Fracture

Fracture
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Che Fracture fosse un progetto ambizioso lo si era capito fin dal suo primo annuncio, ma che LucasArts considerasse il suo lavoro di così alta caratura da potersi scontrare con i pezzi da novanta usciti questo Ottobre - appena concluso - non potevamo certamente immaginarlo. Diciamocelo senza peli sulla lingua: per un videogioco così poco “hyppato”, ritrovarsi téte a téte contro robetta del calibro di Bioshock (appena approdato su PS3), Far Cry 2, Dead Space, Little Big Planet o del vicinissimo Resistance 2 é una sorta di harakiri commerciale.



Fracture merita davvero attenzione in un periodo così caldo? Sarà riuscita LucasArts, dall'alto del suo tombale silenzio stampa, a creare qualcosa per cui valga la pena spendere i nostri sudati risparmi? Avremo almeno una buona motivazione per preferire Fracture alla concorrenza, soprattutto in un periodo dove gli sparatutto occupano le nostre case più della carta igienica? La casa di Guerre Stellari ha sicuramente più di un asso nella manica quando si parla di sci-fi e battaglie robotizzate, quindi apriamo questa recensione con il cuore pieno di fiducia.

Già dal primo filmato, riusciamo ad avere una panoramica completa della complicata situazione che si é andata a creare in questo futuro prossimo. La Terra, colpita da un fortissimo terremoto, si presenta ora come un fragile pianeta diviso in due parti distinte. Un'enorme frattura - da qui il titolo del gioco - percorre infatti il nostro amato pianeta per tutta la sua lunghezza, quasi come fosse un muro di Berlino di dimensioni epocali. Costretti a vivere distanti, le popolazioni dell'Est e dell'Ovest perdono sempre più i contatti tra loro, fino a staccarsi definitivamente. La crepa, così, finisce con l'agire non solo sulla mera mappatura geografica, ma anche sul folklore, sulla storia, sui comportamenti, sulla politica, sui cittadini stessi.

Se da un lato gli abitanti dell'Ovest investono sempre più denaro nella ricerca scientifica sui fenomeni sismici, lo stesso non si può dire per i loro ex-compatrioti, dediti alla creazione di un esercito di super-soldati modificati geneticamente. Fu proprio la legge contro gli esperimenti sul DNA a far ribollire i già ardenti spiriti, provocando la conclusiva scissione tra i due emisferi terrestri e l'inizio di una nuova grande guerra alla quale noi, nei panni del soldato scelto dell'Ovest Jet Brody (sarebbe stato troppo facile comandare quelli forti, eh?), dovremo prendere parte. Nonostante le premesse per la creazione di un pressante scenario apocalittico ci siano tutte, già solo avanzando un'oretta nel gioco possiamo capire come la sceneggiatura sia stata appena abbozzata.

Terminata la prima stilosissima cut-scene, andremo inesorabilmente incontro ai soliti stereotipi guerreschi senza arte né parte: Jet, per esempio, é il Rambo di turno, una copia mal riuscita di Marcus Fenix (Gears of War, per chi non lo sappia) capace di sterminare un esercito intero senza alcun appoggio alleato. Il cast, oltre che privo di qualsiasi caratterizzazione, é anche piuttosto striminzito: c'é Jet, c'é il suo capo e c'é il cattivone, fine della storia. Ecco il primo punto a sfavore, quindi, che ci ha rimasto ampiamente amareggiati. Conoscendo i precedenti della software house, una LucasArts capace di giocare in casa ogni volta che tratta di arzigogoli futuristici, ritrovarsi a sbadigliare vistosamente fino ad un epilogo appena abbozzato é quantomeno deludente, a essere sinceri.




Sul lato del gameplay, Fracture si presenta come un normale sparatutto in terza persona, con lineari livelli da attraversare da un punto A ad un punto B e orde assatanate di nemici a cui fare le penne. Proprio parlando dei livelli, non possiamo fare a meno di lodare le scelte stilistiche dei grafici, bravissimi nel rendere al meglio i polverosi campi di lotta, siano essi spazzati dal vento o da gelidi fiocchi di neve poco importa (con qualche riserva per alcuni interni).

Buono anche l'armamentario, vario e ottimamente differenziato pezzo per pezzo: gli strumenti di morte spaziano dai soliti mitra e fucili a pompa a distruttivi lanciagranate, da bazooka completamente rivisitati a potenti magneti capaci di attirare il ferro. Insomma, anche grazie ad una sostenuta difficoltà (noi l'abbiamo terminato a Normale e, soprattutto nelle fasi finali, abbiamo sudato un bel po'), Fracture riesce a farsi apprezzare, nonostante non offra quasi mai nuovi spunti che vadano oltre la propria essenza da sparatutto. Dulcis in fundo, quella che sicuramente é la feature più interessante del gioco: la modellazione del pavimento. Non avrete mica creduto che mentre i nostri cugini dell'Est mettevano a punto esseri immondi usciti dal peggiore dei Resident Evil, noi poveri bonaccioni occidentali ce ne stavamo con le mani in mano?

Il Trinceratore, infatti, é forse l'arma che più dà spettacolo in tutto il gioco, utile nell'alzare o abbassare ampie sezioni di terreno naturale (e sottolineiamo “naturale”) e per rigirare la situazione a nostro favore. Se in fase combattiva risulta superfluo - oltre che a crearci barriere di roccia davanti, conviene comunque usare armi più consuete - capiremo a fondo la sua utilità in più divertenti fasi platform. Fracture, inoltre, per la felicità di chi ama usare la materia grigia, offrirà anche alcuni interessanti enigmi basati sulla fisica dello sterrato, più o meno complessi. Sebbene il tutto risulti un po' troppo “guidato”, non possiamo che apprezzare l'ottima idea partorita dalla software house, una vera e propria ventata d'aria fresca in un genere giorno dopo giorno sempre più saturo.

Scarsa la longevità: non solo portare a termine il gioco diventerà ben presto una tortura a causa di una certa mancanza di mordente, ma non avremo nemmeno una motivazione per rigiocarlo una seconda volta. Gli extra, piuttosto fiacchi, accompagnano la totale assenza di un qualsivoglia bivio. Nemmeno l'online, ormai baluardo della nuova generazione, riesce a migliorare una situazione che non é delle migliori, divertendo in principio ma mostrando in fretta il fianco ad una concorrenza ben più agguerrita. Peccato per l'assenza dei Trofei, forse l'unica cosa che poteva rendere più appetibile il titolo ad un pubblico più vasto.

Graficamente, invece, abbiamo alti e bassi, con scenari ottimamente realizzati calpestati da personaggi che non riescono a reggere il passo. Altalenanti anche le texture, che comunque riescono a svolgere egregiamente il proprio lavoro nella stragrande maggioranza dei casi. Ottimo il frame-rate, capace di far girare il tutto ad un'apprezzabile fluidità inciampando in pochi e sorvolabili cali, più che altro in presenza dei checkpoint. Memorabili le colonne sonore, delizie degne del miglior kolossal hollywoodiano, purtroppo non accompagnate da un doppiaggio all'altezza, troppo spesso fuori luogo e senza il giusto sentimento.



Fracture
7

Voto

Redazione

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Fracture

In fin dei conti, ci aspettavamo sicuramente qualcosa in più da Fracture. Non é un gioco assolutamente da buttare, sia chiaro: chiunque ne capisca minimamente di videogiochi riuscirebbe facilmente ad apprezzare quanto di buono é stato fatto, ma allo stesso tempo lo promuoviamo con qualche riserva. Troppo prevedibile, troppo breve e troppo anonima, l'ultima fatica LucasArts offre il meglio di sé nell'uso del Trinceratore e, in parte, nel comparto audio-visivo. Se vi piacciono le sparatorie non potete perdervelo; tutti gli altri, invece, faranno meglio a puntare su qualcosa di più profondo e che non corra il rischio di rimanere a prendere polvere sullo scaffale dopo un giorno o due.

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