Double Dragon Revive: Recemsione di un picchiaduro che colpisce sé stesso
Double Dragon Revive è l'action di Arc System che non funziona del tutto

Il team di sviluppo Yuke’s, sotto la supervisione di Arc System Works, ha cercato di riportare in vita la storica saga dei fratelli Lee con un approccio tridimensionale, costruito su Unreal Engine. L’intento era chiaro: fondere il DNA arcade del beat ’em up classico con una struttura moderna, capace di attrarre sia i veterani delle sale giochi sia i nuovi giocatori. E in parte, questo obiettivo è stato raggiunto, ma il grosso problema è non aver creduto del tutto in questo progetto. Il gioco riesce a trasmettere una certa fisicità nei combattimenti, con colpi che “pesano” e un sistema di parry e schivata che dona un tocco tecnico all’azione. Le animazioni, pur non sempre fluide, sono curate e rispettose del materiale originale, e la colonna sonora remixata con tracce storiche riesce a evocare l’atmosfera da film d’azione anni ’80.

Tuttavia, il comparto visivo evidenzia una direzione artistica generica, con modelli poligonali levigati e scenari che, pur vari, mancano di personalità. La telecamera dinamica, sebbene efficace in alcune fasi, fatica a gestire le situazioni più caotiche, soprattutto in cooperativa locale. E proprio il multiplayer, che dovrebbe rappresentare uno dei punti di forza del genere, soffre di problemi di bilanciamento e di gestione dello spazio visivo. Quando vi muovete a schermo faticate a capire in quale direzione state andando, non solo, ci si "impasta" con lo scenario, a causa della compenetrazione e di conseguenza riuscite male a gestire i nemici.
Il combat system che funziona a terra ma crolla appena si tenta di elevarlo a un livello più tecnico, buoni colpi speciali, ottimi alcuni personaggi, ma le combo non esaltano correttamente il potenziale dei personaggi, per quanto sia divertente prendere a pugni tutti coloro che sono a schermo.
Dal punto di vista narrativo, Double Dragon Revive cerca di espandere l’universo della saga con cutscene statiche in stile fumetto e un tono più serio. La storia ruota attorno al Sou-Setsu-Ken, il potere dei fratelli Lee e di Marian, e a un complotto per rubarlo. Non vi è nulla di fondamentale o di utile, un semplice collante per passare da una scena all'altra, ma in fondo nessuno si aspetta un premio Oscar per la sceneggiatura, quindi va bene così.

La longevità è un altro punto critico. Con una campagna principale che si conclude in circa tre ore e una modalità extra poco ispirata, il gioco offre una rigiocabilità limitata. Il roster, composto da quattro personaggi, è scarno e poco variegato, con differenze minime tra Billy e Jimmy e un Marian che non riesce a emergere. L’unico personaggio davvero distintivo è Ranzo, ma anche lui soffre della semplicità del sistema di combo. Non è male come gli ultimi Contra, si capisce che sotto il cofano c'erano delle idee, ma è come se ad un certo punto si sia mollato il tutto per evitare di ottimizzare un gioco, lasciando in balia di sé stesso e dei suoi problemi, con un risultato piuttosto inefficace.
Versione Testata: PC
Voto
Redazione

Double Dragon Revive
Double Dragon Revive è un gioco che cerca di essere molte cose: un tributo, un rilancio, una modernizzazione. Riesce a evocare il passato con rispetto, ma inciampa nel presente per mancanza di visione e rifinitura. È un titolo che può divertire i nostalgici e offrire qualche ora di azione arcade, ma che difficilmente lascerà un segno duraturo nel panorama dei beat ’em up moderni. Il dragone è tornato, sì, ma il suo ruggito suona più come un colpo di tosse.


