Patapon 1+2 Replay: una recensione a ritmo tribale
Torna, col suo sequel, il gioco a ritmo di musica più coinvolgente di sempre

Patapon è un titolo che ha il potere di portare un sorriso sul volto di molti videogiocatori con qualche annetto sulle spalle: è infatti dell'anno 2007 il debutto in Giappone del gioco sviluppato da Pyramid per PSP in seno ai SCE Japan Studios. Il successo dell'idea fu immediato e travolgente anche nel resto del mondo dove arrivò alcuni mesi dopo, tanto che non ci volle molto – meno di un anno – perché il sequel diretto Patapon 2 facesse il suo debutto. Adesso che quegli studi di sviluppo non esistono più – ma esiste lo studio indie Ratata Arts che sta lavorando ad un sequel spirituale [Ratatan, appunto] – Sony ha concesso a Bandai Namco i diritti per l'adattamento e la distribuzione sui moderni sistemi della collection Patapon 1+2 Replay. Il gioco sarà ancora valido dopo quasi vent'anni e fuori dal contesto portable? Scopriamolo insieme.
Pata Pata Patapon: Avanti March!
Patapon è il nome di una tribù di esseri dalla forma sferica con un unico grande occhio, due braccia e due gambe che in passato hanno raggiunto una vera e propria Età dell'Oro grazie al supporto di un'entità Onnipotente che li guidava in battaglia con il ritmo dei suoi tamburi magici. Poi questa entità è scomparsa e la società dei Patapon si è ridotta fin quasi all'estinzione... ma l'avvento di una nuova entità divina – il giocatore, ovviamente – promette di riportare i Patapon alla loro gloria, guidandoli in battaglia contro gli Zigoton fino a raggiungere la mitica Fineterra e lì poter finalmente ammirare “quella COSA”!
Patapon 1 ha tanti appellativi, tra cui anche quello di RPG con componente Action, ma la realtà dei fatti è che è un Rhythm Game: lo scopo del gioco è quello di guidare l'esercito dei Patapon in una serie di prove a difficoltà tendenzialmente crescente impartendo loro ordini tramite i tamburi – ossia i tasti frontali del controller – ma dovendo necessariamente agire secondo il tempo e il ritmo del gioco, che data anche l'ambientazione è indiscutibilmente un Jungle, sebbene siano molto numerose le influenze d'altro genere. Patapon 2 segue pedissequamente tanto la trama quanto il gameplay del primo capitolo [non poteva essere altrimenti, data la prossimità nei tempi di release], sostituendo i Zigoton coi Karmen ma aggiungendo anche nuovi elementi e varietà.

Pon Pon Patapon: all'Attacco!
La meccanica di base, dicevamo, è quella del ritmo: per impartire i comandi ai Patapon dovremo eseguire una sequenza di tasti in un ritmo 4/4 e poi attendere pazientemente per l'intera battuta successiva che il comando venga eseguito. Sbagliare ritmo o sovrapporre i comandi all'esecuzione porta ad un errore e allo stop dei personaggini, ma ripetere correttamente le sequenze genera delle combo che li rendono via via più efficienti, fino ad entrare in uno stato di Fever, o Furia. A ciascuno dei tasti frontali è associato un suono e un'onomatopea tra Pata, Pon, Chaka e Don: Patapon si gioca quindi di fatto con la sola mano destra, a meno che non preferiate posare il controller e usare entrambe le mani nella stessa zona.
I comandi principali sono in effetti piuttosto limitati: l'avanzata delle truppe, l'attacco sui bersagli visibili o la riorganizzazione in difesa: gli effetti di questi comandi varieranno in funzione delle truppe schierate e delle azioni nemiche ed in questo senso Patapon attinge in effetti dai filoni Action ed RPG. Le cose si complicano quando arrivano i Miracoli, i quali per essere attivati richiedono un ritmo speciale che spezza il tempo e fa partire un minigioco apposito. Altri minigiochi sono presenti presso la capitale Patapolis, dove sarà possibile spendere le risorse raccolte – tra cui la valuta ka-ching – per ottenere nuovi Patapon con caratteristiche speciali.
Da questo punto di vista Patapon 2 fa un ottimo balzo in avanti rispetto al predecessore: laddove infatti in Patapon 1 prima di realizzare nuove truppe è necessario congedare le precedenti, nel sequel i Patapon crescono di livello e si evolvono in nuove forme. Patapon 2 ha anche il grande merito di introdurre la figura dell'Eroe: un Patapon speciale molto più forte degli altri e che gode di una personalizzazione a parte, permettendo così di equilibrare o specializzare l'armata in maniera molto soddisfacente.

Chaka Chaka Patapon: in Difesa!
Una delle caratteristiche più peculiari di Patapon è la sua grafica minimalista: non solo il gioco è interamente bidimensionale, ma i Patapon sono realizzati con sprite monocromatici e gli sfondi sono basati su pochi piani di parallasse idem monocromatici e color pastello. D'altro canto, il focus del progetto è indubbiamente sulla fluidità dovendo garantire sempre una sincronia impeccabile col ritmo, scandito dalla cornice lampeggiante dello schermo [se soffrite di problemi legati all'epilessia probabilmente dovreste evitare questo gioco]. Patapon 2 introduce anche nella grafica una varietà maggiore: le truppe schierate si differenziano tramite il colore del corpo e dell'equipaggiamento, sfondi e nemici sono più ricchi e curati e in generale si notano i mesi di sviluppo aggiuntivo dedicato a questi elementi grazie ad una base solida.
Il porting realizzato da Bandai Namco è indubbiamente molto valido: tutti gli sprite e le animazioni sono aggiornate all'altissima risoluzione e il frame-rate si mantiene sempre perennemente stabile anche nelle situazioni più intricate, quando decine di Patapon si scontrano contro altrettanti Karmen mentre cannoni e catapulte si bersagliano a vicenda e sullo sfondo cadono fulmini. Il gioco quindi fa di tutto per distrarci, ma il ritmo di base tum-tum-tum-tum è sempre granitico. Entrambi i giochi presentano testi tradotti in Italiano, ma i doppiaggi sono ovviamente solo quelli dei versi dei Patapon. Ma naturalmente la parte più sensazionale del gioco – la travolgente musica Jungle che lo permea – è ancora indubbiamente valida, estremamente valida, zeppa di variazioni che fanno sì che non suoni mai come ripetitiva ma anzi coinvolga sempre il giocatore nel ritmo del gioco.

Don Dodon Dodon: Miracolo!
Patapon e Patapon 2 sono da inserire in quel contesto storico in cui Sony ha cercato e in certa misura è riuscita a proporre una concezione minimalista del gaming: nello stesso periodo ricordiamo per esempio quell'altra perla PSP che risponde al nome di LocoRoco. Con l'avvento della generazione PS3 il focus aziendale si è però probabilmente spostato verso una concezione più elitaria del media ed in questo senso anche PS Vita è stata proposta come una macchina dalle grandi capacità tecnologiche piuttosto che un “passatempo portatile”. Forse per questo motivo progetti simili sono stati accantonati, ma a posteriori possiamo affermare che sia stato un peccato.
Patapon 1+2 Replay infatti mantiene ancora viva e pulsante tutta la sua verve, il suo gameplay coinvolgente e – passateci il termine improprio – “penetrante”, nel senso che fa entrare il ritmo fin dentro le fibre del giocatore e lo accompagna per tutta la durata della missione. Inoltre sono introdotte nuove funzioni, come la scelta del livello di difficoltà, la regolazione della sensibilità della pressione dei tasti. Quello che sparisce è il MultiPlayer di Patapon 2, funzione originariamente destinata unicamente alla connessione ad-hoc: i livelli in questione esistono ancora, ma gli eroi degli altri giocatori sono sostituiti da degli eroi “PNG” che si sbloccano durante il gioco.
L'unica perplessità riguardo a questa collection su PS5 è data dal fatto che Patapon 1 e Patapon 2 sono comunque presenti sullo store in versione Remastered – così come il meno fortunato Patapon 3 – con un costo complessivo che è praticamente il medesimo di 1+2 Replay ed entrambi i titoli sono addirittura compresi nell'offerta PS Plus Premium. Se però non aveste l'abbonamento in questione e voleste tornare a combattere a ritmo di Jungle, il prodotto vale assolutamente la spesa.
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Versione Testata: PS5
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Redazione

Patapon 1+2 Replay
Patapon 1+2 Replay dimostra di resistere senza problemi alla prova del tempo proponendo un gameplay dal ritmo coinvolgente o addirittura “penetrante”, sfide di difficoltà crescente e una grande varietà dettata anche dal fatto che contenga due giochi l'uno l'evoluzione dell'altro. A meno che già non possediate le edizioni Remaster dei titoli originali, questa collection fa sicuramente per voi!








