PES 2018

PES 2018

Ci sono voluti oltre dieci e ben due generazioni di console, ma alla fine Konami è riuscita nell’intento di riportare in auge una serie di cui, purtroppo, si erano perse le tracce. Già perché Pro Evolution Soccer ha rappresentato per anni il classico esempio di cosa non fare per evitare di trasformare una vera e propria opera d’arte videoludica in un titolo appena accettabile, facendo disperare e non poco chi come il sottoscritto ebbe la fortuna di apprezzarne le doti ai tempi della vetusta Playstation 2. C'è voluto non poco tempo, ma dopo una balbettante edizione 2016, Konami ha saputo fare tesoro dei propri errori e sfornare quella piccola grande rivoluzione di cui questo PES 2018 è diretto discendente e degno erede.

La Pro Evoluzione della specie

Dal punto di vista prettamente contenutistico ci troviamo di fronte ad una versione di PES molto simile alla precedente edizione. Eccezion fatta per un menu generale finalmente più razionale e fruibile, PES 2018 si affida per grandi linee alle medesime modalità di gioco, che spaziano dalle immancabili opzioni dedicate alle partite veloci e all'editing (sempre più raffinato oltreché fondamentale specie in considerazione di licenze sempre più ridotte all’osso) alle altrettanto irrinunciabili opzioni dedicate alla categoria "competizioni" che come da prassi prevedono la possibilità sia di cimentarsi con un campionato o una coppa di categoria (fra cui la “celebre” Coppa Konami) che di affrontare le ben più famose -e licenziate- Champions League, Europa League e AFC Champions League.

Nonostante l'ampia scelta, gran parte del gioco gravita tuttavia attorno alle modalità più longeve dedicate tanto al multiplayer quanto al singolo giocatore, fra cui spiccano le consuete Diventa un Mito e Master League (rigorosamente single player) e soprattutto l'opzione MyClub, a metà strada fra il singolo ed il multigiocatore.

Con le prime due modalità deputate a “gestire” rispettivamente l’intero arco evolutivo di un calciatore in erba e la ben più complessa attività – in campo e fuori – di un intero club, a MyClub spetta il compito forse più arduo di dar vita ad un vero e proprio ecosistema calcistico alternativo, fatto naturalmente di tornei e coppe online e offline, di acquisti, scambi e cessioni ed in senso più generale di una gestione a 360° di una provetta società di calcio. Lo scopo, in questo caso, sarà quello di ottenere i crediti necessari (accumulabili sia attraverso i meriti raggiunti sul campo che ottenibili tramite il classico sistema di micro transazioni) per tentare la fortuna attraverso  le ormai classiche aste al buio (in cui saranno visibili solo alcuni dei dettagli del giocatore in vendita) o l’ingaggio di scout di provata esperienza, attraverso i quali sarà possibile non solo creare una rosa di assoluto valore, ma soprattutto integrare anche leggende (disponibili anche nella modalità Master League) del calibro di David Beckham, Diego Armando Maradona , Socrates e Ian Rush (oltre all’asso dell’ateltica Usain Bolt), attraverso l’ormai noto sistema a "roulette" già visto nelle precedenti versioni di MyClub.

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Precisiamo fin d’ora che qualora vi stesse venendo il dubbio sulla possibilità che questo PES 2018 sia identico al suo predecessore, è opportuno ribadire che pur riprendendone gran parte degli elementi, questa nuova versione del calcio secondo Konami ne sviluppa e ne affina ulteriormente alcuni concetti.

Per quanto riguarda la sola modalità MyClub, oltre allo scontato inserimento di nuove leggende, gran parte del lavoro svolto è stato per esempio orientato a migliorare e ricalibrare il sistema che gestisce le aste e l’intesa della squadra, fondamentali in una modalità che fa proprio di elementi come questi gli aspetti fondamentali. Tutto questo senza dimenticare l’integrazione della modalità co-op online 2Vs2 o 3Vs3 con supporto fino ad un massimo di due ospiti in locale, fruibile sia all’interno dello stesso MyClub che in versione stand alone, e soprattutto la ricomparsa di selezione casuale, tornata d'attualità dopo anni di silenzio (correva l’era di PS2) e che darà modo di effettuare match fra squadre composte da giocatori random selezionati secondo criteri (ed opportuni furti nei confronti del proprio avversario) più o meno definibili.

Siamo tutti CT

A prescindere dalla modalità di gioco selezionata, la lavagna tattica offerta da PES 2018 rappresenta senz’ombra di dubbio il meglio che si possa desiderare. A livello di impostazioni, il gioco di casa Konami mette a disposizione una svariata serie di opzioni che consentono di modificare ogni singolo aspetto della squadra sul rettangolo di gioco. Non ci riferiamo solo alla classica opportunità di modificare lo schema base e le sue eventuali varianti, ma anche alla presenza di un discreto numero di sotto opzioni che permettono non solo di modificare la posizione di ogni giocatore in campo ma anche di intervenire sull'atteggiamento di ogni singolo reparto sia in fase di possesso che di non possesso palla, con linee difensive che andranno a schiacciarsi o ad allungarsi, centrocampisti che modificheranno il proprio raggio d'azione ed attaccanti che cambieranno comportamento alternando, grazie ad una semplice combinazioni di tasti, puntate verso gli esterni a tagli centrali o movimenti da falso nueve.

In tutto questo, va dato pieno merito al sistema di IA gestito dalla CPU di assecondare appieno le esigenze del team in considerazione anche dell’evoluzione stessa di ogni singola azione, con movimenti a fisarmonica, raddoppi sulle fasce, cambi di cambio e tagli tanto godibili da vedere quanto efficaci.

Attenzione però, perché tutto ha un costo ed in questo caso l’abuso di certe tattiche (sempre semplificabili al minimo attraverso l’uso di un menu dedicato) potrebbe portare anche risvolti imprevisti. Eccedere nell’uso di troppi movimenti di squadra potrebbe infatti dar vita a pericolosi squilibri in alcune aree del campo, che finiranno col diventare il nuovo terreno di caccia dei giocatori più smaliziati, CPU compresa ai livelli di difficoltà più elevati.

Benvenuto Real Touch+

L’intera teoria pre-gara trova la sua naturale espressione sul rettangolo di gioco. Sotto questo punto di vista Konami ha dimostrato di aver imparato la lezione, proponendo un sistema in grado di dar vita ad una vera e propria simulazione di calcio in cui non conta solo la capacità di premere una combinazione di tasti più velocemente dell’avversario. Tutto merito del Real Touch+, naturale evoluzione del sistema già conosciuto con PES 2017 ed in grado di impattare in maniera significativa sulla gestione della palla da parte dei giocatori, ora dotati di attitudini tecnico atletiche decisamente tangibili oltreché differenti da atleta ad atleta. La capacità di addomesticare la palla con diverse parti del corpo e l’abilità stessa con cui ogni giocatore riuscirà a difendere o meno il possesso della stessa attraverso l’uso del proprio corpo (full body touch) rappresentano senz’ombra di dubbio un ulteriore passo in avanti sul fronte della attinenza del gioco alla realtà, con calciatori finalmente credibili e piacevolmente “diversi”, quasi consapevoli delle proprie spiccate attitudini e degli inevitabili punti deboli.

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Con un sistema tanto bilanciato, all’atto pratico a fare veramente la differenza sarà pertanto la propria capacità di comprendere fino in fondo un gioco che terrà costantemente conto di fattori quali posizione del corpo, distanza dell’avversario, capacità di addomesticare la palla e di tenerla attaccata al proprio piede dominante, liberando di fatto il videogiocatore da un sistema di controllo ingessato e che consentirà molto più del banale dribbling fotocopia fine a se stesso, a patto di carpirne davvero l’essenza.

Ovviamente, sarà sempre possibile affidarsi ai classici palla lunga e pedalare e coast to coast degni del miglior Diego Armando Maradona (peraltro presente sotto forma di Leggenda) ma vi assicuriamo che concludere una partita contando esclusivamente su poche e banali alternative sarà un compito difficile da portare a termine, specie dopo aver familiarizzato con un sistema di controllo praticamente perfetto ed in grado di dare e fare molto di più.

Tecnicamente godibile

Mantenendo fede agli stilemi del precedente capitolo, tecnicamente PES 2018 si attesta su livelli di assoluta eccellenza. Tutto merito del Fox Engine, sempre più raffinato ed in grado non solo di offrire un colpo d'occhio decisamente di impatto, ma anche di garantire una fisica a giocatori e pallone al limite della realtà. Il livello delle animazioni ha raggiunto nel frattempo standard davvero incredibili, tanto da consentire anche ricostruzioni in sede di motion capture a dir poco meticolose e tali da riprodurre su schermo le gesta e le forme di gran parte dei giocatori presenti all'interno del gioco, conosciuti o meno che siano. Come da prassi, Konami non si è infatti limitata a mappare solo i nomi più rilevanti, ma ha cercato di "approfondire il discorso" anche con atleti di leghe e campionati certamente minori ma non per questo meno importanti. Il punto di forza di PES resta tuttavia la fisica utilizzata per la gestione della palla, come sempre dotata di un peso specifico maggiore rispetto alla concorrenza e per questo capace di garantire uno maggiore spettro di possibilità. Scoccare un tiro dalla lunga distanza che possa raggiungere il sette non sarà mai una cosa scontata, mentre a fare tutto il resto ci penseranno i già citati Real Touch+ e full body touch che in qualsiasi occasione saranno sempre pronti a ricordarvi che in PES molto dipenderà dalla vostra capacità di capire come intervenire sul pallone al fine di non trasformare un goal sicuro in una figuraccia dalle proporzioni bibliche.

PES 2018

Per quanto concerne il comparto audio, la presenza di una colonna sonora di grido (Linkin Park, Coldplay, Bruno Mars, Blondie giusto per citarne quattro) decisamente azzeccata aumenta indubbiamente il carattere immersivo di questa nuova edizione di PES, mentre per quanto riguarda la nostra telecronaca ancora una volta ci dobbiamo accontentare di un duo, Fabio Caressa e Luca Marchegiani, un po' balbettante, con il primo a fare la differenza ed il secondo nel ruolo di una spalla che nella realtà dei fatti non convince mai troppo.  

Non c'è rosa senza spine

Tutto bene dunque? La risposta è no, fermo restando che non stiamo parlando di problemi talmente grossi da inficiare in maniera evidente la qualità generale del gioco. Alcuni difetti indubbiamente ci sono e coinvolgono principalmente aspetti quali la presenza di licenze davvero ridotte all'osso e la tendenza del sistema ad assegnare di tanto in tanto il controllo del giocatore piazzato peggio o quello del portiere a propendere sempre più verso la respinta che non verso la trattenuta del pallone anche in occasione di tiri facilmente parabili. Problemi sicuramente fastidiosi ma comunque parzialmente arginabili e che si spera possano essere risolti nel prossimo futuro. Volendo cercare il pelo nell'uovo, la cosa che forse c'è meno piaciuta sono stati gli eccessivi tempi di attesa in sede di matchmaking in tutte le partite multiplayer disputate: considerando la qualità assoluta di questo PES 2018 anche sul versante online (sempre preciso e privo di sbavature o lag), francamente ci saremmo aspettati qualcosa di meglio, fermo restando che quanto riscontrato potrebbe essere banalmente frutto dell'eccessiva gioventù dei server di gioco, disponibili da appena qualche giorno.

PES 2018
9

Voto

Redazione

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PES 2018

Konami conferma di aver imparato la lezione e dopo l'ottimo PES 2017 ribadisce che Pro Evolution Soccer è davvero tornato. Gli elementi cardine della serie ci sono tutti, ed i nuovi correttivi applicati in corso d'opera ci consentono di avere fra le mani un titolo di spessore, che darà e non poco filo da torcere alla concorrenza. Bentornato PES, ci sei mancato.