gameplay il giocatore aldilà dello schermo affronta tutte e cinque le fasi del dolore nel giro di quindici minuti. 

C’è il diniego, la maggior parte delle volte meglio rappresentato dalla frase “non è possibile che quel mostro mi abbia colpito lì dietro”, questo perché gli scontri nelle mappe del gioco sono estremamente frenetici, a tratti persino divertenti quando si riesce a padroneggiare gli effetti delle armi uniti alla mobilità del personaggio.

C’è la rabbia, soprattutto quella di arrivare alla boss-fight di turno praticamente con mezza vita e senza oggetti di cura. Sei pronto ad accettare il miracolo di sconfiggerlo, ma allo stesso tempo già percepisci nell’amigdala la paura di venire annientato per una cavolata. Per poi ricominciare da capo, attenzione.

La contrattazione finisci per farla con tutto, anche tirando in ballo i piani alti. Returnal è un gioco che ne richiede molta, proprio perché il ciclo arriva a farti affrontare numerosi biomi diversi, ognuno procedurale in termini di mescolanza delle aree di gioco (immaginate un numero di sezioni unite in una grande scacchiera, poi combinata a piacere). Nel gioco si possono trovare casualmente molte armi, ognuna con caratteristiche precise, tra cui uno sparo secondario e delle abilità passive, oltre a dei parassiti che conferiscono del bonus/malus contemporaneamente. Il loadout perfetto non esiste, ma è evidente che Housemarque abbia tenuto conto dei diversi stili di gioco, così da supportare e aiutare i giocatori nel compito di completare la propria run.

La depressione è frutto dei game over. Dopo qualche run è difficile stare al passo, se non altro perché il ciclo di morte e rinascita è così severo da non permetterti di restare al passo come vorresti. Ci vuole molta pazienza, soprattutto nelle fasi iniziali, dove diventa importante capire e comprendere meglio l’ambiente di gioco, così da spostarsi nel modo giusto. Non è obbligatorio fare tutto da capo esplorando ogni area, mettetevelo bene in testa.

Infine, c’è l’accettazione, il momento in cui capisci che Returnal è perfetto così com’è (o quasi). Questo perché gli sviluppatori hanno comunque fatto in modo di garantire qualche bonus, come la conservazione dell’etere (un minerale valuta in gioco, il più importante), l’equipaggiamento permanente, tipo potenziamenti tuta tipo rampino, carrilon per trovare i segreti o il sistema di teletrasporto. Il resto è tutto resettato, ma lo si accetta proprio in funzione della sfida imposta dal gioco in sé, che potrà mettervi alla prova il giusto se sarete pronti a dargli qualche possibilità.

Returnal PC, recensione - Il Ritorno nel Ciclo di Housemarque

Il peso della grafica si sente

Detta così potrebbe sembrare un difetto, e forse in alcuni casi un po’ lo è. Returnal ha una grafica pazzesca, inutile girarci intorno. Era incredibile ai tempi dell’uscita su PS5, ma oggi su PC viene pompata all’ennesima potenza, soprattutto in funzione del fatto che il parco macchine di assemblati dedicato può variare in modo davvero articolato.

Le nostre prove sono state effettuate su due configurazioni medio/alte, ovvero un PC con RTX 2070 Super e l’altro con RTX 3070. Nel primo caso il gioco è girato perfettamente a 60 FPS ma con dettagli ad Alto, mentre nel secondo siamo riusciti a toccare i picchi dei 90 FPS (non stabili) con tutti i dettagli ad Epico. Le due configurazioni, però, non hanno visto l’aggiunta del sistema Ray Tracing tra le impostazioni, un elemento che avrebbe certamente migliorato la resa visiva di ombre ed effetti particellari, mortificando però tutto il resto in termini di fluidità. 

Un gioco come questo ha invece bisogno proprio di quella. Deve essere reattivo, rispondere attivamente a tutti gli stimoli ricevuti, ed è per questo motivo che il consiglio, almeno prima dell’acquisto, sia di valutare con attenzione la capacità del proprio PC, a patto che siate disposti contrariamente ad “accontentarvi” dello spettacolo suddetto. Purtroppo non abbiamo potuto fare test su schermi 4K, ormai ve lo ricordate, ma è stato piacevolissimo fare i test sul nostro 21:9, che ha garantito un’esperienza molto più avvolgente del compagno classico.

Sarebbe opportuno cominciare a costruire le cutscene in 21:9, questo perché fa un po’ storcere il naso vedere i filmati ancora con le bande laterali nere. Si potrebbe ovviare al problema creando una situazione più coerente per le configurazioni in possesso di ogni utente, sebbene sia comunque degno di nota il porting effettuato. Si può dire che il codice sorgente PS5 crea un’ottima base di partenza, inutile negarlo.

Ultima nota a margine, giocato con un Dualsense Returnal potrebbe regalarvi molte più emozioni, date le impostazioni create ad hoc su console, ma va comunque detto che su PC il gioco fa il suo sporco lavoro sia con gamepad che con mouse/tastiera. Basta solo cambiare qualche tasto, a seconda di come siete abituati.

Returnal PC, recensione - Il Ritorno nel Ciclo di Housemarque

Returnal

Versione Testata: PC

9

Voto

Redazione

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Returnal

Questo porting di Returnal conferma l’ottima fattura del gioco di partenza uscito per PS5 nel 2021. Ci troviamo di fronte a un roguelite che saprà coinvolgervi nel modo giusto, sia a livello di trama che di gameplay, soprattutto per la presenza della modalità cooperativa (non citata nell’articolo, ma comunque presente) che smorzerà la difficoltà dell’esperienza grazie alle resurrezioni possibili tra un compagno e l’altro. Per il resto, siamo ai livelli di PS5 tranne che per il comparto grafico, qua configurabile ma comunque molto pesante. Pensateci bene prima di acquistarlo!