Recensione di Final Fantasy VII: Rebirth su PC – Il Porting che Ridefinisce l’Eccellenza

Non importa quanto buio sia il futuro: la versione PC di Rebirth ci dimostra che ogni promessa può essere mantenuta.

Recensione di Final Fantasy VII Rebirth su PC  Il Porting che Ridefinisce lEccellenza

Negli ultimi anni, il trend dei porting da PlayStation 5 a PC ha rappresentato una svolta significativa per Sony, ampliando l’accesso a esperienze che, fino a poco tempo fa, risultavano esclusive per la console sopracitata. Titoli come Horizon Zero Dawn e God of War hanno dimostrato come questa strategia possa rivelarsi vincente, con conversioni tecniche capaci di mantenere intatto il lavoro svolto con l'opera originale, se non addirittura valorizzarla.

Tuttavia, non tutte le conversioni sono state all’altezza delle aspettative: esempi come The Last of Us Part I e Final Fantasy XVI hanno mostrato limiti considerevoli sul fronte dell’ottimizzazione, deludendo parte dei giocatori con performance instabili e problemi tecnici al lancio.

Recensione di Final Fantasy VII: Rebirth su PC – Il Porting che Ridefinisce l’Eccellenza

Proprio per questo, ogni nuovo porting viene osservato da critica e videogiocatori con grande attenzione: l’attesa non è solo per il contenuto del gioco, ma anche per la sua effettiva qualità tecnica. Nel caso di Final Fantasy VII: Rebirth, le aspettative sono altissime, sia per l’eredità del titolo, sia per il lavoro di rifinitura. Sony ha dimostrato di saper imparare dai propri errori, e ogni conversione su PC diventa un’occasione per dimostrare quanto sia possibile portare su questa piattaforma il meglio del proprio catalogo senza compromessi.

Trama e Differenze: Come Final Fantasy VII: Rebirth Reinventa un Classico

Lanciarsi in Final Fantasy VII: Rebirth significa vivere una narrazione che bilancia ottimamente il rispetto per il materiale originale con una dose di quello che potrebbe definirsi del sano coraggio creativo. Il gioco non si limita a rievocare il capolavoro degli anni '90, ma lo espande e lo arricchisce, riuscendo perfino a rispettarlo senza strafare. Gli eventi prendono il via esattamente dove si era concluso il primo capitolo del remake, con Cloud e il suo gruppo pronti a esplorare il vasto pianeta Gaia. Questo nuovo capitolo non si ferma al ricordo nostalgico, ma approfondisce le radici dei personaggi e le connessioni tra loro, con dialoghi e momenti che risultano davvero coinvolgenti.

Le differenze rispetto al titolo originale degli anni '90 sono significative. Se allora le limitazioni tecniche lasciavano molto all’immaginazione, oggi ogni dettaglio è rifinito con una cura straordinaria: dalle ambientazioni alle espressioni facciali, tutto concorre a dare vita a un mondo più ricco e immersivo, dove ogni personaggio acquisisce oltretutto maggiore spessore. La narrazione, però, si concede anche delle deviazioni importanti rispetto alla storia originale, introducendo nuovi elementi che aggiungono profondità, ma che potrebbero far discutere i puristi.

Questa reinterpretazione audace non è mai fine a sé stessa. Ogni nuova scena, dialogo o aggiunta alla trama serve a rendere Gaia un luogo più vivo, dove il passato dei personaggi si intreccia con la grande battaglia che li attende. Per i veterani, Rebirth rappresenta un’occasione unica per riscoprire una storia amatissima con una profondità mai vista prima mentre per i nuovi arrivati, è il punto di partenza ideale per immergersi in una delle saghe più iconiche del panorama videoludico.

Personalmente, la possibilità di affrontare Intergrade e ora Rebirth si è rivelata una scoperta straordinaria. Non avendo mai avuto l'opportunità di giocare l'originale ai tempi della sua uscita – né di recuperarlo successivamente – questo remake mi ha permesso di vivere per la prima volta la magia di un racconto che è diventato un pilastro del genere JRPG.

Performance e Ottimizzazione su PC: Final Fantasy VII: Rebirth in Tutta la sua Gloria Tecnica

Prima di addentrarci nelle considerazioni tecniche, è doveroso fare una premessa: in questa sede non ci soffermeremo sull’analisi del gameplay, in quanto il sistema di gioco è rimasto invariato rispetto alla versione PlayStation 5. Per un approfondimento su meccaniche, combattimenti e struttura narrativa, vi rimandiamo alla recensione pubblicata al momento del lancio originale, dove questi aspetti sono stati trattati in dettaglio.

Recensione di Final Fantasy VII: Rebirth su PC – Il Porting che Ridefinisce l’Eccellenza

Passando alle prestazioni tecniche, la versione PC di Final Fantasy VII: Rebirth rappresenta un netto miglioramento rispetto al passato, offrendo un livello di ottimizzazione che merita una menzione speciale. Testato su due configurazioni, un laptop dotato di Nvidia RTX 3060 e un desktop con Nvidia RTX 4060 Ti, il gioco si è comportato egregiamente in entrambi i casi. Sul laptop, il frame rate si è mantenuto stabile tra i 50 e i 60 FPS, anche con tutte le impostazioni grafiche settate al massimo.

Il desktop con Nvidia RTX 4060 Ti ha offerto prestazioni ancora più elevate, grazie anche all’utilizzo di un monitor 21:9. Con VRR come opzione di sincronizzazione dello schermo e impostazioni grafiche al massimo, il gioco è riuscito a raggiungere i 100-120 frame al secondo, sia in Full HD (1920x1080) sia a risoluzione più elevata, nello specifico 3840x2160. Questo dimostra l'ottimo lavoro di ottimizzazione svolto dagli sviluppatori, capace di sfruttare appieno le potenzialità di hardware di fascia medio-alta.

Tuttavia, va sottolineata la relativa scarsità di opzioni di personalizzazione grafica, che si limita a pochi ma buoni interventi. Ad esempio, è possibile scegliere tra sincronizzazione dello schermo tramite VRR o V-Sync, mentre l'antialiasing offre tre possibilità: TAA, TAAU e DLSS. Quest'ultimo, però, manca di bilanciamenti tra qualità, performance e ultra-performance, una lacuna già riscontrata in altri titoli moderni che può sembrare minimale, ma che potrebbe certamente dare un piccolo boost ulteriore alle configurazioni hardware meno performanti. Anche i preset grafici sono limitati, con solo tre opzioni disponibili (basso, medio e alto).

Le differenze principali tra i preset si evidenziano soprattutto nella qualità degli sfondi, nelle texture di personaggi e mostri e negli effetti particellari, che rappresentano uno dei pilastri estetici del gioco. La cura dedicata a questi aspetti rende l’esperienza visivamente sorprendente, specialmente con le impostazioni più alte, dove il dettaglio si fa notare in ogni angolo del mondo di gioco. Può sembrarvi sciocco da sottolineare, ma per godere appieno di un titolo del genere, soprattutto votato alla componente action, è decisamente consigliato l'utilizzo di un gamepad al posto di affidarsi alla configurazione mouse e tastiera.

Un altro aspetto da considerare è l'assenza del supporto alla risoluzione ultrawide nativa, una scelta già criticata in altri titoli come Final Fantasy XVI. Per un titolo di questa portata, questa mancanza appare come un’occasione sprecata per migliorare ulteriormente l’immersione, soprattutto per gli utenti che prediligono configurazioni multi-monitor o display ultrawide. Onestamente, è un peccato non aver avuto l'occasione di giocarlo accompagnato da un DualSense e da uno schermo in 4K.

Nonostante queste limitazioni, la versione PC di Final Fantasy VII: Rebirth si presenta come una trasposizione curata e ambiziosa, capace di sfruttare appieno le potenzialità dei moderni hardware. È una gioia per gli occhi, specialmente per chi desidera vivere un’esperienza in compagnia di uno dei JRPG più iconici di sempre.

 

Final Fantasy VII Rebirth

Versione Testata: PC

9

Voto

Redazione

FinalFantasyVIIRebirthpcjpg

Final Fantasy VII Rebirth

Final Fantasy VII: Rebirth su PC rappresenta un porting di qualità che soddisfa sia i fan storici sia chi si avvicina per la prima volta a questa avventura. Le eccellenti prestazioni, unite a una resa grafica impeccabile, dimostrano l’impegno nel valorizzare il titolo su una nuova piattaforma. Nonostante qualche limite nelle opzioni di personalizzazione, e il mancato supporto agli schermi ultrawide, l’esperienza complessiva è avvolgente e memorabile, rendendolo una delle migliori conversioni dell'ultimo periodo.

 

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