Hard Reset

di Simone Rampazzi
Essere proiettati in uno scenario decisamente futuristico e somatizzare il gap temporale in una manciata di secondi non é certo roba da poco, ma é proprio in questo terribile contesto che inizia la nostra avventura. Un'ambientazione apocalittica, che ondeggia con grande abilità tra il dark ed il cyberpunk, riconducibile ad una sceneggiatura scritta dai fratelli Wachowski in persona, che ci invita a vestire i panni del maggiore Fletcher, mercenario non per scelta ma per necessità (il vile denaro fa sempre la sua parte).

Fletcher rappresenta l'archetipo dell'eroe catapultato suo malgrado a difensore dell'ultimo bastione umano dall'assalto delle macchine “ribelli” a cui dovremo far fronte, senza farci tralasciare qualche abile marionettista dietro le quinte pronto a svelarci qualcosa di più del passato del nostro protagonista. Il tutto ci viene narrato sin dall'inizio con delle cut-scene in stile fumettistico, che grazie a tratti acquarellosi molto forti, ci permette di seguire passo passo l'intera vicenda senza troppa difficoltà, avvicinando qualsiasi giocatore ad una trama non troppo complessa, ma che in ogni caso non ci nasconde qualche abile colpo di scena.

L'incipit non sembra male, ed in effetti i ragazzi della Flying Hoag Studios hanno pensato seriamente quasi a tutto. Il game play segue fedelmente le dinamiche degli sparatutto in prima persona, aggiungendo quel pizzico di frenesia che rende ogni scontro una serie interminabile di colpi sparati a tutta la ferraglia possa venirvi addosso, senza esclusione di pallottole. Per far ciò avremo a nostra disposizione un set di armi decisamente basilare ma efficace, visto che potremo far affidamento su un mitragliatore ed un cannone al plasma (e diamine, qualche arma stile Man in Black dovevamo pur avercela a disposizione), entrambe implementabili con qualche interessante potenziamento, sbloccabile tramite punti acquisibili durante l'avventura.



La scelta dei tasti é ridotta all'osso, vero old style insomma, visto che oltre alla tipica impostazione dei movimenti potremo saltare, NON chinarci (eh si, strano ma vero), attivare una sorta di bussola che ci guiderà fino al prossimo obiettivo e selezionare le nostre armi e relativi potenziamenti con i bottoni subito adiacenti ai soliti (W,A,S,D). Il gioco é anche perfettamente configurabile con il joystick dell'xbox 360, che allieterà gli amanti delle console ad utilizzarlo al posto della combinazione solita mouse + tastiera.

Logicamente, come ogni buon gioco odierno, ci piace dire e pensare che anche l'occhio vuole la sua parte, ed in questo progetto i ragazzi del team di sviluppo hanno sfornato una più che buona grafica. Gli scenari riescono a farci immergere completamente all'interno di Bezoar, regalandoci ampie scene urbane abbellite da milioni di luci al neon e colorazioni di ogni genere, il tutto segnato ovviamente dalla serie di scontri avvenuti sino ad ora. Lo stile underground lascia il segno e proietta il giocatore verso una dimensione cupa ed a tratti claustrofobica, visto che l'unico essere umano con cui avremo a che fare sarà un professore decisamente privo di qualche rotella (d'altronde la metafora non poteva essere più calzante) che ci svelerà qualche interessante verità sull'utopica città degli umani e sui nostri datori di lavoro.



A lungo andare però abbiamo avvertito una leggera monotonia nelle aree percorse, visto che l'arredamento é più o meno sempre lo stesso (casse esplosive, interruttori sparsi qui e là, campi di forza disattivabili con molta semplicità), avvertita ulteriormente con i nemici, che dovremo affrontare ad ondate più o meno sempre uguali per andare avanti e spostarci alla zona successiva, aiutati da oggetti esplosivi ed alcune casse particolari che una volta colpite, sprigioneranno delle scariche elettriche pronte a fulminare qualsiasi malcapitato robot nei paraggi.

Nessuna particolare nota per il comparto audio, terribilmente piatto e privo di pathos, il quale riesce ad accompagnare il giocatore solamente nelle scene di combattimento, visto che cambierà come solitamente succede da un ritmo più lento ad uno più frenetico. In alcuni casi é perfino risultato utile per capire se potessimo riprendere fiato o se stare all'attenti, poiché il ritmo musicale non cambierà fin quando non ci saremo liberati di qualsiasi minaccia presente nel livello interessato.

Difficile quindi rivestire i panni del maggiore una volta finita l'avventura, poiché a meno non siate dei fanatici del conseguimento di ogni obiettivo al 100%, non avrete altre ragioni valide per poter continuare a passeggiare allegramente per Bezoar rivivendo le vostre avventure stile dejà vu (un anomalia di Matrix)!
L'assenza del comparto multigiocatore aumenta ancor di più questo senso di noia, lasciando quindi quest'offerta giocabile per una o due volte massimo, cercando almeno di modificare la difficoltà rendendo le cose un tantino più divertenti.